Uva: è tutto in fermento. Palazzo Dogana? Avanti malgrado le polemiche
I ritardi dell'amministrazione comunale di centrodestra sono ormai una regola, vuoi per l'assenza del sindaco impegnato a Roma e l'impossibilità degli assessori a decidere alcunché, vuoi per la difficoltà dei singoli amministratori di comunicare con la stampa (a cominciare dallo stesso sindaco), vuoi per la difficoltà per i giornalisti di incontrare gli assessori che si fanno sempre negare, non si sa se per dimostrare che sono troppo impegnati nel lavoro o per timore di essere rimproverati dal sindaco per qualche affermazione non in linea con le sue direttive, vuoi per quello che può essere considerato uno scarso approccio al dialogo in un'idea poco democratica della gestione della cosa pubblica. Ecco perché questa intervista con l'assessore all'Urbanistica Pietro Uva arriva solo ora, dopo un lungo inseguimento da parte del cronista. Assessore Uva, quali sono gli impegni più immediati sulla vostra agenda amministrativa, e quelli che vi proponete di portare a termine entro la scadenza della prossima amministrazione? «A luglio siamo stati nuovamente presso la Regione, per la questione dei comparti privati 3 e 5 e di quelli 10, 11, e 13, che avevano ancora bisogno dell'approvazione paesaggistica. Stiamo inoltre predisponendo, e contiamo di portarla in consiglio comunale in autunno) la terza fase del P.U.T.T. (piano urbanistico territoriale tematico del paesaggio), a cui bisogna adeguare, in via definitiva, il Piano Regolatore. Stiamo predisponendo anche un'attività di ascolto per il piano dei servizi: il lavoro preliminare è quasi completato, perché l'amministrazione comunale riceva un atto di indirizzo prima di andare in consiglio. Si rivolgerà ai cittadini per conoscere le loro indicazioni, che andranno a completare e ad implementare il lavoro dell'Università Cattolica di Milano, che ha avuto mandato di indagine. L'Università milanese ha effettuato uno studio statistico sul territorio sul territorio denominato “Rapporto di ricerche”, su cui questa amministrazione sta impostando il suo lavoro». Quindi, il piano dei servizi sarà una prerogativa primaria dell'impostazione urbanistica di questa amministrazione? «Il piano dei servizi servirà a portare entro l'anno prossimo (speriamo a fine ottobre) in consiglio, tra l'altro, anche la questione del Piano dell'Agro. Il consiglio Comunale, in autunno, in forza alla legge regionale che impone di dar sfogo all'edilizia sociale, dovrà portare in dibattimento il problema del fabbisogno abitativo, e spiegare come far fronte a questo fabbisogno». L'autunno, quindi, diventa un momento “caldissimo” per l'urbanizzazione della città. Spostando invece la lente di ingrandimento più in là nel tempo, cosa viene fuori? «C'è la zona D4, il cosiddetto comparto turistico-alberghiero. Stiamo effettuando uno studio preliminare, e vi sono alcune situazioni che non vanno: si sta rivedendo tutta la materia, e si sta pensando di intervenire laddove continua l'inerzia dei privati. Inoltre, si completerà tra pochissimo, nel rispetto di ciò che è stato affermato nel corso della campagna elettorale, la zona B21, denominata “Cittadella dello Sport”, riguardo alla quale porteremo in consiglio un piano particolareggiato. A Bari in un incontro per il P.U.T.T, con l'ing. Rocco Altomare, il prof. Fratino e il consigliere regionale Angela Barbanente, discuteremo anche la situazione delle lame molfettesi». Assessore, chiudiamo con un commento sul recente pomo della discordia in consiglio: la questione-Palazzo Dogana, che ha provocato una querelle dai toni duri. «Nessuna querelle perché non ve ne era motivo. Interesse collettivo non significa necessariamente interesse pubblico: al di sotto di una categoria, vi sono le sottocategorie. Tanto per cominciare, il Palazzo Dogana non è di proprietà nostra, ma del ministero delle Finanze. Abbiamo comprato un appartamentino proprio per partecipare ad operazioni dalle quali, altrimenti, saremmo stati tagliati fuori. C'è un Bando Europeo, fatto dal ministero, e in questa vicenda il Comune di Molfetta è il parente povero. C'è una convenzione, firmata dal ministro Visco, che non è certo di centrodestra. Aggiungo: se vi fossero stati soldi e fattibilità finanziaria per altri progetti, non ci sarebbe stata alcuna forma di preclusione. C'era l'ipotesi museo, ma non supportata da niente: per il museo, quindi, abbiamo trovato la collocazione delle due torri dell'ex cementificio, ma perché c'è un privato che paga. Quello del Palazzo Dogana è un elemento che si inserisce in un discorso complesso, che prevede altre cose, come il porto alla Madonna dei Martiri, il lungomare di Ponente. Questo significa aver un'idea di città».
Autore: Vincenzo Azzollini