Recupero Password
Protesta scuola, domani Molfetta scende in piazza per il diritto allo studio
23 novembre 2012

MOLFETTA - «Ci stanno provando dal 2008, quando per la prima volta il disegno di legge 953 presentato dalla deputata PdL Valentina Aprea sanciva la privatizzazione degli istituti superiori: allora grazie al movimento studentesco dell'Onda Anomala riuscimmo ad impedire la sua discussione in parlamento». Sono giorni di mobilitazione studentesca a Molfetta che Quindici sta documentando nelle sue varie forme e manifestazioni. Numerose le associazioni presenti, tra cui anche il Collettivo Student* Molfettesi in Lotta, uno dei più attivi a Molfetta per la difesa del diritto allo studio e della scuola pubblica sin dalla sua istituzione.

I tre punti fondamentali del progetto di legge, che prosegue nell'iter di consultazione ed approvazione nelle due camere, portato avanti da PdL, PD e UdC sono l'abrogazione delle norme che regolano la rappresentanza e l'eliminazione di tempi e spazi di democrazia partecipativa, l'introduzione dell'Invalsi all'interno del sistema di valutazione, limitante le capacità critiche degli studenti e l'autonomia didattica dei docenti e l'introduzione dei consigli dell'istituzione scolastica quale cavallo di Troia per l'ingresso dei privati all'interno delle scuole, i quali avrebbero la possibilità di definire l'offerta formativa e gli obiettivi didattici, depotenziando i consigli dei docenti.

Di fronte a questo progetto organico di «distruzione pubblica» del diritto allo studio all'interno degli istituti, si sta registrando, giorno dopo giorno, un sempre più profondo e radicale malessere da parte di famiglie, docenti e studenti, preoccupati non solo del  presente, ma anche del futuro proprio e dei propri cari.

«Anche a Molfetta i Consigli dei docenti hanno redatto diversi documenti in cui si stigmatizza la miopia del governo che, con tagli sempre più consistenti allo stato sociale e ai settori pubblici dell'istruzione e della sanità, favorisce i privati, facendo pagare la crisi alle fasce più deboli della popolazione - spiega il Collettivo Student* Molfettesi in Lotta -.

I professori stanno promuovendo forme di protesta inedite, quali il blocco totale del piano dell'offerta formativa, mentre gli student* stanno organizzando all'interno delle proprie scuole forme di autogestione didattica, volte a rallentare l'intercedere dei programmi didattici ministeriali».

Perciò, studenti e docenti hanno indetto, in occasione dello sciopero generale dei lavoratori del mondo della conoscenza di sabato 24 novembre, con ritrovo alle 8:30 in Piazza Aldo Moro, una manifestazione cittadina che coniughi alle proteste contro tagli alla scuola pubblica e riforma ex-Aprea anche vertenze sul diritto allo studio da portare avanti a livello locale.

«Invitiamo la cittadinanza molfettese e non - scrive il Collettivo - ad aderire in massa alla nostra manifestazione, per porre questa data nella scia della manifestazione nazionale contro l'Austerity del 27 ottobre e dello Sciopero Generale Europeo del 14 Novembre scorso, per costruire dal basso un movimento che mandi a casa questo governo tecnico, capace, forte del sostegno bypartisan, di fare danni peggiori dei precedenti governi politici di destra e centro-sinistra».

 

© Riproduzione riservata

 

 

Nominativo
Email
Messaggio
Non verranno pubblicati commenti che:
  • Contengono offese di qualunque tipo
  • Sono contrari alle norme imperative dell’ordine pubblico e del buon costume
  • Contengono affermazioni non provate e/o non provabili e pertanto inattendibili
  • Contengono messaggi non pertinenti all’articolo al quale si riferiscono
  • Contengono messaggi pubblicitari
""
Anno Domini 1951. – ………..ma per i più la vera soluzione andava ricercata nella riduzione del flusso dei laureati attraverso l'introduzione del numero chiuso. La tesi che l'unica via d'uscita consistesse in una revisione dei meccanismi che regolavano l'offerta di forza lavoro qualificata e dunque una trasformazione del sistema scolastico fu abbracciata subito anche dalla classe dirigente. Quest'ultima, tuttavia, impiegò un periodo di tempo relativamente lungo alla formulazione di un progetto organico e articolato di cambiamento che affrontasse tutti i problemi dell'istruzione, dalle elementari fino all'università. Il processo di elaborazione del programma di politica scolastica della borghesia durò infatti circa quattro anni, dal 12 aprile 1947, giorno in cui fu istituita la Commissione Nazionale di Inchiesta per la riforma della scuola, fino al 13 luglio 1951, quando Gonella presentò alla Camera il disegno di legge NORME SULL'ISTRUZIONE. I lavori della Commissione Nazionale di Inchiesta andarono avanti fino al 30 aprile 1949. Essa si mosse in diverse direzioni: si fece promotrice di alcuni convegni e curò la pubblicazione di 16 fascicoli della rivista “La riforma della scuola”; preparò un questionario con oltre 200 domande, riguardanti praticamente tutti gli aspetti dell'istruzione italiana, che fu inviato al personale scolastico ai vari livelli, dai maestri fino ai rettori, organizzò, valendosi della collaborazione di una speciale Commissione di accertamento, l'ispezione di un gran numero di scuole per raccogliere informazioni sulle loro condizioni “spirituali e materiali”. Partendo dalle conclusioni della Commissione Nazionale, il Ministro della Pubblica Istruzione Gonella stendeva uno schema provvisorio di riforma generale della scuola che nell'agosto del 1949 diventava il documento di lavoro di una nuova Commissione ministeriale. Sulla base della relazione presentata da questa Commissione nel gennaio del 1950 e del parere espresso successivamente dal Consiglio Superiore, Gonella formulava la versione definitiva del programma di riforma che presentava al Parlamento nel 1951. I 154 consigli di facoltà riconobbero concordemente l'esistenza di un numero eccessivo di studenti universitari rispetto alle possibilità di assorbimento del mercato e sostennero che una delle cause più importanti di questo squilibrio doveva ricercarsi nel fatto che veniva richiesta la laurea anche per “modesti uffici”. Per lo “sfollamento delle università” il questionario prospettava sei diverse misure: esami di ammissione all'università, numero chiuso, esami scritti prima degli orali, sbarramenti durante il corso degli studi, controlli di frequenza, aumento delle tasse. Cosa ancor più importante, la maggioranza dei consigli di facoltà mostrò di condividere l'opinione espressa tre anni prima dal rettore dell'ateneo fiorentino (“il problema delle università si risolverà prima di tutto nelle scuole medie”) e proposero una “maggiore azione selettiva delle Scuole medie”come la più efficace misura di “sfollamento” degli istituti di istruzione superiore.
Quindici OnLine - Tutti i diritti riservati. Copyright © 1997 - 2025
Editore Associazione Culturale "Via Piazza" - Viale Pio XI, 11/A5 - 70056 Molfetta (BA) - P.IVA 04710470727 - ISSN 2612-758X
powered by PC Planet