Quale migliore codice del linguaggio universale delle sette note per leggere e capire il mondo e conformare, attraverso l’esperienza del sublime paradigma dell’armonia musicale, uno stile di cittadinanza fondato sul rispetto, sull’inclusività, sulla solidarietà e sulla partecipazione attiva? È quello che sicuramente avrà pensato l’Associazione Pro Artibus nell’organizzare il Festival della Solidarietà 2024 “Together”, allo scopo di sostenere alcune realtà di volontariato impegnate all’interno della locale comunità civile nella capitale missione di accogliere quanti sono nel bisogno e di non lasciare indietro nessuno. Una rassegna musicale questa che è stata inserita nell’ambito di Molfetta Summer Edition 2024, il cartellone di eventi di una bizzarra estate che, seguendo una propria singolare astronomia, l’Amministrazione Comunale ha voluto far decorrere solo a partire da agosto fino ad estenderla anche a tutto il mese di ottobre, forse nella previsione della persistenza altrettanto anomala di alte temperature, malgrado ormai che di castagne da raccogliere ne siano rimaste già ben poche. Calore nell’aria, come testimoniato da diversi sventagliamenti in platea nonostante le porte spalancate, ma anche calore nei cuori dei numerosi spettatori che, mossi da entusiasmo, hanno gremito la chiesa del Cuore Immacolato di Maria nella serata della scorsa domenica 27 ottobre, dove il Festival della Solidarietà 2024 di Pro Artibus si è concluso col suo secondo e ultimo appuntamento, a favore questa volta dell’Associazione di Volontariato “Regaliamoci un Sorriso”, che gestisce una consolidata struttura assistenziale del territorio quale è il SMS-Social Market Solidale, un particolarissimo supermercato nato nel 2017 dall’idea dell’Azione Cattolica diocesana e del Rotary Club di Molfetta e in cui collaborano numerose realtà di volontariato laiche e religiose insieme alle parrocchie cittadine e all’Assessorato alla Socialità del Comune di Molfetta, dove persone e nuclei familiari in condizioni di reale difficoltà e disagio economico possono approvvigionarsi di generi di prima necessità. Una benemerita finalità che, come da titolo dato al concerto, ha riunito “Una sera all’opera” tutti i presenti, i quali hanno goduto di una sontuosa e particolarissima selezione di alcuni tra i più preziosi gioielli del repertorio lirico. A proporre questo capolavori artisti della più bell’acqua quali i maestri solisti Marilena Gaudio, soprano, Valentina Patella, mezzosoprano, Federico Buttazzo, tenore, e Antonio Stragapede, baritono, unitamente all’Alter Chorus, coro lirico dell’APS don Tonino Bello, accompagnati al pianoforte dal M° Emanuele Petruzzella, sempre attento con la sua riconosciuta professionalità nell’entrare in piena simbiosi con i cantanti intuendone le necessità e nobilitandone la performance. Direttore artistico dell’evento l’eclettico e sensibile prof. Antonio Allegretta, direttore e fondatore dell’Alter Chorus, nella serata anche nelle vesti di direttore di concerto. Allegretta, in qualità di docente del Liceo delle Scienze Umane e Linguistico “Vito Fornari”, insieme alle colleghe proff. sse Margherita Regina e Giuliana Guglielmo, ha coinvolto alcune alunne e alcuni alunni di quinto anno nella presentazione dei vari brani, nell’allestimento di coreografie e nel canto nel coro. Ciò nell’inscalfibile convinzione dell’alta valenza didascalica della musica e nello spirito non solo di avvicinare i giovani all’arte del melodramma, ma di renderli veri e propri protagonisti, anche con l’utilizzo di strumenti tecnologici considerati da loro irrinunciabili per comunicare ed esprimere il loro vissuto, quali ad esempio gli smartphone, device che si sono rivelati utili anche per gustare e cantare la lirica e che gli studenti coinvolti nel coro hanno quindi utilizzato per leggere le partiture, distinguendosi dagli altri coristi adulti che recavano invece la classica cartelletta nera con gli spartiti cartacei, come ha tenuto a far notare Allegretta nel corso del concerto. A dare la stura alla serata l’Alter Chorus con il classico dei classici Va pensiero del Nabucco di Verdi, brano di baule del coro lirico sempre applaudito. A seguire Antonio Stragapede che ha esordito nel concerto anche lui con un suo graditissimo cavallo di battaglia: La calunnia è un venticello, la cavatina di don Basilio dal rossiniano Barbiere di Siviglia. Si torna a Verdi e a Il trovatore, con la scena di inizio della seconda parte, a partire dal coro Vedi le fosche notturne spoglie, il celebre coro delle incudini cantato dagli zingari, cui l’Alter Chorus ha dato voce con potenza e colore consueti, per arrivare poi alla canzone di Azucena Stride la vampa, resa in maniera efficacissima dal mezzosoprano Patella che, con inflessioni carnose e viscerali, ha perfettamente disegnato il terribile racconto della zingara coprotagonista dell’opera. Viene poi il turno di Marilena Gaudio, che si è confermata come sopraffina interprete dando una nuova veste di respiro decisamente più lirico, tra suadenti sfumature e carezzevoli filati ripresi allo stesso modo anche dal coro, ad un bellissimo brano di operetta quale è la Romanza della Vilja de La vedova allegra di Franz Lehar, eseguito percorrendo in uno sfarzoso abito rosso scuro tutta la platea a voler far sentire tutti gli spettatori invitati alla festa nella quale è ambientata la scena che la protagonista Hanna Glawary tiene a casa sua. Federico Buttazzo ha aperto invece un’ampia pagina dedicata al Rigoletto di Verdi, a partire dalla iconica canzone del Duca di Mantova del terzo atto La donna è mobile, con la quale il tenore leccese si è fatto fin da subito apprezzare per la sua agilità e la sua amplissima estensione vocale. Ritornano poi in scena il baritono Stragapede e il soprano Gaudio con il duetto Tutte le feste al tempio seguito dalla cabaletta Sì, vendetta, tremenda vendetta, il drammatico dialogo tra Rigoletto e la figlia Gilda caratterizzato dall’amalgama vocale e teatrale emotivamente trascinante dei due interpreti molfettesi. Non poteva poi mancare l’altrettanto celebre quartetto Un dì, se ben rammentomi… Bella figlia dell’amore che ha riunito tutti e quattro i solisti in una perfetta eufonia dei ruoli vocali dalla quale trasparivano nitidamente gli stati d’animo di tutti i personaggi. Altro momento spettacolare della serata la scena e preghiera Regina Caeli… Inneggiamo, il Signor non è morto da Cavalleria Rusticana di Mascagni, con l’Alter Chorus che ha dato ancora una volta dimostrazione della sua piena padronanza della partitura di questo atto unico e con il mezzosoprano Patella che, vestita di abito nero e velo alla testa, si è mostrata perfettamente in bolla nei panni di Santuzza, con suono bronzeo e intensità patetica. Quanto Cielo! Quanto Mar! è invece la scena di entrata della protagonista Cio-Cio-San nella Madama Butterfly che ha aperto la doverosa pagina pucciniana del concerto, nel centenario della morte del compositore lucchese. Trattasi di uno stralcio d’opera musicalmente molto complesso eseguito da una Marilena Gaudio, ben acconcia di abiti giapponesi, con fraseggio eloquente e acuti rigogliosi, insieme a un coro femminile perfettamente intonato e dinamicamente sulla scia del soprano. Sempre dalla stessa opera il meraviglioso Coro a bocca chiusa con cui l’Alter Chorus, con suono omogeneo e ben dosato, ha risposto pienamente all’esigenza di Puccini di esprimere l’ineffabile, unitamente alle soavi danze di una studentessa del liceo Fornari. Spazio anche alla lirica d’oltralpe con la Carmen di Bizet. Antonio Stragapede, con la pienezza di suono e la verve scenica che gli sono propri, ha eseguito il popolare brindisi Votre toast, l’aria di sortita del toreador Escamillo, insieme ad un coro festante vocalmente ricco e centrato. A seguire la scena Les tringles des sistres tintaient, la Chanson Boheme cantata dalla protagonista dell’opera, qui impersonata da Valentina Patella, insieme alle zingare Frasquita e Mercedes. Una esecuzione insolita in quanto le due gitane, anziché essere interpretate da due soliste, sono state sostituite dalle sezioni femminili dell’Alter Chorus, che con allegria e brillantezza di canto hanno dato un supporto ancora più vivace all’esecuzione piena, armonica e determinata del mezzosoprano conversanese, abbigliata da zingara così come le studentesse del Fornari che hanno impreziosito la performance con briose coreografie. Sempre rimanendo nell’alveo della lingua francese ma tornando ai compositori italiani troviamo La fille du régiment, opéra-comique che Gaetano Donizetti compose nel suo periodo parigino, banco di prova di quelli tostissimi per soprani e tenori, e perciò di non frequente esecuzione. Ma i nostri Gaudio e Buttazzo non si sono lasciati intimorire. La prima, in maniera briosa e frizzante, ha interpretato il rondò Chacun le sait, chacun le dit, l’inno dalla protagonista Marie al XXI Reggimento napoleonico che la ha allevata, inscenando un delizioso siparietto insieme ai coristi uomini che, rimosso il papillon dal collo e battendo a ritmo i piedi, hanno assunto le vesti di allegri ed esultanti soldati richiamati all’ordine dal sergente Sulpice, impersonato per l’occasione da Antonio Allegretta. Il tenore invece ha affrontato l’aria di Tonio Ah, mes amis, quel jour de fête, con la famigerata cabaletta Pour mon âme, quella dei nove do sovracuti (vulgo do di petto, come comunemente indicati in maniera erronea), uscendone vincitore grazie alla sua atletica facilità di movimento nella zona alta del pentagramma. Dulcis in fundo, a riunire tutti gli artisti per il gran finale ci ha pensato sempre il compositore bergamasco con la grandiosa interpretazione del concertato Chi mi frena in tal momento dal secondo atto di Lucia di Lammermoor, che ha fatto sintesi delle qualità musicali degli esecutori e fatto subito dopo scattare in piedi il pubblico per una meritata standing ovation. A farsi portavoce dell’altissimo gradimento del pubblico il presidente di Pro Artibus Graziano Antonio Salvemini e il presidente dell’A.d.V. Regaliamoci un Sorriso Mauro Leonardo de Pinto che hanno sollecitato un bis concesso con un altro classico come il Brindisi di Traviata Libiamo ne’ lieti calici. Un brano questo che ha chiuso in bellezza una serata dove si sono fatte concrete le parole con cui questa è stata aperta: «La musica crea e affina le coscienze, abbatte le barriere ideologiche, i campanilismi e le logiche di potere, forma società fondate sull’essere e non sull’avere». © Riproduzione riservata