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Torna “Studi molfettesi” RECENSIONI
15 dicembre 2000

«La storia si costituisce nell’atto della sua narrazione, che ordina l’accadere degli eventi in una trama di senso. Il reperimento di un senso traduce il tempo in storia, così come il suo smarrimento dissolve la storia nel fluire insignificante del tempo». (Umberto Galimberti) Il narrare portatore di senso storico è l’oggetto della rivista, patrocinata dal Comune di Molfetta, Studi molfettesi della quale è apparso recentemente il numero 6-8. Il volume, pubblicato dopo una lunga pausa dovuta solo a motivi tecnico-burocratici, come precisa il direttore responsabile Marco Ignazio de Santis, riprende il percorso iniziato da qualche anno finalizzato a documentare momenti di storia della nostra città attraverso testimonianze inedite. Come di consueto il volume si articola in sezioni che diversificano i singoli interventi in base alla loro tipologia. Analizzando nello specifico gli studi che lo compongono, si evince un articolato discorso storico che si dipana nei secoli e che testimonia diacronicamente le sfaccettature di una società che si esprime nel fluire degli eventi, la cui determinazione temporale è scandita dalla narrazione. Se invece, assumiamo, d’emblée, i secoli che rappresentano l’arco temporale in cui sono inseriti gli articoli, ogni contributo può essere considerato, in modo sincronico, uno spaccato che alza il sipario su specifici argomenti, consentendoci di penetrare negli scenari interpretativi non come semplici lettori, ma come protagonisti attivi in quanto depositari di una memoria storica che ci connota quali cittadini di Molfetta. La rivista, a pieno titolo ascrivibile nell’ambito dei contributi scientifici sulla storia e civiltà cittadina, assolve anche al ruolo di rendere note ad un ampio pubblico e quindi di sensibilizzarne l’animo, le puntuali e approfondite indagini sui documenti condotte da studiosi meridionali. È opportuno sottolineare il ruolo fondamentale di operazioni siffatte che consentono di rendere vivi e significativi documenti o tracce di essi (presenti copiosi in luoghi di conservazione istituzionali, o presso archivi e biblioteche private) che assumono valenza e significati trasmissibili solo in condizioni di lettura del loro messaggio, attraverso il competente e laborioso lavoro di coloro che si dedicano allo studio e all’interpretazione degli stessi. Una volta resi fruibili perché conosciuti, i documenti in oggetto rappresentano spunti per ulteriori approfondimenti aprendo orizzonti più ampi e nuovi scenari. Nel volume della rivista la diversificazione dei contributi, frutto di professionalità diverse tra loro, soddisfa sia l’interesse storico sia la curiosità dei cittadini e appaga la sensibilità di ognuno riguardo alle tematiche che gli sono più consone: le tradizioni, l’attività marinara, la conoscenza di documenti inediti, l’attività produttiva, la politica e la natura. La sezione “Saggi” ospita due contributi: il primo è frutto del lavoro di Marco Ignazio de Santis il quale descrive con indagini puntuali e un copioso apparato di note la vita sociale che dal Seicento al Novecento si esprime nel tessuto di tradizioni, credenze, riti, abitudini, ossia nelle tradizioni popolari che sono l’espressione più viva ed immediata del connettivo che soggiace all’organizzazione sociale cittadina. Tra le ricorrenze che si avvicendano a Molfetta lungo l’arco dell’anno, il periodo che da Carnevale, attraverso la Quaresima, ci accompagna fino alle festività pasquali è rivissuto attraverso un nuovo sguardo sui motti, le maschere e la gastronomia e arricchito da una documentazione fotografica di provenienza privata. Il secondo saggio, opera di Ignazio Pansini, ci introduce in un ambiente caro al cittadino molfettese in quanto punto di riferimento dell’immaginario collettivo. Attraverso la descrizione dei tipi più diffusi di battelli da pesca e da carico che hanno solcato nei secoli XVIII e XIX il mare Adriatico, contribuendo a farne la storia, viene data voce al mondo silenzioso dei naviganti e dei pescatori. Il pinco, la marciliana, la tartana, il trabaccolo, il pielago rivivono attraverso illustrazioni d’epoca, trascrizioni di manoscritti, ex-voto, atti notarili. Un’ampia e sostanziosa sezione di Inediti raccoglie ben cinque contributi del massimo interesse. Marco Ignazio de Santis, calandoci nel periodo normanno e delineandone il tessuto storico, racconta le vicende del molfettese Leone di Maraldo che partì nel 1139 in pellegrinaggio a San Giacomo di Campostela. La descrizione dell’ipotetico itinerario di viaggio consente un tracciato della percorribilità viaria dell’epoca. Francesco Quarto illustra il contenuto di una pergamena che compete alla cancelleria angioina di Carlo I, risalente al 1267, conservata presso la Biblioteca nazionale di Bari. Il documento di cui è riportata la trascrizione, contiene tra i privilegi a favore di Filippo Santacroce, «protontino» di Barletta e Monopoli, la concessione del luogo denominato Pulo e degli annessi oliveti nel territorio di Molfetta. Il terzo contributo riguarda la presentazione, a firma di Eleonora Pomes, di un volume manoscritto inedito, conservato presso la Biblioteca provinciale De Gemmis di Bari, di Pirro Antonio Lanza patrizio molfettese nato probabilmente nel 1580. Costui, eletto più volte sindaco dei nobili, compilò un’opera che raccoglie le consuetudini e i privilegi necessari al «regimento» dell’«universitas». L’autrice trascrive e traduce liberamente alcuni brani dell’opera e fornisce un ampio apparato bibliografico utile agli specialisti per una conoscenza più approfondita degli antichi avvenimenti cittadini. Il quarto contributo è la trascrizione ad opera di Arcangelo Ficco, di un inedito dell’arciprete Giuseppe Maria Giovene a proposito della pesca praticata a strascico dalle paranze. La Memoria risale probabilmente al 1835; l’arciprete perora la causa dei pescatori e dell’amministrazione comunale di Molfetta in disaccordo, per il danno economico conseguente, col divieto della pesca a strascico emanato il 20 ottobre 1834 dal governo borbonico. La sezione si chiude con la pubblicazione di documenti inediti di antifascisti molfettesi presentati da Lorenzo Palumbo. Le brevi ma intense note introduttive ci forniscono uno spaccato della situazione politica nel ventennio fascista e offrono spunti bibliografici per successivi studi storici. Segue la sezione Articoli col lavoro di Corrado Pappagallo, il quale riporta, con l’ausilio di materiale d’archivio e a stampa, la documentazione prodotta dalla metà del Cinquecento a tutto il Novecento relativa alla meteorologia che interessa il territorio di Molfetta. Una cronaca inedita del sacerdote molfettese Girolamo Gadaleta (1827-1910), scritta a cavallo fra ‘800 e ‘900, costituisce ulteriore fonte sull’argomento. La sezione Recensioni ospita un intervento di Pasquale Minervini il quale illustra con competenza e precisione l’inventario dei manoscritti e materiali di lavoro dell’«Archivio Gaetano Salvemini» posseduto dall’Istituto Storico della Resistenza in Toscana e curato da Stefano Vitali, archivista e storico. Completa il volume la sezione intitolata Ricerche dalla scuola con uno studio di Rocco Enrico Chiapperini su Lama Cupa, che rappresenta nel nostro territorio lo sbocco naturale per le piene alluvionali. Il lavoro, frutto di un’accurata indagine naturalistica sull’ultimo tratto della Lama, descrive lo stato della flora e della fauna ivi presente e dimostra come il delicato equilibrio ambientale sia spesso minacciato dall’intervento sconsiderato dell’uomo. Ilia Binetti
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