Quante occasioni mancate di sviluppo nel territorio
Sindacati, istituzioni, imprenditori e professionisti a confronto
Quanto e cosa conosce il cittadino medio riguardo la produttività del proprio Paese? Delle risorse e delle mancanze da esso possedute? Dei suoi risultati e dei suoi fallimenti? Le risposte a queste domande hanno rappresentato il tema di una serata relativa al primo di uno dei due convegni intitolati “Occasioni mancate”, tenutisi all’Istituto Alberghiero di Molfetta (sede Apicella). Fulcro del dibattito, il territorio barese e dintorni. All’evento hanno partecipato i segretari dei sindacati CGIL, CISL e UIL e il sindaco di Giovinazzo, Tommaso Depalma. L’introduzione spetta a Lillino Di Gioia, coordinatore CISL Molfetta, il quale ringrazia l’ospitalità e la costante disponibilità del preside dell’istituto, Antonello Natalicchio, e parte col sottolineare come la città di Molfetta sia piena di capacità e risorse e di come queste ultime l’abbiano portata alla gloria, in passato. Ma dopo questo elogio, passa subito ad un lato dolente: l’emigrazione. Nell’arco degli ultimi quindici anni Molfetta ha perso ben 9.000 abitanti, e tra il 15- 20% dell’intera popolazione giovanile, che lascia il paese per recarsi in altre città italiane o all’estero. A tal proposito, lo scorso anno è stato presentato nell’aula del Consiglio Comunale, dinanzi ai segretari sindacali, alla Giunta e allo stesso sindaco, una piattaforma programmatica che voleva essere un modo per aprire a tutto campo nella città una svolta per la fase di grande stallo che stava attraversando il paese, e che andasse a riparare e compensare tutte le sue occasioni mancate. Il suo obiettivo si rivelava in due parole chiavi: sviluppo e occupazione. “I risultati dove sono?”, si chiede Di Gioia. E del piano regolatore progettato già nel 1986 e approvato definitivamente nel 2001, che prevedeva lo sviluppo di lavoro e abitazioni, accompagnato da un piano di studi che individuasse le strutture edilizie da poter erigere? “Sono passati diciotto anni da allora, cosa è cambiato?”. Sarà per via di queste opportunità perdute che Molfetta ha perso il 3% della popolazione. Delle indagini statistiche hanno dimostrato che la fascia produttiva della popolazione (25-64 anni) è la più bassa a Molfetta. Specchio, questo, di una realtà pugliese dove il numero di anziani è nettamente superiore rispetto a quello dei giovani. Federico Pirro, professore di storia dell’industria dell’università di Bari, amplia le occasioni mancate al capoluogo barese e alle città limitrofe. Muovendo dal fenomeno dell’emigrazione che vede fuori dal territorio metropolitano 320.000 abitanti su 1.200.000, passa ad evidenziare le risorse produttive possedute dai paesi circostanti, che vengono tristemente trascurati e che invece portano avanti gran parte della produttività del territorio. E ne fa degli esempi concreti: l’azienda locale Casillo di Corato, nota per l’attività molitoria e per la commercializzazione di grano (nel 2018 ha fatturato 1.980.000.000 di euro, quattrocento milioni in più rispetto all’anno precedente); De Santis, azienda locale di Bitonto che si occupa della produzione d’olio extra-vergine d’oliva (supera di poco i 100.000.000 di fatturato); Exprivia, multinazionale di Molfetta che si occupa di progettazione e sviluppo di tecnologie software innovative e di prestazione di servizi IT per il mercato bancario, medicale, industriale, telecomunicazioni e Pubblica Amministrazione (623.000.000 di fatturato lo scorso anno). Questi dati lasciano inevitabilmente trasparire un’occasione mancata, ossia prendere in considerazione solo e soltanto le attività aziendali strettamente baresi che, certamente, non hanno un livello di produzione indifferente ma presentano comunque un fatturato inferiore rispetto ad aziende appartenenti a paesi confinanti. Si è trasformato nel tempo in occasione mancata anche il piano regolatore che ha prodotto degrado, caratteristica del nonluogo. Determinate aree di Molfetta non hanno identità, perché sono state abbandonate a sé stesse. Questo nuoce gravemente al tessuto urbano così come al turismo, risorsa preziosa per la città. “Necessario un disegno di legge che verte nella direzione del recupero di queste mancanze e nell’investimento di forze che si trasformino in energia nuova. Questo è il nostro obiettivo”, sostiene Giuseppe Boccuzzi, segretario provinciale CISL di Bari. L’aspetto sul quale tutti concordano senza ombra di dubbio è lo stesso: poche chiacchiere e più fatti. Piuttosto che restare a passarsi la palla e a raccontarsi sempre i soliti discorsi, sarebbe molto più intelligente e produttivo sedersi tutti insieme attorno ad un tavolo ed elaborare delle soluzioni concrete, affinché le occasioni non si definiscano più mancate e il paese possa avviarsi verso un vero sviluppo. © Riproduzione riservata
Autore: Francesca Perchiazzi