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So-stare insieme: l’educazione alla tolleranza al liceo Fornari di Molfetta
27 novembre 2019

 MOLFETTA - Se si cerca sul dizionario la parola “tolleranza”, questa è definita come quell’atteggiamento teorico e pratico di chi - in fatto di religione, politica, etica, scienza, arte, letteratura o in generale altri principi morali - rispetta le convinzioni altrui anche se profondamente diverse dalle sue senza impedirgli di praticarle.

Insomma un concetto che al genere umano non è stato mai così chiaro considerando gli esempi offertici dalla storia. Di fatti dagli Ebrei ai neri, dagli immigrati agli omosessuali la società non si è mai mostrata troppo aperta al diverso tanto più che la discriminazione, il razzismo e la segregazione – fenomeni successivi all’intolleranza - sono sempre risultati essere la via più veloce e più semplice per risolvere un presunto problema generato solo dai pregiudizi.

Sono occorsi molti anni e molti sacrifici affinché ciò che prima veniva visto come “strano” potesse diventare “normale”. E per quanto la generazione moderna sembri oggi molto più aperta rispetto a quelle passate, la tolleranza è ancora messa a dura prova.

L'educazione alla valorizzazione dell’altro – seppur “diverso” - dovrebbe mirare a contrastare le influenze che portano alla paura e all'esclusione ed aiutare i giovani a sviluppare le loro capacità di giudizio, il pensiero critico e il ragionamento etico al fine di comprendere che la diversità del nostro mondo non sono un pretesto per far sorgere conflitti bensì rappresentano un tesoro che ci arricchisce. In tutto questo un ruolo fondamentale lo giocano senza dubbio le agenzie educative, in primis la famiglia e la scuola. Ed è proprio in questa direzione che -  in occasione della Giornata Internazionale per la Tolleranza, celebrata il 16 novembre di ogni anno a partire dal 1995 per volere dell’Unesco – il Liceo Statale Vito Fornari di Molfetta ha organizzato in piazza Municipio l’evento SO-STARE INSIEME.

È stata una serata ricca di emozioni orientata in tutte gli step della scaletta a promuovere la tolleranza e combattere l’odio e la discriminazione sullo sfondo di un modello di società inclusiva che sia in grado di vivere la differenza come risorsa. Alzato il sipario, la serata è partita con una fantastica esibizione canora sulle note di Another Brick in the Wall - brano musicale del gruppo britannico Pink Floyd – incorniciata da una frizzante coreografia. Brano tra l’altro assolutamente appropriato poiché adottato come inno dagli studenti neri durante la rivolta di Elsie's River, in Sudafrica per protestare contro la propaganda razziale.

A seguire i ragazzi hanno intavolato un momento di interscambio culturale di grande interesse da cui sono trapelate tante emozioni, un mix di gioia e nello stesso tempo di malinconia mista a nostalgia. Di fatti gli allievi del linguistico hanno intervistato – attraverso una serie di domande in lingua e relativa traduzione a seguire - dei ragazzi stranieri provenienti dalle diverse parti del mondo che per svariati motivi sono approdati in Italia e nello specifico a Molfetta, ospiti oggi dello Sprar (Servizio di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati). È emerso che si tratta di giovanissimi che nel nostro Paese hanno intravisto una possibilità di riscatto, una opportunità di migliorare la propria condizione di vita. Ma d’altra parte, il risvolto della medaglia. Tanta malinconia nei loro occhi per aver dovuto lasciare la propria Terra, lasciandosi coraggiosamente in un modo sconosciuto che spesso li fa sentire fuori posto o addirittura un fardello. Non a caso molti italiani oggi sono ancora convinti che gli stranieri siano venuti in Italia a rubarci il lavoro.

Quello che però non si vede o non si vuole vedere è il fatto che molte persone in Italia – stranieri o meno che siano – si alzano presto alla mattina e lavorano fino a tarda sera. Gli stranieri però sono pagati di meno rispetto agli italiani e spesso hanno un’istruzione maggiore rispetto alla mansione svolta. Terminato l’intenso momento delle interviste, si riprende a sorridere con un flash mob sul tema dell’importanza dell’acqua, sviluppato in parte in vernacolo molfettese. Un tema che fa riflettere. Riflettere su un bene che i più considerano “normale”, scontato ma che per molti, in diverse parti del mondo è raro e prezioso più dell’oro. Parliamo di popolazioni costrette a migrare da un territorio all’altro in funzione dell’approvvigionamento dell’acqua.

Attraverso l’ausilio divertente e a tratti comico della personificazione dell’Apocalisse, i ragazzi hanno sollevato un’altra importante questione: la razionalizzazione dell’acqua al fine di evitare e scongiurare in futuro una apocalittica quanto destabilizzante assenza. La serata è poi ritornata sul tema della mancata totale inclusione attraverso la lettura di testimonianze di chi oggi si sente ai margini della società sia sotto il profilo etico che culturale: uomini e donne morti nei campi a seguito dello sfruttamento eccessivo e senza ritegno da parte di gente senza scrupoli, ragazzi picchiati solo per il colore diverso della pelle, bambini maltrattati e abusati sessualmente, gay scherniti e derisi e giornalisti sotto scorta per aver espresso liberamente il proprio pensiero.

In ultimo – prima del video di chiusura – c’è stata l’intervista a presidente del Rotaract di Molfetta, Senada Demaj che ha raccontato la sua esperienza di inclusione in Italia tra difficoltà e gradi soddisfazioni per gli obiettivi raggiunti.  

L’iniziativa è stata un’occasione per riflettere sul tema dell’integrazione e della solidarietà tra persone differenti per genere, età, etnia, religione, lingua, provenienza sociale e geografica in un contesto di reale accoglienza che possa coinvolgere tutti con l’obiettivo di ribadire la prioritaria funzione dell’educazione nel promuovere comprensione e dialogo tra tutti i popoli con la consapevolezza che compito istituzionale della scuola è quello di educare i giovani al valore del rispetto reciproco.

© Riproduzione riservata

Autore: Angelica Vecchio
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