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Quei giorni di vendita possono fare la differenza
15 dicembre 2018

Ha forse Prometeo rubato una seconda volta il fuoco perché i negozi rimangano aperti anche le domeniche e i festivi? È questo che probabilmente ha pensato Luigi Di Maio quando ha avanzato, assieme alla Lega di Matteo Salvini, la proposta dello stop al lavoro nei week-end e nei festivi. Senza fare i conti con il vaso di Pandora che ne sarebbe derivato. Quello che sprigiona il ribasso della vendita, la riduzione del lucro, il precariato e talvolta il licenziamento. E in fondo al quale resta ancora intrappolata una speranza: quella del rispetto della dignità del lavoratore. La domenica e i festivi giorni di riposo per i negozianti o pagati come straordinari? Al primo posto l’umanità o il guadagno? Effettuando interviste presso Gran Shopping Mongolfiera, Puglia Outlet Village e Molfetta Centro, “Quindici”, dopo l’inchiesta pubblicata sulla rivista mensile di ottobre, continua, nel periodo che precede il Natale, a far emergere le aspettative e le speranze dei primi che, a legge approvata, andrebbero a sostituire le mura del lavoro con quelle di casa propria. O con quelle dei borghi e delle località turistiche che i leghisti auspicano di valorizzare. Francesca, 29 anni, commessa (Gran Shopping Mongolfiera) «Personalmente sono d’accordo con Di Maio. A prescindere dal contratto di lavoro, che sia a tempo determinato oppure indeterminato, la proposta è da condividere. Non tanto per quel che concerne le domeniche, quanto per quel che riguarda i festivi. Sono giorni da trascorrere in famiglia, e lo sono per tutti. Siamo esseri umani anche noi commessi e, come tutti, abbiamo bisogno di relax». Alessandra, 30 anni, commessa (Gran Shopping Mongolfiera) «La dignità dei lavoratori vale per tutti, non solo per gli impiegati presso i centri commerciali. Non sono ben informata sulla proposta avanzata da Di Maio e dai leghisti, ma penso che l’orario di apertura domenicale e festivo dei centri commerciali vada regolamentato. Sarebbe opportuno lavorare per 4 oppure 8 domeniche all’anno e per qualche festività. Ma non per tutti, è questione di giustizia ed equilibrio». Gabriele, 37 anni, commesso (Gran Shopping Mongolfiera) «Sento di potermi esprimere a favore della chiusura domenicale e festiva del centro commerciale. Ma con una legge che sia chiara e valida per tutti, una legge che stabilizzi precisi regolamenti, infranti i quali scattino salate multe. È un’ottima idea per evitare gli escamotage da parte di chi, pur di tutelare i propri affari a discapito di quelli altrui, terrebbe aperto il proprio centro commerciale o la propria attività anche di domenica e nei giorni festivi, andando contro legge. Lavorare di più il sabato sarebbe un’altra idea. Il sabato è un giorno d’acquisto come la domenica, verrebbero in questo modo salvaguardate le vendite. Ma a prescindere da questo bisogna fare di tutto perché si eviti il gioco sporco e in questo solo i politici hanno il coltello dalla parte del manico». Chiara,40 anni, commessa (Gran Shopping Mongolfiera) «Sono abbastanza neutrale per quanto riguarda la questione, ma credo fermamente che se la proposta si concretizzi in legge ci sarebbe una forte decadenza per la maggior parte degli esercizi commerciali. Riduzione delle vendite, meno domanda di personale. È necessario far bene i conti anche con questo». Cristina, 22 anni, commessa (Gran Shopping Mongolfiera) «A me conviene lavorare di domenica. Il mio non è proprio un lavoro stabile, ma credo che la spesa non sempre valga l’impresa. In questo caso più che di spesa si tratta di fatica. Il lavoro di domenica e nei giorni festivi non è considerato straordinario. Se penso alle mie colleghe che oltre ad essere commesse sono prima di tutto mamme, credo sia giusto tutelarle. Ritengo inconcepibile che sia preclusa ad un bambino la possibilità di crescere con la propria madre perché il lavoro chiama anche in quelli che dovrebbero essere momenti di riposo, specialmente i festivi. Noi non vendiamo beni primari, siamo un negozio di abbigliamento, si tratta di acquisti per cui si può anche attendere un po’. Magari anziché una chiusura totale si potrebbe pensare ad una parziale: perché no due domeniche al mese per fare in modo che le commesse dello stesso esercizio commerciale possano alternarsi». Michele, 45 anni, commesso (Puglia Outlet Village) «L’incremento delle vendite è concentrato nel fine settimana. La chiusura dei negozi tutte le domeniche, a mio parere, porterebbe alla chiusura definitiva dell’attività commerciale, la cui situazione è già piuttosto critica per via della tendenza agli acquisti online. Basterebbe restare chiusi una domenica al mese per accontentare sia i venditori sia i consumatori». Luca, 30 anni, commesso (Puglia Outlet Village) «L’inizio del mio lavoro è coinciso con il periodo in cui si parlava esattamente dell’opposto di questa proposta, allora si promuoveva l’apertura dei centri commerciali di domenica e nei festivi. Ora il mondo sta cambiando, talvolta si sfocia nello sfruttamento, ma ritengo che la chiusura totale rappresenterebbe una grande flessione. Tuttavia non è completamente una cattiva proposta quella di di Maio: la vedo mirata alla tutela di quegli interessi personali che spesso vengono ignorati o comunque sottovalutati. Credo che a riguardo ci sia molta omertà, ed è per questo che voglio parlare con sincerità; ci si lamenta tanto e spesso quando ci viene chiesta la nostra ci tiriamo indietro per tutelare gli affari. Siamo tutti bravi a dire “Io voglio lavorare di domenica”, ma questo è il pensiero con mero fine lucrativo. Chi non sbuffa a trovarsi coinvolto in tutti i turni festivi e domenicali? Gli stessi che poi, ormai, non valgono più come straordinari. Se ci torna indietro il 30% è già tanto. Scegliere i periodi propizi per la vendita per le aperture straordinarie sarebbe un’ottima soluzione». Pasquale, 33 anni, commesso (Puglia Outlet Village) «I dipendenti dovrebbero avere alcune domeniche libere e altre no, fare tutti i festivi e le domeniche pagati come giorni feriali non è affatto giusto. Per ovviare al crescente precariato un’idea potrebbe essere quella di assumere dei giovani in cerca di impiego, anche momentaneo, che lavorino di domenica con gli adeguati incentivi». Paola, 30 anni, commessa (Molfetta Centro) «Le domeniche e i giorni rossi sul calendario sono sacri. E dovrebbero restare tali per tutti. Per quanto concerne la mia attività credo che scegliere di restare aperti nei periodi in cui si vende di più sia la soluzione migliore». Federica, 39 anni, commessa (Molfetta Centro) «Sono d’accordo perché la domenica è giorno di riposo per tutti. I festivi sono tali per tutti. Come tante altre categorie di lavoratori, abbiamo il diritto di riposare anche noi». Claudia, 37 anni, commessa (Molfetta Centro) «Il mio è un negozio che a livello di prodotti ha poco da competere a livello i centri commerciali. Chiudere la domenica e i festivi? Possono decidere ciò che vogliono, ma puntare alla diversificazione delle merci, in modo tale da renderle non concorrenziali, resta per me la trovata migliore. In questo modo i consumatori, trovandosi di fronte a generi di prodotti completamente differenti, se hanno necessità di fare un determinato acquisto e non possono trovarlo altrove, si recano al centro commerciale non appena hanno tempo. E questo non va a discapito di nessuno». Gianluca, 32 anni, commesso (Molfetta Centro) Per quanto riguarda il mio esercizio commerciale non sarà l’approvazione della riforma di di Maio a fare la differenza. Il mio negozio di domenica resta chiuso, tuttavia penso che nei centri commerciali l’apertura domenicale e nei festivi sia decisiva. Restare aperti di domenica significa vendere e vendere significa guadagnare. In che modo, una volta approvata la chiusura dei centri commerciali, si andrebbero a tutelare i diritti di chi ci lavora? L’ideale sarebbe la chiusura a domeniche alterne». Teresa, 38 anni, commessa (Molfetta Centro) «Devo in un certo senso sdoppiarmi per rispondere a questa domanda. Come commerciante anch’io punto a sbaragliare la concorrenza e voto a favore della chiusura dei centri commerciali di domenica e durante le festività. Ma da persona umana non posso sottovalutare le necessità che si celano dietro queste aperture straordinarie. Oltre al fatto che Molfetta ha due centri commerciali che a mio parere possono essere valorizzati molto e che andrebbero a perdere affluenza se restassero chiusi ogni weekend, io penso all’aspetto economico della questione. Che fine farebbero molti posti di lavoro? Vogliamo o no dare il maggior numero di possibilità di impiego agli italiani?». © Riproduzione riservata

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