Una sparatoria in pieno centro abitato, di mattina, tra decine di cittadini in giro per fare la spesa. Questo c'è voluto perché l'amministrazione comunale guidata dal sindaco, Antonio Azzollini, prendesse atto, finalmente, della gravissima situazione che la città si trova ad affrontare sul fronte dell'ordine pubblico e della sicurezza e che sarebbe limitativo attribuire all'indulto, una misura di qualche mese fa che ha favorito la scarcerazione di alcuni detenuti, ma il fenomeno è incancrenito da tempo.
E così, dopo tanti mesi in cui le ripetute denunce di Quindici sulla “emergenza criminalità” sono cadute nel vuoto – vox clamans in deserto – e abbiamo anche dovuto sopportare attacchi gratuiti e rivelatisi improvvidi provenienti da diversi fronti, alla fine il primo cittadino e la sua maggioranza di centrodestra hanno riconosciuto pubblicamente, nel corso di un consiglio comunale convocato ad hoc dai rappresentanti della minoranza, che a Molfetta esiste una “vera e propria emergenza sociale che richiede un'immediata risposta delle Istituzioni cittadine”, così come si legge nell'ordine del giorno approvato, con i soli voti della Casa delle Libertà, dalla massima assise cittadina, e sul quale ritorneremo tra un po'.
Ma procediamo con ordine e facciamo un passo indietro.
La cronaca dei fatti
Come ormai molti sanno, lo scorso 10 ottobre due sparatorie in rapida successione, accadute in pieno giorno e a pochi passi l'una dall'altra (in Via Immacolata e Via Massimo D'Azeglio) hanno lasciato sgomenta tutta la città, timorosa di poter essere riportata indietro di oltre dieci anni, a quelli che vengono ricordati come gli anni tra i più bui della sua storia, quando fiorivano le attività criminali e Molfetta era considerata la capitale dello spaccio di droga per tutta la Regione. A compiere quel folle gesto, ferendo, con ripetuti colpi di pistola esplosi da uno scooter nero, due fruttivendoli (Gianvito De Bari di 27 anni e Vito Diniddio, 41 anni, arrestato qualche giorno dopo perché trovato in giro per la città con una pistola), oltre che un ignaro passante (Ignazio De Palma di 69 anni), è stato un giovane, Massimiliano De Bari di 28 anni, con diversi precedenti penali alle spalle: era stato condannato a 14 anni, poi ridotti a 11 per un precedente omicidio sempre ai danni di due fruttivendoli (in via Annunziata sparò a due uomini, uno ferito alle gambe, l'altro, Egidio Antinucci, morì in ospedale qualche giorno dopo), ed era tornato da poco in libertà grazie all'indulto.
La ragione di questa azione criminale (se di ragione si possa mai parlare) andrebbe ricercata nel desiderio, mai sopito, di vendicare un odioso torto subito, dieci anni prima.
Nei giorni scorsi i militari avevano arrestato a Molfetta un altro pregiudicato, accusato di favoreggiamento personale perchè avrebbe aiutato De Bari a fuggire e altri due uomini, anch'essi pregiudicati di Molfetta, Vito e Giancarlo Saverio Magarelli, di 33 e 24 anni, trovati in possesso di due pistole semiautomatiche e giubbotti antiproiettile. Secondo gli investigatori, i due erano consapevoli di essere un possibile bersaglio per De Bari e dal 10 ottobre scorso non andavano in giro per la città: quando lo facevano, uscivano armati e protetti da giubbotti antiproiettile.
Altro arresto: lo stesso Vito Diniddio, 41 anni, appartenente alla famiglia della "Cerasa" e già coinvolto nell'operazione antidroga "Reset".
Dopo settimane di ricerche da parte delle forze dell'ordine, e diversi arresti compiuti per fare terra bruciata attorno all'autore della sparatoria al fine di poterlo assicurare alla giustizia, qualche giorno fa, Massimiliano De Bari si è spontaneamente costituito, forse perché non nelle condizioni di proseguire nella sua latitanza, protrattasi, comunque, per oltre venti giorni grazie, evidentemente, alla complicità di amici e conoscenti.
Maggioranza e opposizione si scontrano in Consiglio
Fin qui la cronaca dei fatti. Ma, come inevitabile, questa questione è stata al centro del dibattito politico tra maggioranza ed opposizione, anche sulla base della forte spinta emotiva e dalla crescente preoccupazione dei cittadini. E così, come già detto, le forze politiche di centrosinistra hanno chiesto immediatamente la convocazione di un consiglio comunale per discutere della situazione ordine pubblico a Molfetta e per ascoltare dal primo cittadino quali iniziative avesse intenzione di intraprendere per fronteggiare una situazione sempre più delicata.
Iniziato in un clima certamente teso, la seduta della massima assise cittadina tenutasi lo scorso 20 ottobre ha costituito comunque l'occasione per un chiarimento franco ed approfondito sulla situazione-legalità a Molfetta, con il centrosinistra ad attaccare il presunto lassismo e l'inattività dell'amministrazione, ed il sindaco a ribattere colpo su colpo, sciorinando dati e ricostruendo tutti i contatti avuti, nelle scorse settimane, con il Prefetto di Bari per concordare azioni mirate a fronteggiare la situazione.
Durissimo, nei toni e nella sostanza, l'intervento del consigliere comunale dei Democratici di Sinistra, Mino Salvemini, autore di un j'accuse vero e proprio nei confronti del primo cittadino e della sua coalizione: “Ormai – ha tuonato il segretario locale della Quercia – vi sono importanti fette di territorio che sono zone franche dalla legge, in cui determinati personaggi applicano ed impongono le loro regole ai cittadini, impauriti anche perché considerano insufficiente l'attività di prevenzione generale e di repressione di certi fenomeni. Tutto questo è l'anticamera della cultura mafiosa”.
Ma l'attacco più duro Salvemini l'ha riservato ai presunti rapporti esistenti tra le forme di delinquenza ed il mondo politico, alludendo a possibili zone d'ombra che si sarebbero determinate nel corso della campagna elettorale: “La classe politica deve porre in essere comportamenti trasparenti ed orientati al bene comune. Non può essere ammessa nessuna interpretazione elastica a riguardo: non si può fare campagna elettorale con metodi opachi, mortificando i diritto di cittadinanza e dando l'idea che la politica sia cosa diversa dal perseguimento dell'interesse pubblico. Quando si accettano i voti di certi personaggi – ha proseguito Salvemini – e la loro campagna elettorale, da un lato la politica subisce un forte degrado, dall'altro, in caso di vittoria, si crea in questi soggetti il convincimento pericoloso di godere di protezioni altolocate se non quello dell'impunità, oltre che di poter avanzare inaccettabili proposte”.
Ovviamente questa parole hanno scatenato la sdegnata reazione dei consiglieri di maggioranza e del primo cittadino che ha respinto fermamente al mittente ogni allusione: “Ma che dice! – è sbottato il primo cittadino – I nostri comportamenti sono sempre stati adamantini e trasparenti, altro che opacità”. E così Azzollini ha riepilogato i numerosi contatti avuti, sin dai primi giorni di settembre, con il Prefetto di Bari al quale ha in più occasioni segnalato la situazione di estrema delicatezza venutasi a creare a Molfetta, specie all'indomani dell'approvazione della legge sull'indulto. “Quel provvedimento di clemenza – ha detto il sindaco (che come senatore l'ha votato, ndr) – ha rimesso in libertà oltre cento detenuti della nostra città che, in pochi giorni, sono ritornati a piede libero creando, inevitabilmente, delle gravi ripercussioni di carattere sociale. Il governo centrale aveva promesso 20-30 milioni di euro per favorire processi di inclusione sociale per queste persone, ma nessuna provvidenza è stata, poi, effettivamente stanziata. Ci siamo trovati ad affrontare una vera e propria emergenza con pochissimi margini per operare, mancando i fondi necessari”. Le responsabilità, dunque, di una situazione così delicata sono da ricercare, per il primo cittadino, nel governo nazionale (cui, in qualità di senatore, Azzollini ha anche rivolto una interpellanza) che ha abbandonato i Comuni con una potenziale bomba, di natura sociale, pronta ad esplodere.
“Ma anche Regione e Provincia – ha continuato Azzollini - sono assenti ed invece di rilasciare dichiarazioni alla stampa, certi nostri amministratori presenti nelle amministrazioni regionali o provinciali dovrebbero dirci cosa stanno facendo per fronteggiare questa emergenza”.
Ma se la situazione è questa, talmente delicata da indurre l'amministrazione addirittura ad assoldare della vigilanza armata per far da guardia, negli orari di ufficio, alle stanze del sindaco e a quelle dei Servizi Sociali (fatte oggetto già, stando a quanto dichiarato dal primo cittadino, di numerosi episodi di arroganza e di violenza), perché il sen. Azzollini si è ostinato, per mesi, a minimizzare la situazione, fino a giungere al punto di negare l'evidenza?
“In queste circostanze – è stata la sua risposta – le istituzioni operano nel silenzio e nella discrezione, inviando alla cittadinanza messaggi rassicuranti, per evitare allarmismi e strumentalizzazioni. Ma l'accusa di lassismo mossa nei nostri confronti è inaccettabile, visto tutto quello che abbiamo fatto”.
Consiglio Comunale spaccato sull'ordine del giorno sull'illegalità
Ma per cercare di trovare un punto di intesa tra maggioranza ed opposizione su un documento comune e condiviso, il consiglio comunale, su proposta del primo cittadino, decise di aggiornarsi ad una successiva seduta, fissata per il 30 ottobre, al fine di avere il tempo per elaborare un ordine del giorno da votare all'unanimità. Proposito nobile che, però, non ha avuto l'esito sperato. Infatti, pur avendo la conferenza dei capigruppo raggiunto una intesa e stilato un documento con il consenso unanime di tutte le forze politiche, in Aula “G. Carnicella”, al momento del voto, Forza Italia (che aveva contribuito direttamente alla stesura dell'ordine del giorno grazie all'apporto del consigliere Giusi De Bari), per bocca del consigliere Mario Amato, ha deciso di rinnegare l'accordo raggiunto, proponendo una serie di emendamenti che di fatto stigmatizzavano il comportamento del Governo nazionale e della Regione, guidati dal centrosinistra, che avevano lasciato soli i Comuni nel fronteggiare l'emergenza derivante dall'indulto. “Questi emendamenti sono una vera e propria provocazione, inspiegabile alla luce del lavoro che abbiamo svolto insieme nella conferenza dei capigruppo”, così Nino Sallustio ha respinto la proposta del centrodestra che, pare, sia stata la risposta ad un manifesto fatto affiggere dall'opposizione in città, con cui si attaccava l'amministrazione su diversi fronti. “Quella – ha replicato Salvemini – è normale dialettica politica. Qui si vuole stracciare un accordo istituzionale raggiunto tra tutte le forze politiche”.
Ma il centrodestra non ha desistito e così, su un argomento così importante, la massima assise cittadina ha offerto lo spettacolo davvero desolante di una classe politica spaccata: da un lato la maggioranza a votarsi il suo documento e, dall'altro, l'opposizione che ha votato comunque il documento approvato all'unanimità dalla conferenza dei capigruppo. E ci piace chiudere questo articolo con le parole di Pino Amato che, in aperta polemica con quanto stava avvenendo nell'Aula G. Carnicella ha lasciato indignato i lavori del Consiglio, preferendo non partecipare alla votazione: “Non è possibile dividersi su queste cose. Mi chiamerete quando vi deciderete a discutere di cose serie”.
Per una volta tanto “chapeau!” per il consigliere dei “Popolari per Molfetta”.
Ecco il testo dell'ordine del giorno approvato, nella seduta dello scorso 30 ottobre, dal consiglio comunale con cui, di fatto, la maggioranza di centrodestra prende atto della gravità della situazione sul fronte dell'ordine pubblico e della sicurezza a Molfetta, anche in considerazione del fatto che la sparatoria del 10 ottobre non è altro se non l'ultimo episodio di un “crescendo di avvenimenti delinquenziali” in più circostanze segnalato, nel silenzio generale, da noi di Quindici:
“Il consiglio comunale, premesso:
• Che nella mattina del 10 ottobre 2006, in un crescendo di avvenimenti delinquenziali, si verificavano in pieno centro cittadino episodi criminosi di inaudita gravità che coinvolgevano in più sparatorie anche ignari cittadini;
• Che tali fatti si ripetono nella nostra città con preoccupante frequenza, destando timori e preoccupazioni nella cittadinanza, che avverte rischi sempre più incombenti per la propria incolumità;
• Che gli episodi predetti si inseriscono in uno scenario caratterizzato da un preoccupante abbassamento degli standard di legalità, del rispetto delle norme e delle regole di civile convivenza.
Tutto ciò premesso, considerata la gravità dei fatti e ritenendola una vera e propria emergenza sociale che richiede una immediata risposta delle Istituzioni cittadine;
Dato atto dell'efficace e tempestiva azione di tutela della comunità cittadina esercitata dal Sindaco e dalla Giunta anche con continue e sollecite relazioni inviate alla competente Prefettura;
Constatata l'assenza di concreti interventi, da parte delle altre concorrenti amministrazioni (Stato, Regione, Provincia), tesi alla risoluzione delle problematiche in premessa specificate (emendamento presentato dal consigliere di Forza Italia, Mario Amato. Ndr) ;
A seguito di approfondito dibattimento si conviene indispensabile:
• Un urgente incontro della Rappresentanza del Consiglio Comunale con Sua Eccellenza il Prefetto di Bari;
• Una azione organizzata e coordinata delle Forze dell'Ordine;
• Il completamento della presenza delle Forze dell'Ordine in città, tenuto conto della consistente espansione del centro urbano, delle nuove realtà delle aree industriali ed artigianali, dello sviluppo in fieri del nuovo porto commerciale e del controllo dei flussi di immigrazione;
• Una corsia preferenziale nel potenziamento del Corpo dei Vigili Urbani per attivare un efficace piano di sicurezza, con ottimizzazione delle risorse esistenti;
• Un deciso e costante controllo del territorio, con particolare riferimento alle periferie;
• Una azione mirata ad un efficace controllo del comparto ambulantato e dell'occupazione del suolo pubblico;
• Una puntuale verifica dell'utilizzo del patrimonio pubblico immobiliare;
• Una verifica dello stato attuativo del Piano Sociale di Zona ed, eventualmente, un aggiornamento sulla base delle problematiche oggetto del presente ordine del giorno”.