Molfetta, serata sul massacro palestinese a Linea 5
MOLFETTA - Un incontro per riflettere, discutere, capire e proporre cosa possiamo fare, come molfettesi ma soprattutto come cittadini italiani, per non restare inermi di fronte al conflitto israelo/palestinese.
Se ne è parlato a “Linea 5” in un incontro con Tajsiir Assan (foto), responsabile della Comunità Palestinese in Puglia, dal titolo “Contro il massacro in Palestina”.
L'incontro è stato introdotto da una performance teatrale dal titolo “Senza nidi vagheranno i morti”, per la regia di Ahed Ababneh, presentato dal gruppo teatrale “Sesto Senso” dell'Associazione 35° Parallelo.
Gli elementi a disposizione per comprendere il conflitto molto spesso non sono adeguati o sufficienti, pertanto è necessario discutere affinché la sensibilizzazione e la risposta della società civile sul massacro sia unanime e sentita. L'esigenza è forte di fronte alla gravità delle conseguenze dell'ultima operazione lanciata da Israele, “Piombo Fuso”, per evitare il rischio di cadere nella banalità dei comunicati stampa senza coinvolgere direttamente la cittadinanza.
La storia parla chiaro. Prima del 1948 i palestinesi detenevano l'87,5% dell'intera Palestina, gli ebrei il 6,6%, il resto era sotto mandato britannico. Ma il progetto di creazione di uno stato ebraico, partito sin dalla fine dell'800, evidentemente prevedeva anche le conseguenze del conflitto.
Dalla guerra del '48 alla guerra del '67 venne occupato il 79% delle terre assegnate ai palestinesi secondo la risoluzione ONU del 1948. Il prezzo al giorno d'oggi è catastrofico: circa 6.000 Palestinesi uccisi dalla prima Intifada del 1987, oltre 700.000 in stato di detenzione, confisca del 13% della terra fertile di Gaza, presenza di oltre 600 impedimenti fisici in Cisgiordania (controlli militari permanenti su strade e blocchi periodici dei traffici), 3.300 case demolite dal 1987, più di 500 villaggi distrutti.
L'esodo dei palestinesi secondo l'UNRWA, allo stato attuale, include circa 5,5 milioni di persone, dislocate in ordine di presenza in Giordania, Libano, Siria, Egitto, Arabia Saudita, Kuwait, Libia e Iraq, Europa, Stati Uniti.
A ciò si aggiunge l'embargo totale di Gaza (viveri, beni di prima necessità), i cui accessi sono controllati dall'esercito israeliano, la costruzione di mura alte 8 metri intorno a Cisgiordania e Striscia di Gaza, a partire dal 2002, presenza di insediamenti ebraici (circa 300 in Cisgiordania) sorvegliati dall'esercito israeliano e che si appropriano di acqua e terra palestinese.
Si è parlato anche del ruolo di Hamas in questo scenario, e l'unica reazione del popolo in una situazione simile secondo Tajsiir è quella della difesa attraverso l'unico partito che difende i propri interessi, visto che Fatah non riesce in questo scopo. Il riflesso nella politica italiana è visibile. Quando un partito fallisce, l'altro ne esce fuori vittorioso.
Si è discusso anche sulle iniziative che invitano al boicottaggio dei prodotti israeliani, e un forte segnale si è avuto nel 2008 alla Fiera del Libro di Torino. Non molti sanno che in aprile dello stesso anno, il sindacato giornalisti britannico (British National Union of Journalists) votò a favore del boicottaggio commerciale dello Stato ebraico, chiedendo sanzioni ONU contro Israele. Nello stesso tempo, oltre cento medici britannici fecero appello per boicottare la Israeli Medical Association.
La riflessione è amara: dopo tanti anni di parlare, spiegare, diffondere la storia della Palestina, non è cambiato nulla, almeno in Italia, poiché purtroppo è più facile urlare allo scandalo per un sacrilegio che condannare apertamente un massacro.
Alla fine, la verità viene fuori, per chi ne vuol fare uso.
Autore: Corrado la Martire