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Nubifragio, la storia si ripete allagati zona ASI e centro città
15 dicembre 2013

Si chiamava “Nettuno” e l’Italia, sopratutto a Sud, e a Molfetta da anni terra di allagamenti repentini lo stava attendendo ad ombrelli aperti. Notte e giorno a mollo con l’acqua alta che tendeva sempre più a crescere. La pioggia non dava tregua, e dopo aver toccato picchia di allagamento da record (soprattutto nella zona industriale) nella giornata di domenica 1 dicembre, si preparava a concedere il bis nella giornata successiva. Una serie negativa di maltempo come non si ricordava da anni con la differenza che stavolta gli eventi sono consecutivi, tutti a livelli eccezionali, e succedono di notte e giorno ininterrottamente. Livello quasi record, disagi limitati alla viabilità senza dimenticare la situazione drastica dei negozianti del centro commerciale Outlet e Mongolfiera che hanno cominciato la giornata nel modo peggiore. Ci è mancato poco dal far ricorso a stracci e secchi per ripulire pavimenti e magazzini invasi dalla “marea”. Questa volta, oltre alla consueta situazione di precarietà del rondò a ridosso della SS 16bis (soggetto ancora ad allagamenti, nonostante i lavori di manutenzione e rifacimento delle condotte dell’acqua piovana posti in essere negli anni scorsi), una parte di via Adriano Olivetti è annegata nell’acqua, provocando seri disagi alla circolazione (zona ASI). In pratica, la piccola fogna esistente sulla strada non è riuscita a contenere l’acqua pluviale e i pochi tombini erano tutti otturati da detriti, foglie e fango. Di certo, un’esile tubo di scolo a lato della strada non può essere che un mero palliativo. È evidente quanto le condizioni della zona industriale e ASI siano estremamente precarie a livello geoidromorfologico e potrebbero anche peggiorare se, in caso di precipitazioni copiose e durature su Molfetta. Purtroppo, come Quindici ha già spiegato per molti anni in numerosi articoli, i vari manufatti sono stati (volutamente o meno) collocati su Lama Marcinase e sui suoi affluenti, tra cui le lame Scorbeto, dell’Aglio, Calamita e Petrosa: una disastrosa scelta che ha modificato nel tempo la morfologia e l’idrologia dell’area, acuendo il rischio idrogeologico. Non è andata meglio nella nuova zona residenziale alle spalle dell’ospedale. È bastato poco per allagare tutte le zone urbane edificate sulle e nei pressi delle lame. In particolare, la nuova zona residenziale a ridosso di Lama Martina-Cupa dove ancora una volta l’acqua ha inondato box auto e cantinole, oltre alle strade divenute veri e propri fiumi in piena. Potrebbe essere davvero devastante lo scenario in caso di una precipitazione incessante e violenta, considerate la caratteristiche morfologiche dell’area e il flusso con cui scorreva l’acqua per le strade. È evidente che costruire in quell’area senza rispettare le problematiche idrogeomorfologiche e le distanze dall’alveo della lama, come impongono le leggi e i provvedimenti regionali, potrebbe rivelarsi col passare degli anni una scelta tecnico-amministrativa piuttosto azzardata che potrebbe pesare sull’incolumità dei residenti. Inagibili il sottopasso di via Terlizzi e via Ruvo, collocati rispettivamente sulle lame Scotella e Le Sedelle, entrambe edificate (la prima sfocia al porto di Molfetta, la seconda alla Cala Secca dei pali). Corso Umberto, via Baccarini, via santa Scolastica e tutte le parallele che scendono verso il mare si sono trasformate in dei fiumi in piena. Allagata anche via Berlinguer, nonostante i lavori per la realizzazione della fogna bianca nel 2009-10. Una situazione paradossale e preoccupante che perdura da anni moltissimi anni, e che si è ripetuta in tante altre zone della città dalla zona artigianale al pieno centro dove l’acqua ha raggiunto più del metro di altezza. È solo un miracolo che, il conto dei danni non abbia dovuto annotare anche problemi alla incolumità fisica di qualche cittadino.

Autore: Andrea Saverio Teofrasto
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