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Trivellazioni petrolifere alle isole Tremiti, la posizione di Legambiente Molfetta
31 agosto 2012

MOLFETTA - «L’estrazione del petrolio al largo delle Tremiti - dichiara Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia - è un progetto folle che ipoteca lo sviluppo futuro della nostra economia, fondata sull’uso sostenibile del mare, sul turismo e sulla pesca. La Puglia non può e non deve essere privata del suo bene più prezioso: il mare».
Proprio Legambiente, insieme alle altre associazioni ambientaliste, lo scorso giugno aveva fatto ricorso al Tar del Lazio contro il decreto con cui il ministero dell'Ambiente dava il via libera alle ispezioni in Adriatico, nei pressi delle acque che circondano le Tremiti.
Nei mari del Belpaese (come risulta dal dossier nazionale di Legambiente «Trivella Selvaggia», presentato in Puglia con la collaborazione di Goletta Verde) sono già attive 9 piattaforme di estrazione petrolifera: ma, grazie ai colpi di spugna normativi dell’ultimo anno, si potrebbero aggiungere almeno altre 70 trivelle per una superficie di 30mila km² di mare.
Attualmente, 10.266 km2 di mare italiano sono oggetto di 19 permessi di ricerca petrolifera già rilasciati (gli ultimi due sono stati sbloccati il 15 giugno scorso nel tratto abruzzese di Adriatico di fronte la costa tra Vasto e Ortona). 17.644 km2 di mare minacciati da 41 richieste di ricerca petrolifera non ancora rilasciate ma in attesa di valutazione e autorizzazione da parte del Ministero dello Sviluppo Economico. In definitiva, tra aree già trivellate e quelle che a breve rischiano la stessa sorte, si tratta di circa 29.700 kmq di mare, una superficie più grande di quella della regione Sardegna.
Continuare a puntare sull’energia fossile - spiega Tarantini - non solo è rischioso per l’ambiente e la salute dei cittadini ma è anche un investimento miope ed anacronistico. Le ultime stime del Ministero dello Sviluppo Economico aggiornate a dicembre 2011 indicano come certa la presenza nei fondali marini di solo 10,3 milioni di tonnellate di petrolio che, ai consumi attuali, sarebbero sufficienti per il fabbisogno nazionale per sole 7 settimane. Non solo: anche attingendo al totale delle riserve certe, comprese quelle presenti nel sottosuolo italiano, concentrate soprattutto in Basilicata, nel complesso verrebbero consumate in appena 13 mesi».
Questi dati dimostrano l’assoluta insensatezza del rilancio delle attività estrattive previsto nella nuova Strategia energetica nazionale prospettata dal ministro Passera, in cui uno dei pilastri sembra essere proprio la spinta verso nuove trivelle volte a creare 15 miliardi di euro di investimento e 25mila nuovi posti di lavoro.
I favori ai petrolieri non si limitano solo al via libera alle trivelle bloccate due anni fa. A questo si aggiunge anche l’irrisorio incremento delle royalties, previsto e propagandato per supportare attività di salvaguardia del mare e di sicurezza delle operazioni offshore da parte degli enti competenti. Si passa infatti dall’attuale 4% al 7%, percentuali che fanno sorridere rispetto a quelle praticate nel resto del mondo dove oscillano tra il 20% e l’80%. 
Si tratta di condizioni molto vantaggiose che ovviamente richiamano nel nostro Paese molte compagnie straniere: delle 41 istanze per permessi di ricerca attualmente in valutazione, infatti, solo 3 fanno capo a compagnie italiane (2 ad Eni e 1 a Enel) mentre tutte le altre sono richieste provenienti da società straniere.
«Ciò che colpisce è pure il mancato coinvolgimento della Regione Puglia in un processo decisionale così delicato- aggiunge Tarantini -. Per ovvie ragioni il Governo ha preferito agire autonomamente, certo del parere sfavorevole che avrebbe ricevuto per l’ennesima volta».
«Legambiente continuerà ad opporsi alla decisione del ministro Clini e lo farà al fianco di tutti coloro, compresi i cittadini, che si batteranno per ostacolare una attività che, oltre a rappresentare una seria minaccia per la conservazione della biodiversità, andrebbe in controtendenza rispetto a una Regione che ha fatto suoi tre principi: turismo di qualità, fonti energetiche rinnovabili e tutela del territorio e delle aree protette- conclude il presidente regionale -. Sono queste il vero petrolio della Puglia».
Il Dossier inedito di Legambiente «Trivella Selvaggia» è scaricabile dal sito di Legambiente al seguente link: http://www.legambiente.it/contenuti/dossier/dossier-trivella-selvaggia.
 
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Oggi i nuovi poteri della tecnica moderna hanno cambiato la natura dell'agire umano, e ciò esige anche un mutamento dell'etica. L'imperativo categorico kantiano affermava “Agisci in modo che anche tu possa volere che la tua massima diventi legge universale”; oggi l'imperativo adeguato dovrebbe essere: “Agisci in modo che le conseguenze della tua azione siano compatibili con la permanenza di un'autentica vita umana sulla terra”. Ciò che si vuole dire è che mentre siamo liberi di mettere a repentaglio e di essere irresponsabili verso la nostra vita, non possiamo esserlo verso la vita dell'umanità, non possiamo in alcun modo rischiare il non-essere delle generazioni future. Un altro precetto della nuova etica dovrebbe essere: "Si deve prestare più ascolto alla profezia di sventura che non a quella di salvezza". Infatti l'uomo non può permettersi di agire per seguire una probabile promessa quando in gioco ci sia anche una probabile minaccia per l'umanità o, comunque, per qualcun altro che non sia sé stesso. Il motivo principale è che, per quanto minima sia la probabilità di incombere nella minaccia, se essa è rivolta all'uomo in generale ed alla sua sopravvivenza nel mondo, avrà quasi sicuramente un carattere irreversibile che non ci si può permettere. ( Il principio della responsabilità – Hans Jones 1903-93 – filosofo tedesco – Il principio della responsabilità concepito come impegno morale e civile nei confronti degli esseri viventi, ma anche delle cose, compreso il nostro pianeta, ha avuto grande risonanza nel dibattito etico, bioetico, ecologico e ambientale degli ultimi anni).
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