MOLFETTA - Bocche cucite e lutto il giorno dopo la tragedia della morte del dirigente comunale di Molfetta Dott. Enzo Roberto Tangari, 60 anni (nella foto esclusiva di Quindici con l'immagine dell'auto ripescata), sposato con tre figli (Licio, Adriana e Francesca), finito con la sua Panda beige nelle acque del porto e recuperata due ore dopo dai vigili del fuoco di Bari.
Il Pm Silvia Curione che si è recata subito sul porto, ha disposto l’autopsia della salma e un’indagine sulla vicenda. La Procura di Trani, infatti, vuole chiarire le circostanze della tragedia e capire se per caso Tangari non fosse stato sottoposto a pressioni e condizionamenti per il ruolo di responsabilità che ricopriva come dirigente dei settori contratti e appalti, personale e polizia municipale. Non può essere esclusa, perciò, l’apertura di un fascicolo giudiziario di indagine con l’ipotesi di istigazione al suicidio.
Tra l’altro Tangari era conosciuto come persona seria e tranquilla, professionista stimato e apprezzato come grande lavoratore, caratteristiche che non spiegano un gesto così estremo.
Le indagini saranno a tutto campo e verranno prese in considerazione anche le immagini del sistema di videosorveglianza del porto, che avrebbero ripreso tutta la drammatica scena. Sembra che Tangari ieri avesse lasciato a casa i telefonini e che, prima del suo gesto disperato, dovesse incontrare una persona con la quale aveva già un appuntamento.
E’ difficile risalire ai motivi del suo gesto, anche perché il dirigente del Comune era stato indagato dalla Procura di Trani, ma le accuse erano state successivamente archiviate.
Cordoglio e costernazione a Molfetta per una notizia che, subito dopo essere stata diffusa da “Quindici” (ieri le centinaia di accessi hanno fatto saltare il nostro sito e ce ne scusiamo ancora con i lettori), ha fatto il giro della città. Pochi credevano al suicidio conoscendo il dott. Tangari, anche se alcuni dipendenti comunali hanno detto che negli ultimi due giorni appariva nervoso e turbato. La moglie che era a scuola, una volta appresa la tremenda notizia dai carabinieri è stata colta da malore ed è intervenuto il 118 a soccorrerla.
Certamente la vicenda ha degli aspetti misteriosi sui quali gli inquirenti dovranno fare luce, Tangari non avrebbe lasciato alcun biglietto, ma qualcuno ha ipotizzato il luogo scelto per il suicidio, come un collegamento con le indagini della magistratura penale sul porto. Ma questa ipotesi non si sa quanto possa essere considerata attendibile. Comunque la Procura di Trani non esclude nulla.
Certo è che le accuse urlate di giustizialismo lanciate ieri dall’ex sindaco della giunta di centrodestra sen. Antonio Azzollini ai giudici e a coloro che ricorrono con facilità alla magistratura, sono state respinte dal Procuratore capo della Repubblica di Trani, dott. Carlo Maria Capristo: “Non ho nulla da dire, né dobbiamo giustificarci di nulla – ha affermato. Non raccogliamo, andiamo avanti per la nostra strada, non facendoci condizionare da altrui considerazioni e dal pathos del momento drammatico”.
Come si spiegano le urla di Azzollini contro i magistrati, cosa c’entra il suicidio con le indagini della magistratura penale sul porto e sulle altre attività amministrative che già in passato hanno condotto ad arresti e denunce? Le accuse dell’ex sindaco lasciano intendere che ci sia un collegamento fra la tragedia e le inchieste in corso e il ruolo delicato che svolgeva il dirigente Tangari oppure che il senatore del Pdl vuole solo attribuire generiche responsabilità ai magistrati come fa Berlusconi quando accusa i giudici di Milano?
La risposta della Procura fa intendere che i magistrati non si faranno intimidire dalle urla del sindaco e continueranno a svolgere, come hanno fatto finora, il loro lavoro nel rispetto della legge, ma anche della giustizia che deve essere uguale per tutti.
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