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Vito Copertino: come fare la condotta sottomarina per i reflui a Torre Calderina e una nuova pianificazione urbanistica
15 settembre 2012

Una condotta sottomarina per ripulire dagli scarichi dei reflui la costa tra Molfetta e Bisceglie. Già Quindici sul numero di aprile 2012 aveva annunciato e spiegato il progetto approvato dalla Regione Puglia, quarto stralcio della pianificazione generale dell’Acquedotto Pugliese, che prevede la realizzazione di tronchi di collegamento dei depuratori dei Comuni di Bisceglie, Corato, Molfetta, Ruvo e Terlizzi con un unico recapito finale a Torre Calderina. Il Circolo di Legambiente Molfetta ha già inviato alla Regione Puglia (Servizio Ecologia) e all’AQP 13 osservazioni al progetto. Quindici ha incontrato il prof. Vito Copertino, ordinario di Idraulica fluviale dell’Università della Basilicata, per chiarire alcuni aspetti dell’impianto di sollevamento e prolungamento a mare dei reflui dei 4 depuratori. Un’opera d’importanza strategica non solo per la gestione dei reflui, per l’equilibrio della costa, per il miglioramento delle condizioni del litorale e della balneabilità, ma anche per l’influenza sull’urbanistica di Molfetta e il suo piano regolatore (Prgc), sulla campagna e la sua agricoltura. LA CONDOTTA SOTTOMARINA Dal punto di vista ambientale il tratto di Torre Calderina è il migliore e più scenografico del litorale molfettese, anche se proprio in questa località oggi si scaricano i reflui di tre depuratori (Molfetta, Ruvo-Terlizzi e Corato). Proprio per questo motivo, è necessario proteggerlo, tutelarlo e riqualificarlo, per inserirlo nella pianificazione della città futura. Alto è l’obiettivo – secondo Copertino -, perché teso a valorizzare un pezzo importante del territorio, un tratto di qualità a cui dovrebbe dedicare un’attenzione particolare il Prgc di Molfetta, anche attraverso una sua variante o nella prospettiva del futuro Piano Urbanistico Generale (PUG). Tutela non può significare abbandono e degrado, ma attenzione alla riqualificazione e al riuso di un bene comune per la fruizione ambientale di tutti. Ma questa prospettiva richiede che l’impianto sia fatto a regola d’arte e nel rispetto delle caratteristiche ambientali di un sito di interesse strategico. In tal senso non è da sottovalutare la presenza di un torrino alto 10 metri e di un edificio di circa 1.000mq per l’impianto idraulico. Non è immaginabile la collocazione proprio nelle immediate vicinanze di Torre Calderina. La Soprintendenza ai Beni Archeologici e Ambientali ha già espresso il proprio parere negativo, imponendo una vera e propria prescrizione al progetto e suggerendo in alternativa la realizzazione a ridosso della strada statale16, in opposizione al lato mare e preferibilmente nella zona ASI di Molfetta, dove si confonderebbe con altri manufatti industriali, senza procurare danni estetici e impatti negativi. Inoltre, Copertino ha ricordato di aver appreso, con Legambiente Molfetta, direttamente dal sito dell’Assessorato Regionale alle Opere Pubbliche, del finanziamento di un’opera per il convogliamento dei reflui del depuratore di Bisceglie verso questo impianto di sollevamento (costo complessivo di 5,4milioni di euro). È, dunque, opportuno chiedersi come sia possibile sviluppare il parere di Valutazione dell’Impatto Ambientale (VIA) per la condotta sottomarina, mentre si decide di realizzare a monte un’infrastruttura destinata al deflusso delle acque reflue di un ulteriore depuratore, da Bisceglie verso l’impianto di sollevamento e la condotta a mare. Un’infrastruttura di collettamento delle acque reflue biscegliesi, che condizionerà l’esito della VIA. Chiunque lo capisce. La condotta di prolungamento al largo, fino a una distanza di 2km dalla costa, sarebbe una soluzione adatta a sollevare il litorale dal carico inquinante residuo, proveniente dai depuratori stessi. Ma questi non elimineranno totalmente le sostanze inquinanti, dovendo rispettare le tabelle di legge che descrivono la qualità dei reflui che è permesso scaricare. L’immissione a mare dei reflui, pur lontani dalla costa, deve avvenire nel rispetto della dispersione innocua nelle acque marine, prevedendone il processo secondo i risultati di un modello matematico che tenga conto delle correnti meteo-marine prevalenti e della qualità dei reflui scaricati. Pertanto, se all’opera si dovessero aggiungere i reflui del depuratore di Bisceglie, pari a circa il 40% del carico complessivo degli scarichi a mare (misura che, in termini di abitanti-equivalenti, per Bisceglie risulta essere all’incirca di 85mila e per l’intera opera più di 310mila), sarebbe lecito richiedere la conoscenza del modello matematico che si è applicato, insieme agli input di progetto, che non possono essere solo quelli tratti dalla letteratura tecnica e scientifica, ma devono essere più vicini possibile alle condizioni reali del sito di progetto. È opportuno anche prevedere il temporaneo cattivo funzionamento dell’impianto o la sua improvvisa interruzione, contemplando l’urgenza di tenere distinti gli scarichi eccezionali in battigia, anziché concentrarli in un unico punto, peraltro nelle immediate vicinanze di Torre Calderina. Infine, la soluzione prevista dall’AQP, su cui la Regione ha la responsabilità di far rispettare i risultati della VIA, è corretta se funziona la depurazione a monte, e dunque, se si rimuovono le ragioni del cattivo funzionamento dell’impianto depurativo di Molfetta, alcuni mesi fa sottoposto a sequestro da parte degli organi competenti. Per questo, è necessario che entrino al più presto in funzione o siano realizzati sia i progetti di potenziamento della depurazione dei 4 impianti, sia i progetti di utilizzazione delle acque reflue per l’irrigazione di una campagna che attualmente sfrutta l’acqua della falda idrica, falda sovrasfruttata e ormai salinizzata dall’invasione del cuneo salino del mare e bisognosa di rimpinguamento. Sarà possibile giungere a un livello di depurazione delle acque provenienti dagli usi domestici e civili, tale da consentirne la più ampia utilizzazione. In sintesi, nella progettazione s’intrecciano il giusto obiettivo di riqualificare un «sito di interesse comunitario» (SIC), la necessità di risolvere il problema dello scarico a mare di reflui con una condotta sottomarina e l’obiettivo di utilizzare la gran parte dei reflui per valorizzare la capacità produttiva della campagna, contribuendo ad una positiva revisione dei bilanci idrici regionali. LA NUOVA PIANIFICAZIONE URBANISTICA Quindici ha anche affrontato la nuova pianificazione urbana con il prof. Copertino, problematica in cui è impegnato da tempo, poiché qui si inserisce qualunque opera infrastrutturale e scelta impiantistica. A fronte della devastazione del territorio comunale operata in particolare dall’amministrazione Azzollini, si è ormai consolidato un patrimonio culturale e politico di idee e future realizzazioni, condiviso nella città da partiti, associazioni, movimenti e singoli cittadini. Una città attiva per una città amica: è questa la vera e necessaria svolta culturale. Prima di tutto è opinione diffusa che occorra fermare il consumo di suolo e interrompere la disastrosa sottrazione di terreni all’agricoltura: si propone a tale scopo l’invarianza del saldo di urbanizzazione. Ma è in tale contesto di scelte che s’inserisce anche la rimodulazione necessaria del progetto del grande porto, mentre incombe la rifunzionalizzazione del vecchio porto rispetto alla città antica e ai quartieri storici. È in questo contesto che si adotterà una pianificazione ottimale e più economica delle opere e infrastrutture veramente necessarie. In questo modo sarà possibile dedicare maggiori attenzioni alla riqualificazione del patrimonio edilizio urbano, comprese le recenti brutte periferie, sorte negli ultimi anni senza il dovuto rispetto di un Piano Comunale di Servizi e di standard urbanistici. È la cittadinanza che chiede tutto questo. E chiede il rigetto del Piano dell’Agro, com’è oggi, per diventare piano di regolazione dell’attività agricola e riqualificazione dell’ambiente verde, anche attraverso l’uso delle acque depurate per il potenziamento delle colture irrigue. Chiede l’inserimento della costa nella pianificazione urbanistica comunale, anche attraverso una profonda revisione dei comparti di vocazione turistico-alberghiera nel settore di levante. Ma per realizzare questo e tanti altri nobili obiettivi (il piano di mobilità, traffico e parcheggio, la rete degli itinerari ciclabili, un allargamento degli spazi della cultura e delle arti) sarà utile il riferimento a piani sovraordinati e indirizzi regionali. Sarà prudente adottare il Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) dopo la sentenza del Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche, fino a una nuova impostazione del Prgc con una variante sostanziale. Come sarà opportuno adottare i principi del Documento Regionale di Assetto Generale (DRAG), approvato fin dal 3 agosto del 2007 e iniziare a impostare, su quelle linee, il futuro PUG, il nuovo strumento di governo del territorio. perciò, bisognerà riprendere l’Adeguamento del PRGC al Piano Urbanistico Territoriale Tematico/ paesaggio, che la Regione ha determinato di assoggettare a Valutazione Ambientale Strategica (VAS). Un’occasione per elevare la qualità ambientale dello strumento urbanistico fino a tutelare i valori ambientali, storici, culturali presenti sul territorio, iniziando dal documento di scoping con cui definire le informazioni da includere nel Rapporto Ambientale prima della sua stesura condivisa. D’ora in poi, qualunque scelta di piano, qualunque decisione programmatica, qualunque infrastruttura deve presupporre l’inserimento nel contesto generale della città pianificata.

Autore: Giacomo Pisani
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