Sequestro palazzine 167, il “Liberatorio”: il Comune parte civile nell'eventuale procedimento penale
MOLFETTA - Sullo scandalo delle palazzine sequestrate dalla magistratura (nella foto, una di queste), interviene anche Matteo D'Ingeo del Movimento “Liberatorio politico” chiedendo che il Comune si costituisca parte civile nell'eventuale procedimento penale a carico degli indagati.
Ecco il testo del suo comunicato, con la precisazione che tutte le affermazioni e i riferimenti a fatti e persone, in esso contenute sono da attribuirsi allo stesso D'Ingeo:
“La storia si ripete e noi continueremo sempre ad indignarci – dice il comunicato -. Ieri il lotto 10, le zone B2 o le Palazzine Fontana, oggi il “quadrilatero dell'abusivismo” compreso tra via Freemantle, via Molfettesi d'America, via Molfettesi d'Argentina e Via Azzarita.
Una storia di ordinario abusivismo, non ci scandalizza più di tanto, ma dietro l'abuso d'ufficio di rilevante gravità c'è ancora la triste condizione di cittadini disposti anche a pagare in nero somme di danaro (vi ricordate lo scandalo dell'edilizia convenzionata?) o a comprare sulla carta il proprio appartamento, fidandosi ciecamente dei loro interlocutori o pseudo – imprenditori.
La vicenda odierna ci lascia interdetti ma nella storia urbanistica di questa città ci sono tante di queste situazioni che a volte, chissà perché, la Procura ha voluto ignorare.
Stiamo parlando di “affari milionari” che spesso avvengono negli uffici del nostro Comune oppure in qualche studio professionale che ha il controllo a distanza di qualche Dirigente tecnico comunale.
Nella fattispecie di cosa ci stiamo occupando? Molto semplicemente di un meccanismo molto ricorrente in cui si rilasciano concessioni edilizie per costruire in zone in cui l'indice di fabbricabilità viene alterato e si realizza una volumetria complessiva superiore a quella prevista originariamente dal Piano Regolatore Generale Comunale.
Sembra che il Dirigente del Settore Territorio del Comune di Molfetta, Ing. Parisi Giuseppe, (carica rivestita ininterrottamente dal 26.11.1970 al 30.6.2006) abbia, nello svolgimento delle sue funzioni, stilato le Osservazioni d'ufficio al P.R.G.C. e articolato la proposta di elevare l'indice di fabbricabilità fondiaria (i.f.f.) della Zona B – Sottozona B/4, da 3 mc/mq a 5 mc/mq.
In tal modo, con tali attestazioni, che gli inquirenti considerano false, così come riportate nel procedimento n. 1678/'06, il Parisi, induceva in errore il Consiglio Comunale, guidato dal Sindaco Guglielmo Minervini, che approvava con delibera del C.C. n. 12 del 18.2.1997 (che diventa delibera corpo di reato) le Osservazioni del Dirigente comunale.
Alla delibera del n.12/'97 del C.C. seguiva poi (a distanza di alcuni anni) il rilascio di atti autorizzatori (ritenuti illegittimi e illeciti dagli inquirenti, giacchè corpo di reato di falso ideologico e abuso d'ufficio aggravato e continuato) d'interventi edilizi con l'applicazione dell'indice di fabbricabilità pari a 5,0 mc/mq e con volumetria superiore a quella prevista dal P.R.G.C.
Con il suo operato l'Ing. Parisi, secondo il G.I.P. Zecchillo e il P.M. Ruggiero ha procurato un ingiusto vantaggio patrimoniale di rilevante gravità, costituito dal fatto che le aree interessate dagli interventi subivano un notevole incremento di valore. Si sostituivano ai volumi preesistenti, costituiti da palazzine di modesta cubatura, con edifici multipiano, con caratteristiche tipologiche più appetibili sul mercato.
Di pari gravità è il danno a carico del Comune di Molfetta, che viene a trovarsi con un aggravio di maggiori oneri per la realizzazione di standards urbanistici e per la manutenzione degli impianti.
I periodo storico che comprende il procedimento sotto accusa è compreso tra il 18 febbraio 1997 e i primi mesi del 2006.
Nel 1997 questo provvedimento non ebbe vita facile perché andava ad annullare ciò che era previsto nel programma di governo del '94 e cioè che non si doveva costruire laddove era rimasto un qualsiasi fazzoletto di terra libero per esprimere i servizi che molte zone della città non avevano ancora espresso a causa delle speculazioni edilizie e i saccheggi del territorio che purtroppo avvenivano impunemente da parte di costruttori spalleggiati dal Palazzo.
Questo avveniva nel febbraio del 1997, ma dal 2002 al 2006 le varie maggioranze che si sono avvicendate al governo della città non hanno vigilato adeguatamente affinché questa grave speculazione non avvenisse.
E' inaccettabile l'atteggiamento del Sindaco Azzollini quando afferma, così come ha fatto per l'arresto di Amato, che queste vicende attengono ad un periodo antecedente al suo mandato.
Ma lui dov'era tra il 2002 e il 2006? Di quale maggioranza faceva parte? Forse, lui e il Sindaco Minervini Tommaso erano separati in casa e, quindi, oltre la separazione dei beni amministrati, avevano anche la separazione di responsabilità politica e amministrativa.
Oggi dobbiamo evitare che accada un'altra tragedia come quella che ha riguardato le Palazzine Fontana (e su questo il Sindaco Azzollini non si è mai pronunciato) dove i costruttori, dileguati nel nulla e dichiarando fallimento, non potranno mai risarcire gli inquilini per i gravi danni subiti.
Noi chiediamo – conclude Matteo D'Ingeo nel comunicato del “Liberatorio” - che il Comune si prepari a costituirsi parte civile, nell'eventuale procedimento penale, per difendere gli interessi della comunità e dei cittadini vittime di questa vicenda. Speriamo anche che gli inquirenti e la Procura mettano sotto sequestro preventivo tutti i beni mobili e immobili degli indagati, perché qualora questa brutta storia si concluda con l'abbattimento degli immobili, gli inquilini possano essere risarciti del danno”.