Recupero Password
Primarie del centrosinistra a Molfetta, Vito Copertino: ritrovare l'unità a sinistra
05 dicembre 2005

MOLFETTA – 5.12.2005 Dopo il risultato elettorale delle primarie per la scelta del candidato sindaco del centrosinistra a Molfetta (di cui "Quindici" ha dato in anteprima assolluta tutti i risultati), che ha visto la vittoria di Lillino Di Gioia con il 40,8% dei voti, si è aperta la fase della riflessione che vede una prima dichiarazione di uno dei candidati, Vito Copertino (nella foto), che conferma la volontà di una ritrovata unità a sinistra per battere la destra. “Di fronte alla crisi e al declino della città di Molfetta – dice Copertino in un comunicato -, le elezioni primarie per la scelta del candidato sindaco del Centrosinistra hanno evidenziato la diffusa voglia di partecipazione dei cittadini al cambiamento effettivo nella vita amministrativa della comunità molfettese. Questo risultato è stato conseguito anche grazie all'attivo concorso dei movimenti e delle associazioni che hanno sostenuto la mia candidatura. Ringrazio il Movimento del Buon Governo, Le Passioni di Sinistra, Madre Terra e il Laboratorio di Città partecipata, per aver proposto la mia candidatura, e i numerosi cittadini che hanno scelto di sostenerla. Sono preoccupato per il fatto che alcuni esponenti del centrodestra molfettese abbiano voluto entrare in una prova di consultazione democratica a cui sono estranei, col rischio di modificare il significato avanzato di una coalizione candidatasi al cambiamento politico, sociale, economico e morale del governo cittadino. Il contenuto alternativo espresso dall'Unione e dal Centrosinistra nei documenti programmatici e nel codice etico sono fondamento immodificabile dell'azione futura della coalizione in vista delle elezioni amministrative della prossima primavera e non possono essere minimamente mutati da una lettura in chiave moderata dell'esito delle elezioni primarie. Sono convinto che la ritrovata unità di tutte le forze di sinistra, partiti, associazioni, movimenti, può costituire la più ferma garanzia che il programma del centrosinistra punti sia all'obiettivo della rottura con il passato che al reale cambiamento, verso una città migliore, libera dal potere della speculazione e del malgoverno”.
Nominativo  
Email  
Messaggio  
Non verranno pubblicati commenti che:
  • Contengono offese di qualunque tipo
  • Sono contrari alle norme imperative dell’ordine pubblico e del buon costume
  • Contengono affermazioni non provate e/o non provabili e pertanto inattendibili
  • Contengono messaggi non pertinenti all’articolo al quale si riferiscono
  • Contengono messaggi pubblicitari
""
Il risultato è paradossale: che il voto sia stato inquinato o no, la stragrande maggioranza di coloro che sono andati a votare considerano Di Gioia come, fra le quattro, l'alternativa peggiore: un disastro per lo stesso Lillino Di Gioia che non ha alcuna speranza di farsi votare da buona parte dell'elettorato che pure, a questo punto, dovrebbe sostenerlo. Questo vuol dire che il metodo di voto era sbagliato. Non le primarie che trovano ragione nello scollamento – avvertito diffusamente – fra partiti e cittadini. Se propiro non si voleva accettare un sistema di voto basato su preferenze multiple, come ho sostenuto a lungo, sarebbe bastato aggiungere nel regolamento delle primarie il secondo turno e non staremmo qui a piangere. Ma chi non l'ha voluto? Chi ha utilizzato lo spauracchio delle primarie per tentare di forzare una convergenza sul proprio nome o sul candidato del proprio partito: le primarie per costoro erano il male da evitare, non una occasione di confronto e di crescita. Bisogna registrare in questo la presenza di tre elementi culturali diversi ma in questo caso convergenti: una tradizione che risale alla tradizione leninista del partito come avanguardia del movimento, una tradizione di ispirazione cattolica che vede nel politico il buon pastore e nell'elettorato un gregge da guidare e, infine, la struttura di potere familista che ingabbia questa città in una morsa di interessi. Per i portatori di queste tradizioni culturali, l'allargamento degli spazi di democrazia e partecipazione non costituisce un obiettivo utile. Così il primo tentativo di "vere" primarie in Italia si è trasformato in un salto nel buio. La cosa tragico/divertente è che molti di coloro che non hanno voluto che le primarie fossero un esercizio di democrazia adesso, facendosi forti di un disastro che hanno provocato, indicano le primarie come uno sbaglio in sè. Con questo, in quanto dirigente dei DS, non intendo assolutamente chiamarmi fuori dalle responsabilità che mi competono. Non sono evidentemente stato capace di far comprendere fino in fondo il mio punto di vista, cosa di cui mi dolgo profondamente.
Il risultato è paradossale: che il voto sia stato inquinato o no, la stragrande maggioranza di coloro che sono andati a votare considerano Di Gioia come, fra le quattro, l'alternativa peggiore: un disastro per lo stesso Lillino Di Gioia che non ha alcuna speranza di farsi votare da buona parte dell'elettorato che pure, a questo punto, dovrebbe sostenerlo. Questo vuol dire che il metodo di voto era sbagliato. Non le primarie che trovano ragione nello scollamento – avvertito diffusamente – fra partiti e cittadini. Se propiro non si voleva accettare un sistema di voto basato su preferenze multiple, come ho sostenuto a lungo, sarebbe bastato aggiungere nel regolamento delle primarie il secondo turno e non staremmo qui a piangere. Ma chi non l'ha voluto? Chi ha utilizzato lo spauracchio delle primarie per tentare di forzare una convergenza sul proprio nome o sul candidato del proprio partito: le primarie per costoro erano il male da evitare, non una occasione di confronto e di crescita. Bisogna registrare in questo la presenza di tre elementi culturali diversi ma in questo caso convergenti: una tradizione che risale alla tradizione leninista del partito come avanguardia del movimento, una tradizione di ispirazione cattolica che vede nel politico il buon pastore e nell'elettorato un gregge da guidare e, infine, la struttura di potere familista che ingabbia questa città in una morsa di interessi. Per i portatori di queste tradizioni culturali, l'allargamento degli spazi di democrazia e partecipazione non costituisce un obiettivo utile. Così il primo tentativo di "vere" primarie in Italia si è trasformato in un salto nel buio. La cosa tragico/divertente è che molti di coloro che non hanno voluto che le primarie fossero un esercizio di democrazia adesso, facendosi forti di un disastro che hanno provocato, indicano le primariecome uno sbaglio in sè. Con questo, in quanto dirigente dei DS, non intendo assolutamente chiamarmi fuori dalle responsabilità che mi competono. Non sono evidentemente stato capace di far comprendere fino in fondo il mio punto di vista, cosa di cui mi dolgo profondamente.



















Quindici OnLine - Tutti i diritti riservati. Copyright © 1997 - 2025
Editore Associazione Culturale "Via Piazza" - Viale Pio XI, 11/A5 - 70056 Molfetta (BA) - P.IVA 04710470727 - ISSN 2612-758X
powered by PC Planet