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Addio a Marino Centrone, filosofo militante di Molfetta
Una foto giovanile del prof. Marino Centrone
08 luglio 2025

MOLFETTA - Si è spento Marino Centrone, filosofo di Molfetta, già docente di filosofia della scienza all’Università di Bari. Marino Centrone, oltre che un raffinato studioso, è stato un intellettuale militante, che ha contribuito alla formazione di centinaia di studenti, ma ha anche animato, in maniera radicale e al contempo elegante, il dibattito pubblico cittadino. E’ stato anche autorevole e apprezzato collaboratore della rivista “Quindici”.

Centrone intendeva la filosofia innanzitutto come pratica collettiva: nei corridoi di filosofia, all’Università di Bari, ha animato negli anni degli straordinari percorsi seminariali, in cui docenti, ricercatori, studenti e militanti si sono confrontati sulle questioni decisive del nostro tempo, facendo dialogare filosofia, scienze sociali, cinema, arti. Marino, che anni addietro aveva studiato la filosofia analitica e l’epistemologia “ortodossa”, aveva poi avviato una decostruzione accorta di quelle categorie, attingendo al post-strutturalismo francese, nonché al pensiero operaista e post-operaista.

Quel gesto critico e decostruttivo, rivolto anche contro la concezione individualistica del sapere che già iniziava a dominare i luoghi di trasmissione della conoscenza inaugurando una visione auto-imprenditoriale della ricerca, si esprimeva anche nella scrittura. Il suo stile era riluttante alle categorizzazioni tipiche della saggistica che pure si è imposta negli ultimi anni, in corrispondenza con modelli di valutazione del sapere asettici e disciplinanti. La scrittura di Marino, soprattutto negli ultimi anni, giocava a fondere l’esperienza soggettiva con l’oggetto della ricerca: qui è possibile cogliere la consapevolezza, forte, che il sapere acquisisce un senso solo nel vissuto dello studioso, nel caso di Centrone si traduceva in una pratica militante, diretta a trasformare il reale.

L’orizzonte era quello di un marxismo rivoluzionario ben distante dall’ortodossia, in grado di far dialogare Marx con Foucault e Derrida, il post-strutturalismo francese con il post-operaismo di Antonio Negri e la filosofia di Nicola Massimo de Feo, i gesti decostruttivi di Nietzsche, Deleuze e Guattari con il teatro di Antonin Artaud. Marino ha poi trasferito questo metodo di confronto, condivisione e pratica filosofica militante nella sua villa, “i giardini di Avalon”, come amava chiamarla.

In quella villa ho vissuto formidabili momenti di elaborazione collettiva, di amicizia e creazione filosofica. Tra i corridoi dell’università e i giardini di Avalon, mi ha aiutato ad aprire uno squarcio all’interno del sapere filosofico “canonico” (assai forte in certi grigi corridoi di palazzi semivuoti), facendovi irrompere l’esperienza della differenza, del meticciato, dei corpi che spezzano la normatività disciplinare e inventano modi nuovi di stare insieme.

Non si trattava di un gesto puramente estetico: Marino aveva l’ambizione di incidere sulla realtà, di trasformare lo stato di cose presente, a partire dalle condizioni sociali e politiche della propria comunità. In questo orizzonte si inserisce la creazione della rivista “Le Passioni di sinistra”, l’impegno nella “Casa dei popoli” e poi in “Linea 5”, l’animazione della rivista “Terre libere”.

In un momento in cui i saperi sono sempre meno capaci di visione e sempre più focalizzati sull’applicazione specialistica di categorie tecniche, spesso assunte in maniera dogmatica, Marino Centrone ha costituito un esempio di visione, di conoscenza libera e militante, di critica radicale, e ha saputo essere al contempo riferimento formativo e valoriale. Resterà una figura importante, non solo per Molfetta.

© Riproduzione riservata

Autore: Giacomo Pisani
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