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Sono positivo al Covid, ma nessuno viene a ritirare i rifiuti che si accumulano sul balcone
15 dicembre 2020

Sono un paziente Covid disperato per una situazione che non riesco a risolvere e ho pensato di rivolgermi a “Quindici” dopo vari tentativi inutili al Comune, alla Asl e al numero verde. Comincia così una telefonata di un uomo chiuso in casa con sintomi seri di coronavirus, in isolamento con la sua famiglia, moglie e un figlio che chiede aiuto a un organo di informazione per denunciare il cattivo funzionamento degli organismi preposti a gestire l’emergenza Covid. Il fatto: il lettore di “Quindici” è sommerso dalle buste di immondizia che si vanno accumulando sul balcone della sua abitazione. Fino a qualche giorno fa, prima che scattasse il nuovo Dpcm, c’erano amici e parenti che si prestavano, malgrado il rischio di contagio, a portare in strada queste buste dei rifiuti della famiglia in quarantena. Dopo nessuno ha provveduto a questa necessità. Né questo cittadino può rischiare di scendere giù al portone per depositare i rifiuti della famiglia, perché rischia una sanzione anche penale. Tra l’altro questa immondizia non dovrebbe essere confusa con le altre del condominio, ma trattata come rifiuto speciale, provenendo da famiglia in quarantena Covid e quindi con possibilità di contagiare altri. Così da bravo cittadino il sig. Corrado (nome di fantasia) ha chiamato il Comune: “non è compito nostro, si rivolga alla Asl”. Ma anche la telefonata alla Asl, ha prodotto risultati. Poi telefonata ai vigili urbani che, quando rispondono, dicono di chiamare l’Asm o il numero verde. Così il nostro paziente Covid, con molta pazienza si rivolge all’Asm, anche qui risposta negativa e invito a chiamare il numero verde. Dopo un paio di telefonate a vuoto e senza risposta, finalmente una signora risponde e chiede i riferimenti dell’abitazione per poter provvedere alla rimozione dei rifiuti. Nulla. Uno scaricabarile incredibile e vergognoso. Nuova telefonata dopo un paio di giorni e l’addetto al servizio, con risposata tutta burocratica dichiara: “stiamo provvedendo” (quando in Italia qualcuno dice stiamo provvedendo, c’è sempre da preoccuparsi). Insomma, anche il numero verde vantato dal sindaco Minervini, non serve a nulla. Forse lui non lo sa, ma farebbe bene a verificare di persona il funzionamento. Abbiamo chiesto al nostro interlocutore come ha contratto il virus, anche per capire quali siano i veicoli di contagio e dalla sua risposta, purtroppo, abbiamo rilevato come ancora una volta i giovani rappresentano un fattore di rischio per le famiglie. Infatti il figlio di Corrado, un giovane studente universitario, che, come ci ha tenuto a precisare il padre, è molto attento e rispetta le regole, dalla mascherina al distanziamento sociale, una sera è uscito con qualche amico e si è contagiato, anche se non sa dove e come. Lui è rimasto asintomatico e sta bene, ma la madre e il padre (e soprattutto quest’ultimo che faceva fatica a parlare al telefono a causa delle sue condizioni) soprattutto hanno contratto il Covid in maniera più seria. Corrado ha anche perduto il lavoro e si trova in una situazione di disagio, ma nessuno lo aiuta. “Come si fa ad attivare un numero verde che non funziona o ti prende in giro?”, dice sconsolato. Poi si arrabbia: “Un giorno di questi, se perdo la pazienza, butto tutte le buste dalla finestra giù per strada. Anche se sono sicuro di non essere capace. Noi siamo una famiglia civile che rispetta le regole, ma non è possibile ignorare il nostro appello: dobbiamo annegare fra le buste di immondizia? Siccome i pazienti positivi sono molti di più di quelli dichiarati dal sindaco (e lo so per certo), se tutti devono accumulare spazzatura in casa, c’è il rischio di una nuova emergenza, questa volta per rifiuti Covid”. “Quindici” gira questo appello al sindaco, all’Asm che ancora una volta si dimostra incapace di gestire non solo l’ordinario, figurarsi lo straordinario e anche al neo incaricato dell’emergenza Covid, il consigliere comunale Pasquale Mancini. Una storia che ha dell’incredibile, soprattutto perché viene ignorata da tutti. E in tempi di emergenza serve prima di tutti la responsabilità delle istituzioni. Non si può chiedere ai cittadini di essere responsabili, quando non si riesce a dare il buon esempio. E questo del caso del Sig. Corrado, è un pessimo esempio. Ma la cosa più paradossale è che vengono, invece, consegnate le buste speciali a famiglie non positive. Una confusione pazzesca. Però dopo l’articolo pubblicato sul nostro quotidiano “Quindici on line”, la polizia locale si è fatta viva e ha inviato un addetto dell’Asm a prelevare le buste “contaminate”. Ma è durato solo qualche giorno. Poi l’Asm e la polizia locale si sono dimenticati di Corrado. Come dicono a Napoli: “facciamo ammuina”. Potremmo dire così oggi che, dopo quella “ammuina”, Corrado e la sua famiglia sono stati dimenticati dall’Asm e la spazzatura è tornata ad accumularsi sul balcone. Corrado ha segnalato la cosa al fantomatico numero verde del Comune, alla polizia locale, che ha assicurato di provvedere. Nulla. Chiamata alla Asl inutile, perché non risponde nessuno. Richiamato il numero verde e la polizia locale: tutto inutile. La spazzatura è ancora lì. Intanto per non restare in isolamento a vita, Corrado finalmente martedì 24 riesce a fare i tamponi al drive in, dietro l’ospedale, anche in tempi molto rapidi, meno di mezz’ora. Ma i problemi cominciano quando si devono ricevere i risultati: arrivano dopo ben 5 giorni, ma per telefono. Una cosa inutile, perché a Corrado serve un referto scritto da comunicare all’azienda. Così Corrado si arma di pazienza e insiste per avere il referto: gli viene risposto che il ritardo è dovuto al laboratorio di analisi dell’ospedale. Ma qui non rispondono al telefono, nemmeno agli operatori che hanno fatto il tampone. Corrado chiama di nuovo la Asl, e finalmente, solo a livello di cortesia personale, dopo le tante insistenze, riesce ad ottenere il referto. Quando chiede quello della moglie, gli viene risposto che non si trova: forse è andato perduto. Alla fine Corrado chiama la redazione di “Quindici”, diventata paradossalmente l’ultima spiaggia a cui rivolgersi di fronte al muro di gomma dell’organizzazione emergenza Covid. Che dire? Speriamo che anche questa volta intervenga qualcuno per sbloccare la situazione, almeno per raccogliere i sacchetti della spazzatura accumulati sul balcone di Corrado. E per il resto: certificazioni, tamponi e quant’altro? Ci si deve affidare alla Provvidenza o si deve riorganizzare un servizio che sembra fare acqua da tutte le parti? Chi ha la responsabilità di questa disorganizzazione? Non sarebbe il caso di rimuovere chi non riesce a far funzionare un servizio essenziale? L’amministrazione comunale tace, l’opposizione sembra distratta su questo argomento, mentre i cittadini devono arrangiarsi come possono. Invece di pensare ad inutili e costose luminarie da mettere in città, perché queste risorse economiche non vengono utilizzate per migliorare il servizio alle famiglie positive? Non ci si può affidare sempre al senso di responsabilità di queste persone: se invece di restare in quarantena, essi decidessero di andarsene in giro, quantomeno per fare la spesa o per le necessità urgenti, i contagi aumenterebbero e magari non verrebbero nemmeno registrati. Ma qual è il problema se sono asintomatici? direbbero al Comune. © Riproduzione riservata

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