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Zoomafi a, criminalità contro gli animali
15 aprile 2011

L’uomo è l’unico animale che arrossisce, ma è anche l’unico animale che ne ha bisogno. Questa frase è diventata il motto di Ciro Troiano, direttore dell’Osservatorio Nazionale della LAV (Lega Anti Vivisezione), che venerdì 25 marzo ha ritirato al cine – teatro Odeon il “Premio Agorà”, premio che la nostra città assegna da anni a uomini “normali”, che per il loro impegno in campo letterario, civile, ambientale, penale, ecc. si trasformano in uomini extra – ordinari. Ciro Troiano, criminologo, è nato a Napoli, città dove risiede attualmente. Schierato fi n da ragazzo dalla parte degli animali, ha militato sempre nelle prime fi la contro gli abusi e la Zoomafi a, ricevendo numerose minacce, che tuttavia non sono riuscite ad intimorirlo. Per il suo profondo impegno ha ritirato vari premi, tra cui nel 1997 il premio “Migliore azione di conservazione” per la sua attività svolta in condizioni ambientali di notevole diffi coltà e, nel 2009, il “San Francesco città di Genova”. Nel gennaio 2001 la rivista “La nuova ecologia” lo ha collocato tra i cento eroi mondiali dell’ambiente, mentre nel 2003 la sua analisi è stata citata nel Programma ambientale delle Nazioni Unite, l’UNEP (United Nations Environment Programme). Per far conoscere la sua attività ha scritto numerosi saggi e articoli, tra i quali ricordiamo “Zoomafi a, mafi a, camorra & gli altri animali”, ed. Cosmopolis, Torino, 2000; ha inoltre redatto le voci “Ecomafi a” e “Zoomafi a” per il “Nuovo Dizionario di Mafi a e Antimafi a”, a cura di M. Mareso e L. Pepino, EGA, Torino, 2008. Cura ogni anno il Rapporto Zoomafi a della LAV. Dirige i corsi di formazione per guardie zoofi le (attualmente sta tenendo un corso a Bari) e insegna presso le scuole delle forze dell’ordine “tecniche di contrasto alla Zoomafi a” e “criminologia dei diritti animali”. Ma che cos’è la Zoomafi a? Questo nuovo termine, coniato dieci anni fa, fa riferimento allo sfruttamento degli animali, che può avvenire essenzialmente per ragioni economiche e di controllo sociale. Ragioni economiche in quanto la tratta degli animali può essere molto redditizia: corse clandestine di cavalli, verifi catesi anche sulla 16bis, lotte tra cani ed altri animali, tra cui i galos de briga (galli da combattimento), l’importazione illegale in Puglia di animali anche feroci, che vengono smaltiti un po’ in tutte le regioni di Italia e venduti a zoo o in negozi a caro prezzo, muniti di documenti illegali. In particolar modo nel porto di Bari vengono solitamente introdotti clandestinamente tartarughe, tonno rosso e cuccioli di cane dalla Grecia. Gli animali sono molto importanti per il mondo mafi oso, essenzialmente per cinque motivi. Prima di tutto quello economico, sopra citato, ma fondamentale è quello simbolico. La mafi a, infatti, si appropria di quelli che sono i valori culturali, facendoli propri e adattandoli alle proprie esigenze. Il cane, quindi, diviene simbolo di rispetto, mentre i cardellini rappresentano la Passione di Cristo, come testimoniano i numerosi dipinti che ritraggono Madonne con questo genere di animale. In defi nitiva ‹‹i mafi osi a questo modo si nobilitano, si rivestono di una nobiltà che non possiedono›› ha aff ermato Troiano. L’altra funzione è quella del controllo sociale e del dominio territoriale, ma quella forse più importante è la funzione “pedagogica” per i ragazzi e gli adolescenti che dovranno essere poi arruolati nelle fi la delle cosche. Viene spontaneo ora chiedersi: come può esserci una funzione pedagogica? Ai fi gli degli affi liati vengono affi dati compiti come badare all’animale domestico del boss, ma soprattutto si insegna ad uccidere. Sparare ad un animale è più facile che farlo con un uomo, così bisogna passare per questo “addestramento” a tal punto che alla fi ne si è talmente abituati ad uccidere che diventa indiff erente ammazzare un animale o un uomo. Ma gli animali possono essere usati anche con funzione intimidatoria, nelle rapine, contro le forze dell’ordine, come ausilio di spacciatori. Purtroppo il maltrattamento e gli abusi sugli animali non si fermano qua. Non è infatti solo la mafi a che bisogna chiamare in causa, ma anche quelle centinaia e centinaia di cittadini in tutto il mondo che compiono violenze fi siche sugli animali. Violenze dettate da scoppi d’ira, dalla frustrazione, o peggio da una crudeltà insita nell’uomo, che desidera sentirsi superiore nei confronti del più debole. Pasquale Salvemini, responsabile del WWF (Word Wildlife Fund) Molfetta, noto per la sua militanza quasi trentennale in difesa dei nostri amici a quattro zampe, ha aperto il convegno regionale sulla “Zoomafi a. Criminalità e animali”, organizzata dalla casa editrice “La Città” in collaborazione con il WWF Italia, la Fondazione Valente e con il patrocinio del Comune di Molfetta, con la proiezione di slide con foto particolarmente vivide di animali maltrattati. Cruda la foto di una gazza impiccata come spaventapasseri in una campagna del territorio di Bisceglie, quasi un avvertimento nei confronti degli altri esemplari della sua stessa specie a non sorvolare quell’area. E che dire di una tartaruga, legata ad un tavolo nella capanna di un pescatore sempre a Bisceglie e destinata ad essere maciullata? O di Igor, un cane destinato a fi - nire compresso da un rullo, ma salvato dal cassonetto proprio dai volontari del WWF? E’ facile pensare che questa realtà non ci appartenga, ma tutto questo è avvenuto a pochi passi da noi cittadini, che spesso voltiamo la testa dall’altra parte, perché in fondo è solo un cane! Ma un cane respira, mangia, dorme esattamente come noi! Non è solo un cane, è un essere vivente che ha bisogno del nostro aff etto e della nostra protezione, ha bisogno di essere guidato e amato. Ha solo bisogno di noi. All’incontro è intervenuto anche Giuseppe Bianco, magistrato, che collabora dal 2004 con Troiano, che non esita a defi nire un ‹‹cavaliere d’altri tempi a difesa degli animali››. La loro collaborazione, come ha ricordato, è nata a seguito di un’operazione antimafi a a Reggio Calabria, grazie alla quale dovevano essere incastrati dei narcotraffi canti. Tuttavia, a seguito di intercettazioni telefoniche venne scoperto il traffi co di animali, che però non poteva essere fermato perché non costituiva un vero e proprio reato fi no all’approvazione, fortemente voluta da Troiano, della legge 189 che sancisce pene più severe nei confronti delle uccisioni (544-bis), dei maltrattamenti (544-ter), degli spettacoli illegali (544-quater), dei combattimenti tra animali (544-quinquies). Tuttavia le pene sono per lo più pecuniarie, non ha caso – come ha aff ermato Bianco – in Italia non esistono “delitti ambientali”, ma “contravvenzioni ambientali”. La pena detentiva nel caso di uccisione di un animale non va oltre i tre anni e mezzo, quattro con le aggravanti. Ma è davvero giusto così? Gli animali ci rassomigliano moltissimo, e per un omicidio è questa la pena che vorremmo fosse infl itta all’assassino? Chi scrive non lo crede. L’ Omo disse a la Scimmia: - Sei brutta , dispettosa: ma come sei ridicola! ma quanto sei curiosa! Quann’ io te vedo, rido: rido nun se sa quanto!... La Scimmia disse : - Sfi do! T’ arissomijo tanto!

Autore: Olimpia Petruzzella
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