Quelle richieste di aiuto al sindaco per poveri, disoccupati e sfrattati
Speciale Don Tonino
Fui fortunato nella casualità della coincidenza temporale della “mia” Amministrazione della città con la guida pastorale della stessa e della diocesi ad opera del grande ed indimenticabile Vescovo Don Tonino Bello. Giovane, bello non soltanto di nome, amico di tutti specie dei più “poveri” e degli “ultimi”, determinato e “di frontiera”, pastore apparentemente “controcorrente”, anche con la Chiesa gerarchica stessa e le rappresentanze istituzionali per l’insufficienza dei relativi impegni e delle loro inadeguatezze, ma con tanta dolcezza ed amore unitamente alla fede ed alla speranza nella “primavera”, così come ne fece cenno nella Sua ultima omelia a pochi giorni prima della sua morte prematura. Non starò a riportare i tanti Suoi insegnamenti, la Sua umanità, la Sua “poesia” intrisa di realismo e di vita vissuta e “sperimentata”, il Suo Amore universale ed ecclesiale per tutti, anche per quelli — come i politici — che spesso “richiamava”. Quanti aneddoti e quanti episodi significativi, ne citerò uno soltanto: una mattina mi telefonò in Municipio come se fosse un cittadino qualsiasi, chiedendomi di poter essere ricevuto insieme a “qualche amico disoccupato”; immediatamente feci predispone la sala della Giunta e preparare il mio ufficio per riceverlo con la dignità che meritava. Arrivò subito, con uno stuolo di una cinquantina di cittadini, rifiutò ogni onore ed attenzione di circostanza, postosi seduto accanto a me e di fronte ai disoccupati e sfrattati mi sollecitò - ma con tanto amore e comprensione - ad attenuare alcune emergenze. Provvidi con gli assessori al ramo - servizi sociali e lavori pubblici - e con i relativi funzionari a riflettere ed a predisporre alcuni provvedimenti d’urgenza: da quell’episodio nacque anche l’iniziativa delle “case parcheggio” per gli sfrattati. Mons. Bello fu un Vescovo coraggioso e senza eccessive preoccupazioni o esteriorità relative alla Sua funzione ed alla Sua alta dignità: un giorno, nel ricevere il pubblico e nel cogliere alcune confidenze di uno dei tanti cittadini meno abbienti, dovetti preoccuparmi per l’ospitalità che - mi era stato riferito - Don Tonino dava qualche volta in episcopio, senza eccessi di cautela e con eccessivo amore cristiano persino a persone di dubbia moralità o con collegamenti, pur se marginali, con la magistratura. Quante volte, fra l’altro, ci sollecitava perché l’Amministrazione offrisse aiuti e sostegni di lavoro temporaneo per il “reinserimento sociale” di microdelinquenti o ex detenuti. Le difficoltà, l’imbarazzo per noi politici, ma l’Amore, quello vero e senza limiti che Don Tonino ci insegnava, avevano il sopravvento. E per concludere questa lunga ma importante parte della mia vita, non soltanto politica, non posso non fare riferimento all’esperienza vissuta da sindaco all’estero, con i cittadini e per i cittadini molfettesi “sparsi” nel mondo. L’Associazione “Molfettesi nel mondo” preesisteva alla “mia” Amministrazione, essendo stata fondata e meritoria-mente attivata dall’ex vice sindaco socialista Rodolfo Caputi. Va dato atto a Caputi della grande opera umana realizzata e che constatai di persona e direttamente recandomi nelle terre di emigrazione di molti molfettesi. Invitato e sollecitato dal Presidente Caputi, organizzammo diverse visite all’estero, con i pochi mezzi dell’Associazione, qualche modesto contributo dell’Amministrazione e soprattutto grazie alla calorosa e dignitosa “ospitalità” dei molfettesi d’America, Argentina ed Australia. Andammo in quelle terre lontane, con una piccola e rappresentativa delegazione e con il caro Vescovo Don Tonino accompagnato dal bravissimo Don Giuseppe de Candia. Gli incontri con i molfettesi ad Hoboken. in coincidenza anche con la festa della Madonna dei Martiri, le tante visite alle loro abitazioni e le tante feste, le visite di rappresentanza specie a Buenos Aires dal Presidente della Repubblica che ci ricevette con grandi onori, non tanto per noi quanto per la “colonia” dei molfettesi che rappresentavamo (quella della Boca era la più numerosa tra gli italiani, anche se la più povera, in Argentina), le sagre “a mare” come quella di Molfetta, della compatrona, la Vergine Santissima dei Martiri, portata a spalle su grandi motopesca dai marinai ed acclamata da migliaia e migliaia di emigranti molfettesi sventolanti i fazzoletti bianchi. Quanta commozione, quanti ricordi indelebili, quanto amore per Molfetta!). Sviluppammo anche e consolidammo i rapporti con due città per i relativi gemellaggi che poi formalizzammo: Gòrlitz e Fremantle, per l’appunto Gòrlitz, città del distretto di Dresda, nella Germania orientale, con la quale, ad opera dell’Amministrazione socialista Finocchiaro e la preziosissima opera del consigliere De Bari, preesisteva un patto di Amicizia all’epoca della Repubblica Democratica Tedesca. Sicché, quando la rappresentanza della mia Amministrazione, dietro sollecitazioni dello stesso Professor Donato De Bari, presidente del Comitato d’Amicizia, si recò nella bella cittadina ex comunista, dovemmo attraversare il famoso muro di Berlino e poi incontrare i dirigenti comunisti della Città di Görlitz. L’esperienza fu esaltante e ricca di tantissimi spunti e “dialoghi” per la democrazia che dopo qualche anno, all’indomani di una delle tante nostre visite nel 1989, vide la luce nella riunificazione tedesca successiva all’abbattimento del “muro” e del comunismo. Così, subito dopo, fu formalizzato a Molfetta con grande festa e cerimonia ufficiale il patto di gemellaggio con la città di Görlitz alla quale venne peraltro intitolata una importante strada della nuova zona di espansione della città.