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Molfetta: telenovela di Alleanza Nazionale, partito in profondo travaglio
06 settembre 2005

MOLFETTA – 6.9.2005 Lo strappo dei tre consiglieri di Alleanza Nazionale, De Nicolò, De Palma e Di Molfetta che pur presenti al dibattito, al momento del voto sul Bilancio consuntivo 2004 hanno abbandonato l'aula, ha fatto esplodere i malesseri e risentimenti che covano nel partito. Che in AN la spaccatura stava diventando insanabile lo si era capito da tempo. Da una parte i militanti storici che fanno riferimento alla consigliera Annamaria Brattoli (subentrata a Pasquale Panunzio eletto presidente della MTM) e al vicesindaco Mauro Magarelli, referente dell'on. Amoruso, dall'altra il gruppo consiliare, tutti seguaci dell'ex assessore regionale Nino Marmo. Una diatriba, quindi, tutta interna che sta attraversando il partito non solo a Molfetta, ma in tutta la regione. Basti pensare che tutti gli organismi sono stati azzerati e commissariati. La cosa ha assunto una valenza maggiore a Molfetta, perché la defezione dei tre consiglieri, ha ridotto all'osso la maggioranza di centrodestra, al punto che per l'approvazione del consuntivo 2004 e per evitare l'onta del commissario ad acta, il sindaco con il cappello in mano ha dovuto chiedere soccorso al consigliere, Benito Cimillo dalla collocazione indefinita, con l'unica incertezza di non essere stato eletto tra le file della maggioranza. E' indubbio che AN, socio fondatore del centrodestra al governo e che esprime ben due assessorati, ha fatto una clamorosa figuraccia. Il Commissario della sezione locale, on. Amoruso ha preso carta e penna informando dell'accaduto il commissario provinciale Rosario Polizzi. In attesa che i tre dissidenti chiariscano la loro posizione, l'organismo provinciale ha nominato la sig.ra Annamaria Brattoli, unico consigliere rimasta fedele al partito, portavoce del in Consiglio comunale. Per come si sono svolti i fatti, in situazioni normali, i consiglieri dissidenti rischierebbero l'espulsione. Ma il partito in tutta la Puglia non sta vivendo una situazione normale, anzi ogni iniziativa disciplinare rischia di scatenare reazioni a catena e appesantire il clima da resa dei conti. Inoltre le motivazioni dei dissidenti, molto probabilmente non sono di natura politica, ma sembrano riguardare situazioni o vicende personali non soddisfatte. In conclusione, se non andrà a finire proprio a tarallucci e vino, qualche consigliere potrebbe contrattare il rientro nei ranghi del partito. Francesco del Rosso
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