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Toni “Rizze”: storia di un eroe molfettese
15 maggio 2021

È morto qualche giorno fa Toni “Rizze” (detto anche “Tarzan”), personaggio straordinario di Molfetta. Pescatore, in grado di restare in apnea minuti e minuti, da giovane ha avuto incredibili capacità atletiche. In verità molti hanno potuto apprezzarle fino a non molti anni fa, quando ancora – nonostante l’età ormai avanzata – sfoggiava i suoi pettorali anche al freddo invernale e mostrava la sua agilità e la sua forza in imprese che sfidavano la gravità. Tonino Sciancalepore è stato il simbolo di una Molfetta autentica e genuina, dell’uomo che sfida il mare e che con questo realizza un’armonia totale, giocata al livello della carne e dei sensi. Le imprese narrate da Toni Rizze avevano a che fare con il corpo che spinge i limiti oltre l’immaginario, macinando chilometri in sella ad una bicicletta, scandagliando fondali profondi senza bombole o muta, alzando i massi enormi che giacciono attorno alle cale. Le narrazioni di Tonino prendevano forma al confine tra la realtà e le immagini che generavano nella mente di chi lo ascoltava, a partire dai bambini. Quello che colpiva me, all’epoca ragazzino che viveva il porto di Molfetta da pescatore sportivo, era il contrasto fra quel fisico e quel volto scolpiti dalla rigidità del mare e delle prove a cui veniva costantemente sottoposto, e la bontà di una persona pronta a prendere le difese dei più deboli, sempre, a qualsiasi costo. Un altro aspetto che destava in me stupore, senza neanche esserne consapevole fino in fondo, era la capacità dell’uomo di creare mondi, imprese, immagini e sogni col solo uso dei propri muscoli e del proprio genio, senza aver bisogno di arnesi, congegni tecnici o strumenti raffinati. L’unica cosa con cui vedevi in giro Tonino per le strade di Molfetta era la bicicletta, con cui era stato in grado di attraversare intere regioni. Eppure, bastava quello ad aprire uno squarcio nell’uniformità di tutto ciò che era attorno: il suo stile, la sua stravaganza, che pure si coniugava con una disarmante semplicità, ti trascinavano verso altri orizzonti. Ti rendevi conto all’improvviso, insomma, che basta poco per generare momenti di gioia e di positività, per sfuggire alla banalità ed assaporare fino in fondo la bellezza del mondo. Lui, che più volte aveva rischiato la vita, non ha mai rinunciato alla gioia e al desiderio, intrattenendo un rapporto tutto personale con la sua città, col mare e con i suoi abitanti. È stata forse questa singolare capacità di contaminare il mondo con semplicità e affetto che ha spinto don Tonino Bello a dedicargli una lettera. Nel testo – bellissimo, da leggere integralmente – don Tonino scriveva che “forse aveva capito, meglio di tanti teologi, che cosa significano le parole della lettera agli Efesini: (...) non siete né stranieri né ospiti, ma familiari di Dio». Eppure, per molti anni la città ha lasciato solo Tonino in condizioni di vita di enorme difficoltà per una persona anziana e malata. Lui, nonostante gli stenti, non ha mai mutato il suo atteggiamento nei confronti delle persone con cui veniva in contatto, in genere sul porto, manifestando sempre dignità e rispetto. È forse il momento, allora, di assumere e farsi carico dell’insegnamento di Toni Rizze, costruito sulla gioia e sull’apertura incondizionata agli altri, iniziando, ad esempio, con una targa o con un simbolo pubblico in suo onore. Toccherà poi a ciascuno, nella propria esistenza quotidiana, rievocare Tonino fra gli eroi positivi che Molfetta ha avuto, nelle storie che verranno raccontante ai propri figli, nipoti, amici, conoscenti. Narreremo di un pescatore che conosceva i fondali come le sue tasche, che correva in bici come i ciclisti dei grandi giri, che non aveva paura di combattere anche da solo contro i gruppi di vigliacchi che minacciavano i più deboli, prestando i propri muscoli solo ai valori della giustizia e della fraternità. © Riproduzione riservata

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