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Fischiati a Molfetta gli amministratori del Comune allo spettacolo di Cavalleria rusticana”. Attaccati alle poltrone senza dignità
Un'immagine dello spettacolo davanti alla Basilica della Madonna dei Martiri
09 luglio 2025

 MOLFETTA - Nel degrado politico e di immagine a Molfetta, involontariamente cade anche la Fondazione “Valente” in occasione della rappresentazione di “Cavalleria rusticana” sul piazzale della Madonna dei Martiri (a proposito dello scempio compiuto con i lavori di ristrutturazione nel quartiere, i peggiori in assoluto, aver eliminato i gradini della chiesa ha impedito al pubblico di vedere la rappresentazione: si poteva almeno predisporre un palco, non come quello di Battiti live, ma almeno in grado di fare vedere la scena a chi era più lontano, ma i soldi pubblici era stati già tutti spesi per Battiti).

Lo fa notare Pietro Capurso: «A Molfetta ormai non si salva più nemmeno il palcoscenico. Sabato sera, poco prima della rappresentazione della Cavalleria Rusticana, è andata in scena un’altra pièce, decisamente meno verista e molto più tragicomica. Il presidente della Fondazione Valente, tra un ringraziamento e l’altro a Regione, sponsor e Comune, ha invitato sul palco il vicesindaco e l’assessore alla cultura per “qualche parola di rito”.
E qui si è toccato il sublime. L’assessore alla cultura, noto ai più come “il Bo” (Giacomo Rossiello, ndr), probabilmente convinto di trovarsi ancora a Battiti Live, ha esordito con lo stesso identico discorso, poi ha pensato bene di dire — con tono ispirato — che tutto questo è stato possibile “grazie a un uomo”… ripetendolo due volte, con lo stesso pathos di chi sta per rivelare un eroe della resistenza o un martire della libertà. Qualcuno nel pubblico ha persino pensato ad Alekos Panagulis, ma poi ci siamo ricordati che il Bo al massimo conosce Panariello.

Ecco che arriva il colpo di scena: l’uomo era nientepopodimeno che… Tommaso Minervini, il sindaco inquisito e sospeso per un anno dal Prefetto. E giù boati: qualche applauso dei soliti noti, ma soprattutto commenti di disapprovazione e buuu da buona parte del pubblico che avrebbe preferito ascoltare Mascagni e non la farsa di Palazzo di Città.

Ma non finisce qui! Dopo il “Bo” è salito in cattedra anche il vicesindaco non più silente, che con un discorsetto d’occasione è riuscito nel miracolo di raddoppiare i buuu.

A questo punto il messaggio è chiaro: non se ne andranno, nemmeno con la Cavalleria. Perché se c’è una cosa che questa amministrazione ha trasformato in arte è l’attaccamento patologico alla poltrona.

Preparatevi, cari cittadini: ci aspettano dodici mesi di teatro dell’assurdo, e senza neppure il lusso del biglietto d'ingresso. Qui si paga con la dignità collettiva».
Non si può strumentalizzare un bellissimo spettacolo per fini politici e servili. Siamo al culto della personalità? E’ la bramosia del potere, titolo dell’editoriale della rivista “Quindici”.

Dice un proverbio: “chi non ha coscienza non ha vergogna né scienza" e il governo Meloni ne è un bell’esempio: chi non prova vergogna, non possiede una coscienza morale o una conoscenza basata sull'etica. Ma facce di bronzo così non le avevamo mai viste: servilismo più sfacciato di un’amministrazione fischiata dai cittadini, ma attaccata alle poltrone, a volte anche immeritate. L’ipocrisia più sfacciata: prima hanno scaricato il sindaco quando era agli arresti domiciliari, oggi che è solo sospeso dalla funzione, si rifanno vivi, andando anche oltre l’adulazione per gli incarichi ricevuti.
Ricordiamo ai cortigiani che la dignità è fatta anche di silenzio e prudenza, non di piaggeria in un momento delicato della vita amministrativa sul piano giudiziario.

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