Un bilancio elastico per una città sempre più vecchia e in declino
Una stranezza: i conti sono sempre in ordine quando governano i politici, mentre sono in sofferenza nelle gestioni prefettizie
Lagnanza per la riduzione dei trasferimenti dallo Stato, il vincolo del Patto di Stabilità, il contenimento della spesa corrente con la promessa di eliminare sprechi e privilegi, l'Asm che succhia risorse nell'attesa perenne di una migliore effi cienza e capacità di stare sul mercato. Il canovaccio del Bilancio di previsione si è ripetuto anche per quest'anno: solito compitino rituale condito da qualche lacrima di coccodrillo e la velata insinuazione di pagare per scelte altrui, recenti o remote. Per la verità l'andazzo riguarda tutti i Comuni, alla fi ne però il bravo burocrate, sempre lo stesso e il politico di turno, riescono a far quadrare i conti, almeno sulla carta. Quindici ha sempre attribuito al Bilancio la valenza di un atto signifi cativo non solo contabile, ma anche cartina tornasole su come e dove va la città. Purtroppo oltre alle tabelle farcite di numeri e qualche effetto grafi co, alla fi ne le domande di fondo rimangono inevase. Una caratteristica dei bilanci comunali è che i conti sono sempre in ordine quando è in carica il personale politico, mentre sono in sofferenza in presenza di commissari prefettizi. A Molfetta è successo nel 2001 e 2006, a Trani quest'anno nel bilancio del commissario è emerso un buco di svariati milioni di euro, per non parlare del caso eclatante di Taranto, i cui buchi sono venuta a galla con la gestione commissariale, e sono stati talmente clamorosi da decretare il dissesto fi nanziario. Troppo semplicistico e banale dire che i commissari non sanno far di conto, perché solo i funzionari comunali lautamente pagati dal contribuente conoscono il polso contabile del Comune. Il sospetto è che i burocrati non facciano altro che adeguare le loro conoscenze tecniche alla volontà del politico di turno. Insomma, i bilanci, strumenti articolati e complessi, per chi li sa maneggiare, diventano come quelle mutande elastiche che si modellano al committente del momento. Poi arriva un Pinco Pallino di commissario e di colpo i bilanci perdono di elasticità e vengono fuori le sorprese, naturalmente sgradevoli per i cittadini contribuenti. Nel 2001 il commissario aumentò imposte e tariffe per circa 4 miliardi di ex lire, mentre l'anno scorso il funzionario prefettizio si limitò ad aumentare i servizi a domanda individuale e si guardò bene dall'andare oltre. La conseguenza fu lo sforamento del vincolo del Patto di stabilità interno di 2,8 milioni di euro. Come mai per 4 anni il patto è stato rispettato e poi di colpo è stato sforato? La spiegazione di comodo è attribuire il colpo alla legge Finanziaria condita dalla consolazione che molti Comuni sono nella stessa situazione. Una spiegazione c'è. Per la Finanziaria 2006, Berlusconi per rispettare il Patto di stabilità europeo, la rese ancor più stringente e scaricò sulle amministrazioni locali il maggior onore del rispetto dal Patto interno. Di contro gli enti locali in piena campagna elettorale, si guardarono bene dall'aumentare tasse e tariffe e preferirono sforare il Patto. Di conseguenza tutti i Comuni quest'anno hanno dovuto incrementare i balzelli locali. Insomma, secondo questa nostra chiave di lettura, per qualche anno i cittadini non troveranno altre sorprese, almeno fi no al prossimo commissario. Nel faldone del Bilancio, un tomo ricco di numeri e tabelle poco comprensibili per i non addetti ai lavori, non c'è nessun riferimento ad un dato secondo noi importantissimo che riguarda il trend negativo della popolazione residente. Si continua a parlare in giro di Molfetta come una città di circa 70mila abitanti. Una leggenda metropolitana perché siamo scesi sotto i 60mila. In 10 anni la città è passata da 63.385 (1997) ai 59.842 (31.12.06). Le famiglie sono passate da 25.069 a 23.371. Pensate che il PRG in attuazione fu stimato per nuovi insediamenti per circa 8.000 nuovi residenti. Alla fi ne a Molfetta avremo più appartamenti che famiglie disponibili ad occuparli. Non ha tutti i torti chi parla di bolla che prima poi sarà destinata a scoppiare. Dati che esprimono un declino strutturale non solo numerico, ma anche in termini si ricchezza e reddito spendibile. In pratica la fotografi a di Molfetta è identica a quella nazionale: comunità vecchia (9% della popolazione ha meno di 18 anni, nelle altre città il dato è oltre il 15%), statica, costosa, con poche opportunità per le nuove generazioni. Infatti si spende moltissimo per gli anziani pochissimo per i giovani. Non sarebbe male un Bilancio Sociale, per capire che tipo di città è Molfetta e mettere mano a politiche lungimirante prima che il declino diventi irreversibile.
Autore: Francesco Del Rosso