MOLFETTA - In che misura le fonti energetiche, la demografia, le materie prime, le nuove tecnologie, l'ambiente e l'evoluzione del clima influenzeranno la storia che ci attende? Lo spiega il libro “Il futuro è già qui” di Giancarlo Elia Valori (foto) edito da Rizzoli, presentato a Molfetta dal sindaco sen. Antonio Azzollini, dalla dott.ssa Celestina Tinelli, componente del consigli superiore della magistratura e dall’avvocato dello Stato Francesco Cocco.
Azzollini ha rivendicato la presenza della politica e di alti valori nella governance del bene pubblico, soprattutto perché – ha sostenuto - si va verso l’amministrazione del potere che prevede confini molto più ampi di quelli a cui siamo tutt’oggi abituati a considerare. Il fatto che si usi il neologismo politico “Chimerica” per indicare lo sviluppo dei lavori tra Cina ed America la dice lunga sullo stato delle cose in gioco.
Il sindaco ha poi posto l’accento sul vertice mondiale che si terrà in questi giorni a Copenaghen, che avrà come tema la salvaguardia del bene ambientale in grado di provocare una nuova dislocazione del potere mondiale in quanto capace di stabilire nuovi flussi demografici, finanziari, politici. Ha poi evidenziato l’enorme mole di investimenti in Africa che, allo stesso modo, come ha ricordato anche l’avvocato dello Stato Francesco Cocco, è il sogno mai realizzato pienamente dai cinesi sin dal lontano XVI secolo tempo in cui la Cina con la sua flotta organizzava spedizioni di colonizzazione in Africa. Per tornare al tema dell’incontro, nel libro di Giancarlo Elia Valori, Cocco determina che il futuro non è altro che la preparazione oggi, a ciò che accadrà domani.
Traendo spunto da quello che successe ieri durante la Rivoluzione Industriale in Gran Bretagna, allorquando gli inglesi pensarono che l’invenzione del telaio meccanico nelle aziende tessili potesse determinare la barra di comando nelle relazioni industriali mondiali, dimenticando che l’impero Ottomano poteva far leva sulla fornitura della materia prima, così oggi può determinarsi allo stesso modo di tre secoli or sono, per ciò che riguarda il gas proveniente dagli stati baltici attraverso la Turchia. Per tutta questa serie di considerazioni è importante avere uno stato unito possibilmente allargato come può essere l’Europa.
Nel suo intervento, la dott. ssa Celestina Tinelli ha sottolineato come questo libro facci della geopolitica la materia fondamentale, sostenendo che l’economia intesa come scienza in tempo di pace e non di guerra, debba essere asservita a quest’ultima. Poi ha analizzato i flussi delle masse che si trasferiscono provocando un aumento dei costi sia sanitari che pensionistici, e ricordando come debba essere deciso in ambito ONU il trasferimento dei flussi finanziari occorrenti al soddisfacimento dei beni e dei servizi del movimento demografico succitato.
L’interesse è cresciuto quando ha preso la parola l’autore del libro Giancarlo Elia Valori, proponendo una vera e propria “Lectio Magistralis”. Sulla cresta dell’onda sin dai tempi, era il 1984, della RAI di Ettore Bernabei prima e di Beniamino Finocchiaro poi, definito dai più come uomo di potere, scrittore intriso da spirito imprenditoriale, erede dei dogi veneziani, si autodefinisce cittadino del mondo. Ritiene, citando Kenz, che in fatto di scenari il prevedibile non accade mai, perché si verifica sempre l’inatteso. Sciorina con invidiabile efficacia le materie che occorre analizzare al fine di elaborare la giusta strategia e vincere così le difficoltà che il futuro può preservarci. Sicché energia, ambiente, demografia, finanza, economia, e comunicazioni devono essere esaminate puntualmente.
Per favorire una precisa penetrazione dei mercati Valori ritiene che le PMI debbano consorziarsi, anche per sconfiggere sui mercati i grandi gruppi finanziari internazionali organizzati, e nel libro sostiene altresì che l’imprenditoria italiana deve essere in grado di acquisire a buon mercato le imprese manifatturiere in giro per il mondo.
Oggi ci sono due strade che riguardano l’attività economica e demografica mondiale: una riguarda la cosiddetta “Via della Seta” che percorre la Turchia e finisce in Cina, l’autore la ritiene una strada irta di difficoltà e per questo perdente per l’economia italiana, l’altra, che strizza di riflesso l’occhio alla regione balcanica, prevede il Mediterraneo e le sue regioni, attraverso le strade che partono dalla Puglia e dalla Calabria, come epicentro di tutti i traffici economici, con la porta di Israele e della Palestina che aprono all’Africa, percorrendo tutto il continente fino alla Nigeria, determinando la nascita di nuovi mercati sia in termini di sbocco per gli Stati industrializzati, che in termini di approvvigionamento di materie prime, senza tralasciare l’acquisizione di nuova manodopera propriamente detta.
E’ stato un fiume in piena l’autore, e, come non trovare il consenso quando parla di società multirazziale, quando riesce a far a meno delle differenze religiose che ci sono in giro per il mondo, se definisce fondamentale la valorizzazione del bene ambientale, se parla di pace come elemento di sviluppo dei popoli?