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POLITICA - Il centro-sinistra incapace di trovare un accordo
A pochi mesi dalle elezioni Tommaso Minervini ancora unico candidato sindaco
15 febbraio 2001
di Lella Salvemini
Almeno in questo numero di "Quindici", siamo già a febbraio, avremmo voluto indicarvi il nome del candidato sindaco che lo schieramento di centro sinistra contrapporrà a Tommaso Minervini. Nulla da fare, invece, niente nome, niente composizione dello schieramento, nebbia fitta sui programmi. Fare la cronaca di quel che accaduto nell’ultimo mese è allo stesso tempo complicato e semplice, semplice perché basterebbe una sola parola, nulla, complicato se si vuol provare ad andare a fondo a questo nulla.
La proposta dei Ds
Nel numero di gennaio vi abbiamo reso conto della candidatura dell’avvocato Mino Salvemini, avanzata dai Ds. Pareva la quadratura del cerchio, uomo di sinistra, ma non strettamente di partito, quindi tale da accontentare anche le esigenze della società civile, simpatizzante della passata amministrazione, ma non direttamente identificabile con essa, così da risolvere in un colpo solo l’impasse della continuità discontinuità con l’esperienza Guglielmo Minervini. Democratici, Comunisti italiani e, in un secondo momento, Percorso, hanno accettato questa candidatura, gli altri partiti ne hanno preso le distanze, adducendo varie motivazioni. Ufficialmente di metodo, in quanto i Ds avrebbero fatto uno strappo, imponendo il loro candidato, senza testare precedentemente il gradimento degli alleati. Questo nelle dichiarazioni di circostanza, in realtà il clima al tavolo deve essere diventato simile a quello di una cena di Natale a casa Borgia, non si sono risparmiati veleni e dietrologie. Analisi del sangue non tanto al candidato, sulla cui persona nessuno ha avuto nulla da dire, ma su coloro che l’hanno proposto, sulle loro reali motivazioni. Fino a registrare su Mino Salvemini il no ufficiale di Rifondazione, Ppi, Sdi, Verdi e Udeur.
La candidatura di Nino Sallustio
Accantonata forse troppo frettolosamente la proposta di rimettere tutto ad una sorta di primarie organizzate fra grandi elettori scelti dai partiti, un modo per decidere assieme il candidato e fondare su di un atto politico comune la coalizione, come nel gioco dell’oca si è tornati alla casella di partenza, e cioè a ritirare fuori il nome di Nino Sallustio, fin dall’inizio indicato come uno dei papabili. Accettato da molti partiti, ma non dall’Udeur, fissa da mesi su un unico nome, quello di Lillino Di Gioia, su cui converge anche il Ppi. A Rifondazione comunista la garanzia dell’esclusione dell’Udeur dalla coalizione è bastata per dimenticare la richieste di un candidatura in netta discontinuità con il passato e accettare Nino Sallustio. In un documento la segreteria dichiara che è “auspicabile che il candidato sindaco sia competente d’attività amministrativa, sia punto di riferimento per i cittadini per coerenza intellettuale, morale, politica, e sia in grado di resistere, soprattutto nella fase di gestione del Piano Regolatore Generale Comunale, alle pressioni dei vari interessi organizzati, le cui propaggini cercano già in questa fase di porre le premesse per il controllo dell'edilizia nella città”. Prerogative evidentemente riscontrabili in Nino Sallustio. Al si di Rifondazione hanno fatto seguito quelli di Verdi, Percorso, Democratici, Socialisti e in un primo tempo anche dei Comunisti italiani, una bella quota della coalizione, disposta a sottoscrivere una piattaforma comune, non quello dei Ds.
La crisi diessina
I diessini hanno mal digerito che Democratici e Comunisti italiani abbiano prima appoggiato e poi silurato Mino Salvemini ed essendo Nino Sallustio un aderente al “partito dell’Asinello”, si sono convinti d’essere vittime di un raggiro e cioè che i Democratici abbiano finto di appoggiare Salvemini per ritirare fuori al momento opportuno Nino Sallustio, fin dall’inizio loro autentico candidato. Così, mentre già si tirava un sospiro di sollievo e noi di Quindici preparavamo il registratore per l’intervista, è arrivato lo stop. Non solo i diessini si sono sentiti traditi, ma hanno ricordato che non sarebbe rispettoso per gli equilibri della coalizione che ai democratici debbano toccare e il candidato sindaco e il candidato al senato, Guglielmo Minervini. Ed ancora che, se si tratta di allargare la coalizione, allora bisogna ricominciare da zero e quindi eccoli ricontattare l’Udeur, facendo finta di non sapere che, a meno di altri clamorosi ripensamenti, se si trovasse un accordo con questa formazione politica, se ne perderebbero altre, ad esempio Rifondazione, disposta in tal caso anche a presentarsi da sola. Sono ricomparsi i famosi tavoli ed anche il clima di casa Borgia.
Ritorna in scena l’Udeur
Nulla di strano che un partito voglia equilibrare le candidature e tenti di riprodurre a livello locale la coalizione nazionale. Come dimenticare, però, che le amministrative si intrecciano con la scelta dei candidati per le elezioni politiche. Come impedire che circoli la voce che i Ds a Barletta chiedono agli amici dell’Udeur di far posto ad un loro candidato alla Camera e in cambio promettono appoggio al candidato Udeur, Lillino Di Gioia o chi per lui, a Molfetta. Finisce per prender corpo l’impressione che certi ripensamenti siano frutto di suggerimenti dall’alto più che di decisioni maturate a livello cittadino. Nulla da scandalizzarsi, non sarà la prima e l’ultima volta, ma sono veleni che si aggiungono a veleni e rendono difficile raggiungere un accordo.
L’appello di Esserecittà
Ci guadagnano le chiacchiere di paese, che anche i cittadini più disattenti si sono appassionati alla querelle, chi sarà il candidato? Appassionati come si può esserlo a certe scadenti telenovelas di provenienza sudamericana, che si riconoscono inverosimili e mal recitate, ma a cui si rimane legati non si sa se per il gusto dell’orrido o per la voglia di sapere comunque come andrà a finire. Ai cittadini fa riferimento Esserecittà, che ha raccolto circa 500 firme per un appello in cui si afferma che “le candidature al governo della città proposte, anche alle altre forze del centro sinistra, da SDI, Verdi, PDCI, Percorso, DS, Democratici, e Rifondazione, nelle persone di Cosmo Sallustio e Giacomo Salvemini, ci trovano pienamente concordi per la loro elevata statura morale e civile. Pertanto sollecitiamo tutti a convergere su entrambi indistintamente nei ruoli di sindaco e vicesindaco”. Una mossa nata come estremo tentativo di comporre la frattura fra i Ds e gli altri partiti e che Esserecittà si dichiara disposta a portare fino in fondo, affermando che “in ogni caso sosterrà le loro candidature”. La situazione è ferma qui. Come in una sorta di via crucis i segretari fanno tappa sera dopo sera nelle varie sedi di partito, la fumata è nera, ma il passare del tempo non è indolore. Ad ogni riunione si consuma sempre di più la fiducia reciproca, crescono rancori, la voglia di non darla vinta a quello che si ritiene il proprio avversario e che dovrebbe essere invece un alleato. La coalizione sembra incapace di un gesto di responsabilità, si consuma in questa guerra interna, prima ancora di affrontare la vera lotta, quella contro il centro destra.
Il centro-destra
Nella coalizione che esprime come candidato sindaco Tommaso Minervini le cose non devono andare poi tanto meglio, le contraddizioni ci sono e palesi, solo che per il momento sono come congelate. Individuato il cavallo con cui correre, che se ne condividano o no la storia e le qualità, si è fatto fronte comune, i conti si faranno dopo. Non si tratta di divergenze di poco conto. Il carattere stesso della coalizione non è chiaro a chi ne fa parte. Ricordiamo che in un’occasione pubblica Tommaso Minervini è stato presentato ufficialmente come candidato della “Casa delle libertà”, ma i suoi sostenitori con un passato di militanza a sinistra insistono sull’idea di un’insieme di alleanza civica, glissando sulla presenza di Forza Italia e di An. E non vale solo per loro, più o meno tutti gli abitanti della “Casa delle libertà” si ignorano elegantemente l’un l’altro. Gli accordi sono presi direttamente con Tommaso Minervini, come in quei giochi di società in cui è permesso parlare solo con il cartaro, pena l’esclusione. Bocche cucite e avanti tutta, alle diversità si penserà dopo, dopo la vittoria naturalmente. A Tommaso Minervini la poltrona e la fascia di sindaco devono sembrare vicine, il centro sinistra appena abbandonato gli sta offrendo più di un’occasione per dissipare la sua abituale cupezza. I prossimi megamanifesti lo vedranno sghignazzante e a ragione, che non capita tutti i giorni di rischiare di vincere senza nemmeno combattere, per abbandono dell’avversario.
Una questione di buon senso
Se ci è permesso vorremmo terminare con un appello, alle mogli dei segretari dei partiti di centro sinistra. Ribellatevi. Pretendete che i vostri mariti vi accompagnino al cinema, a teatro, che dividano con voi un tavolo, ma per una cena, magari a lume di candela, piuttosto che impegnare le serate, ormai da mesi, in queste estenuanti e inutili riunioni, intorno a tavoli dove non si condivide nulla, né la politica, che altrimenti il nome del candidato l’avremmo già, né il privato, che d’amicizie non ne son certo nate, anzi, molte e di vecchia data, si sono rotte. Se alle donne non si è pensato in questa lotteria di nomi, che almeno dalle donne venga il buon senso, perché basterebbe solo il buon senso e non grande machiavellismo politico, per venir fuori da questa situazione di stallo che, lasciamo ai lettori la facoltà di scelta, oscilla fra il ridicolo e il patetico.
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Onofrio Lazzizzera
05 Aprile 2001 alle ore 00:00:00
Mi immagino uno scenario utopistico. Di fronte a questa avvilente lezione di pratica del manuale Cencelli, i cittadini operano uno spernacchiamento elettorale con gran fragore di risa e di lazzi. Inoltre ognuno (di destra, sinistra, centro-destra, centro-sinistra e tutte le altre posizioni cardinali) vota ragionando con la sua testa su quello che ha capito dalla campagna elettorale. Passando dall'utopia alla realtà, mi viene sempre in mente questa affermazione: questi sono i politici che NOI ci meritiamo. E' vero, sembra una frase qualunquista, non sono nemmeno sicuro che sia così, però non posso fare a meno di pensarci. Come non posso fare a meno di pensare che a monte di tutto, ci deve essere una "cultura" del rispetto degli altri, di come la propria situazione possa beneficiare dal miglioramento della cosa comune, una vera "cultura del progresso" che non ha nulla a che vedere con destra e sinistra. Penso semplicemente che se c'è più coerenza morale in tutti, anche la classe politica sarà di qualità migliore. E per piacere, non parliamo di scene machiavelliche: Machiavelli aveva una statura morale che questi politicozzi non potranno mai nemmeno lontanamente immaginare. Leggo che l'UDEUR vuole riportare nell'agone Lillino di Gioia: ma quando queste persone che hanno consumato le suole delle proprie scarpe si toglieranno di mezzo? Possibile che la politica debba essere un mestiere? Ad ognuno di questi personaggi io vorrei chiedere: ma tu che mestiere sai fare, CHE ACCIDENTI DI COSA SAI FARE? Ma forse la colpa non è loro . . .
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