“Tra note e poesia” successo del recital di Leonardo Gramegna e Vincenzo Rana
Ha riscosso notevole apprezzamento il recital del Maestro Leonardo Gramegna, tenore, e del Maestro Vincenzo Rana, pianista, dal suggestivo titolo “Tra note e poesia. Rarità e bellezza per la voce di tenore”. L’evento ha avuto luogo il 5 gennaio nella bella cornice della Chiesa Sant’Achille, nell’ambito delle iniziative di “Frontiere – progetto culturale multimediale”, inserite nel cartellone di “Molfetta in luce”, rassegna di eventi, promossa e organizzata dal Comune di Molfetta (assessorati al Marketing territoriale e Cultura) e dal Distretto urbano del commercio. Il Sindaco Tommaso Minervini, presente al concerto, è intervenuto nel finale manifestando piena soddisfazione per la riuscita di uno spettacolo da lui definito una “carezza culturale”. Il recital è stato fortemente voluto anche dall’Assessore alla Cultura Marida Poli e dal dott. Pietro Centrone. La serata ha visto la partecipazione di Gianni Antonio Palumbo, che ha introdotto i singoli blocchi di romanze e musica strumentale, offrendo un’agile guida all’ascolto e consentendo al pubblico di cogliere gli elementi caratterizzanti dei testi poetici. Questi ultimi sono stati declamati dalla bella voce dell’attore Giorgio Podo, che ha donato la giusta intensità ai versi recitati. Impeccabili le esecuzioni di Leonardo Gramegna e Vincenzo Rana. Il primo ha reso mirabilmente l’incanto di testi come Nevicata della Negri musicato da Ottorino Respighi; la drammaticità di Nebbie (ancora Respighi su versi di Negri), in un crescendo sino al “gemito d’estinto” che, al culmine di un’atmosfera petrosa, sembra invitare l’autrice a cadere nell’oblio; la forza espressiva e il baratro di dolore del carducciano Pianto antico musicato da Martucci; il carattere struggente dell’addio a un’estate metaforica, oltre che letterale, del tostiano Good-bye su versi di George John Whyte-Melville. Il secondo ha eseguito con grande perizia brani come la Siciliana di Respighi, in cui sonorità dalle cadenze medievali rivivono con sensibilità moderna, o il bellissimo Notturno in mi maggiore di Alfonso Rendano. Molto raffinato il programma, connotato dal Leitmotiv del rapporto tra musica e poesia, con l’esecuzione di alcune tra le più belle romanze per tenore ispirate a versi di poeti. I brani sono stati ripartiti in tre blocchi: il primo, con filo conduttore il motivo dell’addio, a una persona cara come a una stagione felice dell’esistere, è stato caratterizzato dalla scelta di romanze intimistiche di Francesco Paolo Tosti su testi di Stecchetti, d’Haraucourt e Whyte- Melville; il secondo blocco, consacrato alla potenza e alla forza mistica della Natura, ispiratrice di splendide composizioni nella generazione dell’Ottanta (a cui appartenevano i compositori scelti per questa tranche), ha veduto l’esecuzione di brani di Respighi su testi della già citata Ada Negri e di Licino Refice per “Ombra di nube” del poeta Emidio Mucci. Il terzo blocco è stato caratterizzato dalla scelta di vere e proprie chicche: alla Chanson des yeux di Leoncavallo, sui musicali versi di André Chenier, hanno fatto seguito due brani di rara esecuzione. Rana e Gramegna hanno infatti offerto al pubblico un’intensa versione del leopardiano idillio “Alla luna” musicato dal gravinese Giovanni Gurrado e una bellissima interpretazione di Pianto antico per le note di Giuseppe Martucci, di straordinario vigore drammatico. La serata, che ha previsto anche un commosso omaggio di Gramegna a Enrico Caruso (Lasciati amar di Ruggero Leoncavallo) si è conclusa con il bis, che si è ciclicamente ricondotto alla parte iniziale del recital, grazie alla languida sensualità della dannunziana ‘A vucchella musicata da Tosti, che ha richiamato Le stirpi canore recitate da Podo in apertura, e alla Serenata di Pietro Mascagni su versi di Lorenzo Stecchetti, un invito a che il sogno non svanisca, perché nella fantasia onirica gli amanti possano congiungersi appassionatamente. Non è ozioso ricordare, a tal proposito, che al principio del primo blocco vi era un altro testo di Stecchetti, il tostiano Sogno, addio alla fantasia erotica di un “desio tentatore” volato via troppo presto. La dimensione della vocalità verdiana, che contraddistingue Gramegna gli ha consentito di piegarsi in modo duttile a caratterizzare un repertorio in cui la ricerca delle mezze voci e l’uso dei colori sono fondamentali per far rivivere con nitida dizione l’importanza della parola poetica. Una gradevolissima rassegna di gemme della storia del belcanto, insomma, che si auspica possa essere replicata nella nostra città, per l’innegabile valore culturale e artistico dell’evento. Daniela Bufo © Riproduzione riservata