MOLFETTA - Potrebbe essere un terremoto di magnitudo 9 della scala elettorale, quello in arrivo lunedì, con il totale allagamento dei territori colpiti dallo tsunami grillino, numerosissimi morti e pochi sopravvissuti, caos e panico tra la popolazione. L’ultima devastazione nel 1994 con il passaggio dalla prima alla seconda Repubblica, dopo l’inchiesta giudiziaria Mani Pulite.
L’attuale situazione politica sembra prefigurare una descensum inferorum (vicina una Terza Repubblica?), dopo gli scandali regionali, gli arresti di politici e imprenditori (in ultimo, la vicenda giudiziaria di Finmeccanica), lo scandalo Mps, la “(ri)scoperta” del legame finanza-politica. Quotidiane sono le picconate a un sistema in stato degenerativo che, ormai, si caratterizza solo per le pagliacciate elettorali e per un elettorato maggiormente incline al voto clientelare o a quello di protesta (non a quello responsabile).
Prima del blackout, i sondaggi quotavano il centrosinistra al 34,6%, il centrodestra al 29,3%, il Movimento 5 Stelle al 15,3% e il centro montiano al 13,4% (che oggi sembra galleggiare sopra la soglia minima per eleggere deputati e sanatori). Nell’ultima settimana, invece, vertiginosa sembra essere stata l’impennata del M5S, accentuata prima dallo scandalo Finmeccanica e poi dalla vicenda giudiziaria di Fitto. Le folle oceaniche nelle principali città italiane stanno avendo un effetto contagio imprevisto, prima dell’inizio della competizione elettorale.
Terrorizzati gli altri protagonisti della campagna elettorale, anche dalla forte spinta antieuropeista, forse la più vasta, tra tutti i paesi dell’UE. Così Berlusconi ad Agorà su Rai3: «È un pericolo per la nostra democrazia. Lui ha raccolto gli italiani disgustati, ma non ha un programma. Sono preoccupato, lui pensa solo a picconare l'establishment esistente, ma non propone nulla di costruttivo». Sullo stesso tasto Bersani, ospite di Omnibus su La7: «Anche io sto in piazza, ieri a Priolo sotto la pioggia, ma non faccio notizia come Grillo. Siamo un curioso Paese che fa la campagna elettorale, ma non parla dei problemi. Ci sono solo cabaret, conigli dal cilindro, battute e teatrini su Monti e Vendola, io e Monti. Ma non è con questi argomenti che si esce dalla crisi». Infine, Monti: «Grillo vada a fare i suoi comizi nelle piazze greche, le troverà piene di neofascisti. Grillo è un simpatico comico, ma è devastante per la politica italiana».
Se il M5S portasse in Parlamento un centinaio di deputati e una cinquantina di senatori, la prossima legislatura sarebbe caratterizzata dalla ingovernabilità. Con un questore alla Camera e al Senato, un vicepresidente a Montecitorio e a Palazzo Madama, il M5S potrebbe esercitare una funzione di controllo sui budget di Camera e Senato, sui contratti di lavoro dei dipendenti e così via.
Ecco perché la vera incognita di questa tornata elettorale sarà il crescente voto di protesta, venato di antieuropeismo, che potrebbe confluire non tanto su Rivoluzione Civile, che pure viene data in rialzo tecnico, quanto sul M5S. Anche a Molfetta cittadini insospettabili, astenuti e indecisi vireranno proprio sul movimento grillino. Si tratta di un’inesorabile emorragia di voti da destra a sinistra perché il M5S è un fenomeno socio-politico trasversale, capace di raccogliere la frustrazione degli elettori del centrosinistra e i rancori e le pulsioni provenienti dal centrodestra.
Purtroppo, alcuni soloni locali, abbarbicati al loro arcaico politichese, continuano a sottovalutare questo fenomeno da cui, però, non si deve e può prescindere nell’elaborazione di un programma elettorale per le prossime amministrative locali e nella scelta di un candidato sindaco.
Recuperare o reindirizzare il voto di protesta non sarà possibile almeno per queste politiche. Sarà necessario lavorare al post quem, senza però commettere l’errore mediatico (e di errori mediatici e pubblicitari ne sono stati confezionati parecchi a Molfetta) come quello di presentare un candidato sindaco qualche ora prima dei risultati delle politiche: nel caso in cui il M5S dovesse superare la soglia del 10% a Molfetta (o andare oltre il 15%) e PD&SEL o PDL registrare un calo vertiginoso, quale prospettiva sarà consegnata ai cittadini?
È conveniente ora attendere il risultato delle politiche e le successive alleanze. Ad esempio, nel caso in cui a Roma si dovesse consumare l’alleanza (anche formale) tra Bersani e Monti, di fronte a un’imposizione delle segreterie provinciali, quale atteggiamento elaboreranno i partiti locali?
Tra l’altro, il voto di protesta (qualsiasi sia la sua percentuale e la sua espressione concreta) non dovrà essere demonizzato, ma analizzato perché espressione di dissenso, sconforto, malcontento e rassegnazione dei cittadini. Eliminati i paraocchi del pregiudizio ipocrita e del “comodismo”, attraverso un’attenta riflessione mediatico-politica bisognerà convertire la protesta in proposta, senza ristagnare in ragionamenti sull’aria fritta o sull’iperuranio politico.
Oggi, il popolo di sinistra (quello in sofferenza) si sente condotto al voto solo per appoggiare rinnegati neoliberisti e protesi radicali, in uno stagno condito dalla perdita di coscienza (critica, sociale e di classe), dall’idiotizzazione e dall’insulso antiberlusconismo (o antiazzollinismo) che hanno favorito non solo la diffusione di un nuovo populismo, ma soprattutto la dolorosa penetrazione delle élite finanziarie internazionalizzate (americane ed europidi) in Italia.
Ecco perché non serve rinchiudersi nella stanza dei bottoni per recuperare indecisi, astenuti e “protestanti” tra cappellai magici e inconsistenti libri dei sogni. Ma solo quel pizzico di umiltà per scendere dal monte alla valle verso il cittadino.
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