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Legge regionale sul gioco: il punto
11 dicembre 2017

La terza commissione consiliare della regione Puglia ha approvato una proposta di legge che modifica, in senso ancora più restrittivo, alcune delle norme contenute nella legge, approvata nel 2013, sul contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo patologico. Gli interventi contenuti nella proposta di legge, presentata dai consiglieri regionali Enzo Colonna, Cosimo Borraccino, Sebastiano Leo e Domenico Santorsola, del Gruppo “Noi a Sinistra per la Puglia”, prevedono il divieto di pubblicizzazione all’esterno delle sale giochi delle vincite conseguite, la proibizione di fare pubblicità ai giochi d’azzardo sui mezzi pubblici e l’esclusione di qualsiasi finanziamento regionale a favore di emittenti televisive che pubblicizzino nelle proprie trasmissioni giochi a rischio dipendenza.

 La Puglia è stata una delle prime regioni ad adottare, fin dal 2013, una legge di contrasto al fenomeno del gioco d’azzardo patologico. E nonostante ciò, nel corso del 2016 nella nostra regione si sono spesi 4,3 miliardi di euro al gioco facendo della Puglia la seconda regione del meridione per spesa al gioco. Solo la Campania, tra le regioni del sud, spende una cifra maggiore: poco più di 7 miliardi di euro. Difficile in questo contesto fare una valutazione di quanto incida il gioco online, settore in continua espansione al quale sempre più giocatori guardano con interesse per scommettere online, giocare alle slot o fare una partita a poker.

Quello del gioco d’azzardo rappresenta in Italia un affare che vale circa il 4,4% del Prodotto Interno Lordo dando occupazione a 150 mila persone. Secondo i dati messi a disposizione dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, nel 2016 gli italiani hanno speso complessivamente quasi 96 miliardi di euro e lo Stato ne ha incassati 10,5 in tasse e concessioni. Le regioni in cui si spende di più sono la Lombardia con 14,5 miliardi, il Lazio con 7,9 miliardi e la Campania con poco più di 7 miliardi.

 Poco più della metà di quanto speso in gioco dagli italiani (quasi 50 miliardi di euro) è stato bruciato con le slot machine e con i più pericolosi apparecchi Vlt che permettono di puntare fino ad un massimo di 10 euro e accettano monete, banconote, ticket e carte prepagate a differenza delle “vecchie” slot che accettano puntate solo in monete e per un massimo di 2 euro per volta. Quasi 16 miliardi se ne sono andati in lotto e lotterie varie, 8 miliardi tra scommesse sportive e ippiche e 1,5 miliardi al bingo.

 A fronte di questa crescita imponente dell’offerta di gioco d’azzardo legale è da registrare l’incremento del fenomeno del gioco problematico o patologico. Secondo alcune stime recenti sarebbero da 750 mila a 2,3 milioni gli italiani che hanno un rapporto problematico con il gioco ma che non hanno ancora sviluppato una patologia mentre i soggetti che, in preda a quella che è considerata una vera e propria malattia, non riescono a controllare il loro bisogno di scommettere e giocare sarebbero tra 300 mila e 1,3 milioni. Per porre un argine al fenomeno recentemente è stata firmata un’intesa tra Stato ed enti locali che dovrebbe portare, nel giro di tre anni, al dimezzamento delle sale giochi presenti in Italia e alla dismissione di circa un terzo delle slot machine installate sul territorio nazionale.

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