Il 22 giugno 1906, dalla sua campagna di Molfetta, dove stava “lavorando a distruggere in me – egli scrive – ogni impulso generoso tra le pecore, conigli, galline, ed altre bestie”, Francesco Picca informava Gaetano Salvemini, impegnato a Roma come membro della Commissione reale per la riforma delle scuole secondarie: “Del paese non so, né voglio sapere nulla; sento voci nell'aria che nel mese venturo vi saranno le elezioni amministrative parziali e che di recente si siano riscontrati consistenti ammanchi nella gestione del dazio”.
Di quest'ultimo fatto egli dà cenno in una successiva lettera del 30 luglio (inedita, come l'altra, in Archivio Salvemini, Istituto Storico della Resistenza in Toscana, Firenze). Per divagare Salvemini “dal lavoro pesante che aveva tra le mani” il Picca lo trattiene appunto “sulle cose della vita pubblica molfettese, che sono sempre divertenti ed allegre – egli scrive – se non ne pagassimo noi i capricci e le lordure. È vero che anderei troppo per le lunghe se volessi dirti di tutti gli avvenimenti che si sono svolti in questo ultimi mesi. Te li accenno per sommi capi e per quanto mi vien riferito, giacché io di persona non occupandomi di tali cose, non mi curo di controllarne la verità”.
La voce, “da chi creduta, da altri no, di irregolarità, di sottrazioni dalla cassa del dazio” – scrive il Picca – si era sparsa “da circa due mesi fa”. “Immantinenti” Alessandro Guidati, consigliere comunale socialista, “dopo essersene accertato con prove irrefutabili, fece iscrivere analoga interpellanza all'ordine del giorno del Consiglio. L'Amministrazione comunale (repubblicana) che n'era stata avvertita parecchio tempo prima e non si era dato pensiero alcuno, allora solo si scosse e incominciò a vedere e a far sapere alla chetichella di un ammanco di un migliaio e mezzo di lire, poi di cinquemila, infine riconosciuto per circa 14 mila lire dal colpevole, …l'istesso, repubblicanissimo, Direttore del dazio”. Di questi si trova menzione l'anno prima in Corriere delle Puglie, per aver scritto, come Presidente della locale sezione dazieri, una lettera al Ministro delle Finanze (17 gennaio) e per aver partecipato al 1° Congresso Meridionale per Segretari ed impiegati degli Enti locali a Bitonto (7 – 8 agosto).
“Si vociferò – scrive ancora il Picca – che nell'affare stessero complicati degli assessori e anche uno dei consiglieri provinciali della città. Intanto si fecero pressioni presso Guidati perché ritirasse l'interpellanza. Questo tenne duro e, nel frattempo, si accomodarono le cose mercé l'intervento della famiglia del colpevole, la quale per salvare il congiunto dalla inevitabile galera si sobbarcò a pagarne le spese, rimanendo quasi sul lastrico.
“Finalmente dopo lungo tergiversare – prosegue il Picca – si arrivò a tenere Consiglio”. Guidati, che il 12 luglio provocò una polemica sulla gestione del Dazio in un foglio a stampa (v. in Biblioteca comunale G. Panunzio, Miscellanea di stampati, XI, f. 48), “munito di buone prove – continua il Picca – fece una splendida figura, assalì l'Amministrazione con violenza, la chiamò indegna di rimanere un altro istante a quel posto. Questa gli sfuggì innanzi e quasi gli chiese scusa. Ma dopo una settimana si va alla votazione dei 16 consiglieri sorteggiati (per la rinnovazione parziale del Consiglio), fra i quali il Sindaco (Vito Balacco) ed altri repubblicani.
“Ebbene – conclude il Picca – nelle elezioni (che si tennero la domenica 15 luglio) riesce in maggioranza la nota dell'Amministrazione con a capo proprio il Sindaco”. Gli altri eletti per la maggioranza, elencati in ordine di preferenze in Corriere delle Puglie del 17 luglio, furono: Capelluti, Fornari, Minervini, Pansini, De Ruvo, Panunzio, De Fazio, Candida, Ciccolella.
Per la maggioranza, “fu rieletto anche Guidati, che – scrive il Picca – si presentò da solo senza rappresentare verun partito: povero illuso, crede di far opera buona lottando per arrestare la putrefazione di quest'organismo fatalmente condannato e disfatto”.
Per la minoranza – riferisce ancora il Corriere del 17 – furono eletti Nuovo, Nisio e Spagnoletti. In tutto perciò 15 Consiglieri e non 16 come detto dal Picca. “La lista della maggioranza – conclude il cronista – venne fatta d'accordo dal dottore De Nichilo e dall'Amministrazione, partito politico dell'on. Pietro Pansini”. Mauro De Nichilo, ex Sindaco della città e grande amico del Pansini, era allora Consigliere provinciale insieme con Mauro Balocco, fratello del Sindaco, e Gioacchino Poli, tra l'altro, corrispondente del Corriere.
Inoltre, nella stessa lettera, il Picca scrive a Salvemini: “Per rendere onore a s. Corrado, che proprio in questi giorni si festeggia, son venute delle navi da guerra, fatte venire appositamente per opera del deputato repubblicano Pansini. Pezzenti allegri i Molfettesi, è vero?”.
Dei festeggiamenti di s. Corrado, tradizionalmente fissati alla seconda domenica di luglio con la solenne processione per le vie della città (ora non più in uso), non è chiaro il motivo del loro svolgimento nella seconda metà del mese, come risultano (dal Corriere delle Puglie) avvenuti anche in altri anni sia precedenti (1898, 1900, 1904, 1905) sia seguenti (1908, 1910). Regolarmente, invece, nella prima decade di luglio ebbe luogo nel 1903 la processione del Santo Patrono, del quale si festeggia quest'anno il IX Centenario della nascita.
Della venuta delle navi da guerra dà precise notizie invece il Corriere già sul numero del 6 luglio 1906, in cui informa che per il 20, 21 e 22 sarebbe venuta la squadra navale nel nostro porto, dove per il giorno 5 era attesa la corazzata Umberto I. Quel giorno entrò invece l'incrociatore Caprera al comando del capitano di corvetta Eugenio Falletti, con l'equipaggio di 100 uomini e 10 ufficiali, mentre aveva posposto il suo arrivo l'Umberto I, per l'assenza del suo comandante, on. Lucifero, impegnato alla Camera.
“L'on. Pietro Pansini, - scrive il giornale – interessato dal solerte presidente delle feste patronali Vitantonio Picca, aveva ottenuto dal Ministero questa speciale considerazione, che era stata accettata con viva simpatia dalla cittadinanza”.
Lo stesso giorno dell'arrivo del Caprera, in una lancia a vapore mandata dal comandante, furono a bordo il Sindaco Balacco con gli assessori Caffarelli, Attanasio e Roselli, Gioacchino Poli e la commissione delle feste presieduta da Vitantonio Picca. Poi, rilevati da parecchie carrozze, gli ufficiali con il comandante restituirono la visita al Sindaco al Municipio, dove vi fu un breve ricevimento.
Il “Caprera” partì poi la mattina del 6 in esercitazioni di tiro al largo della costa barese e rientrò nuovamente nel porto di Molfetta la mattina di giovedì 19 luglio, quando “la festa popolare del Santo di Baviera era entrata nel suo periodo ufficiale con il Caffè concerto tenuto in villa” (Corriere delle Puglie, 20 luglio 1906). La sera del 20 entrarono poi nel porto due torpedinieri, che si trattennero a Molfetta parecchi giorni (Corriere del 23 luglio).
Pasquale Minervini
(Centro studi molfettesi)