Tabita
La avevano adagiata sul letto, al centro della stanza al piano superiore e sembrava dormisse, solo il pallore del volto sereno e l’assenza di respiro rivelavano che era entrata nel sonno senza risveglio. I sedili di pietra addossati alle pareti erano coperti da manti, tuniche e drappi di vari colori che testimoniavano la sua incessante operosità dedicata ai tanti poveri che venivano a bussare alla sua porta. Le lucerne disseminate nella stanza diffondevano un chiarore fioco e allungavano sulle pareti nude le ombre dei presenti. Le donne piangevano e pregavano, anch’esse si erano convertite alla nuova religione. Poi, ai pianti, ai gemiti, ai sospiri, era subentrato un grande silenzio. Era sola. poteva vedersi dall’alto, era alla imboccatura di un tunnel buio e profondo, ma non aveva paura, in fondo c’era una grande luce. Sentì una mano che prendeva la sua e la tratteneva, forte, sicura e udì una voce profonda che le ordinava “Tabita, alzati!”, l’uomo accanto al suo letto dove ora si vedeva sdraiata era uno sconosciuto: alto, vigoroso, con una tunica modesta e un paio di sandali logori che rivelavano un lungo andare. Si aggrappò a quella mano con fiducia e si mise a sedere sul letto, incredula e felice, abbandonandosi all’abbraccio di tutti quelli che erano rientrati nella stanza e la guardavano con timore e sbalordita gioia. Rivolse allo straniero il suo inconfondibile sorriso. Era viva. 36 A *Ioppe c’era una discepola, di nome Tabita, che, tradotto, vuol dire Gazzella: ella faceva molte opere buone ed elemosine. 37 Proprio in quei giorni si ammalò e morì. E, dopo averla lavata, la deposero in una stanza di sopra. 38 Poiché Lidda era vicina a Ioppe, i discepoli, udito che Pietro era là, mandarono due uomini per pregarlo che senza indugio andasse da loro. 39 Pietro allora si alzò e partì con loro. Appena arrivato, lo condussero nella stanza di sopra; e tutte le vedove si presentarono a lui piangendo, mostrandogli tutte le tuniche e i vestiti che Gazzella faceva, mentre era con loro. 40 Ma Pietro, fatti uscire tutti, si mise in ginocchio, e pregò; e, voltatosi verso il corpo, disse: «Tabita, alzati». Ella aprì gli occhi; e, visto Pietro, si mise seduta. 41 Egli le diede la mano e la fece alzare; e chiamati i santi e le vedove, la presentò loro in vita. Ciò fu risaputo in tutta Ioppe, e molti credettero nel Signore. Atti degli Apostoli, 9,36-42 Non si udivano più le voci basse ma concitate ancora percepibili prima che subentrasse il sonno profondo. Era tutto spaventosamente buio ma in fondo al tunnel si vedeva una grande luce, non c’era da avere paura. Era all’imboccatura del tunnel quando si sentì prendere per mano, una stretta forte ed energica che la tratteneva, e si rese conto che era sdraiata a letto con tanti tubi che la collegavano ad una macchina. “Respira!”, era come un comando. Sì, era possibile, era facile e naturale respirare. Vide accanto a sé una figura bianca che sembrava provenire dallo spazio: una tuta, un grosso casco con una visiera che nascondeva completamente il volto e una mano coperta da un grande guanto bianco che stringeva la sua. “Apri gli occhi!”, le aveva intimato la voce. “È fuori pericolo”, aveva aggiunto rivolgendosi a qualcuno che era nella stanza. La chiamavano “Gazzella”, per la sua figura sottile ed agile e la sua innata eleganza. La sua boutique era una delle più eleganti della città, venivano anche dai paesi vicini ad acquistare, ma lei non si era montata la testa e continuava ad ideare e realizzare le sue creazioni che vendeva a prezzi ragionevoli ma i guadagni erano comunque elevati. Non si era mai sposata ma aveva creato una Associazione che si occupava di donne emarginate e dei loro figli e la sua vita era ricca e piena. Poi il male, subdolo, piombato su di lei come un rapace, le ore di buio… ora poteva riprendere la sua vita. Quando era tornata in ospedale per i controlli aveva chiesto di incontrare il medico o l’infermiere che le aveva ordinato di respirare. La avevano guardata in modo strano. Non era nessuno di loro e nessuno lo conosceva. © Riproduzione riservata