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Molfetta: quartiere Madonna della Rosa, intolleranza verso un cane, ma sporcizia e incuria
27 luglio 2009
MOLFETTA
- È stato sempre considerato un rione residenziale perbenista e tranquillo, perché lontano dai rumori e dal traffico della città: il
quartiere Madonna della Rosa
rappresenta nell'immaginario collettivo l'ideale di città sana, sicura e pulita, a tal punto che i suoi problemi restano misconosciuti ed irrisolti. Innanzitutto, il problema dei cani randagi, presente a macchie in tutta la città, che urge di una urgente soluzione, non di una giustizia approssimativa, quanto mai inutile e deleteria. Come accaduto per Maya, presso la Parrocchia San Filippo Neri (vedi
Quindici
di luglio in edicola, pag. 15), il cane di via Ungaretti, Vagabondo, un cucciolo di razza pastore tedesco, è stato accalappiato e portato nel canile di Corato, proprio mentre alcuni residenti avevano trovato un uomo pronto a prendersene cura. La colpa del cane è aver abbaiato ripetutamente contro le auto in transito, causando inquinamento acustico, e generato profonde ed irreversibili crisi di panico, ansia e turbe psichiche: «con tutto il rispetto per quanti hanno paura dei cani, ci sembra esagerato farsi giustizia in questo modo, affermando con falsità la presunta aggressività del cane», hanno ripetuto molti residenti, che nel corso di questi due anni hanno curato e coccolato il cane, per non parlare dei bambini, rattristati per aver perso «un compagno di giochi». Il clima che si respira, dopo questo accaduto, è paura ed ansia, rabbia e rancore: «Si è consumato l'ultimo atto di inciviltà», riferiscono altri, «in un quartiere in cui anche le persone, a lungo andare, saranno mal tollerate dai soliti signorotti prepotenti»; «hanno accusato il cane di sporcare, ma siamo noi esseri umani i primi ad accumulare immondizia su immondizia ai piedi di cassonetti semi-vuoti e a lasciare che i nostri cani lascino i loro escrementi dappertutto».
Ma i problemi del quartiere sono molto più seri e duraturi. Questa vicenda è solo la punta di un iceberg molto più profondo: sono ben più dilaganti le negatività nel quartiere, estraniato dalla città e dalla vitalità di una zona adiacente in pieno sviluppo urbanistico e commerciale. Insomma, un «quartiere dormitorio», circoscritto da un passaggio a livello murato, un ponte rabberciato e settori di strade scarsamente illuminate e tutelate, con numerose falle dell'asfalto, pericolose soprattutto per pedoni e ciclomotori.
Gli abitanti lamentano la fatiscenza di una strada maleodorante per la presenza, a distanza di pochi giorni, di rifiuti ammonticchiati ai piedi dei cassonetti, a volte per la mancata pulizia, altre per l'incuria e l'inciviltà degli stessi residenti, oltre ai rifiuti organici, puntualmente dimenticati dai padroni sbadati di cani. E dire che solo l'anno scorso l'intero quartiere aveva tratto sospiri di sollievo per l'eliminazione del traliccio della ferrovia, festeggiando un semplice spostamento di pochi metri, più che mai dannoso alla salute umana. Altre polemiche sono sorte per la tutela degli abitanti: vi sono stati nel giro di pochi anni reiterati furti in appartamenti e di automobili, nonché nell'unico supermercato della zona. Poca è stata, almeno in passato, la sorveglianza, nonostante le ripetute denunce alla polizia municipale.
In ultimo, la presenza di un tombino scoperchiato ai piedi di un palo della luce pubblica all'ingresso della strada vicinale Ser Nicola. Sin dagli inizi di questo mese, forse conseguentemente a temporali, questo tombino, in cui vi sono piccoli tubi e fili elettrici, è rimasto privo di copertura. A partire dal 9 luglio, su intervento, questa volta non propriamente tempestivo, della polizia municipale, dopo rinnovate denunce scritte, una copertura è stata assegnata al tombino incriminato nella presenza di un piccolo pneumatico.
Marcello la Forgia Camilla de Bernardo
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mirina nessuno
03 Agosto 2009 alle ore 00:00:00
caro ciclista incallito io la passeggiata me la sono fatta all'ipercop e sono scesa pure dalla macchina e me li sono coccolati tutti i cani randagi che c'erano anzi ho portato loro anche da mangiare mi hanno ripagata con tante scodinzolate e come vedi sono ancora qui a scrivere viva e vegeta le notizie dei cani che sbranano i bambini o le nonne dopo dicono sempre che il cane lo si allevava per combattimento o lo si teneva alla catena o lo si maltrattava lei deve finire di sentire tutta la notizia e la gente che ammazza che stupra che ruba poi cosa dobbiamo dire ognuno si difende come può quindi smettiamo di accusare queste povere bestie che alla fine dei conti le vere bestie e pure cattive siamo proprio noi!!!!!!
Rispondi
Kinowa Lo Scotennato
30 Luglio 2009 alle ore 00:00:00
Differenze comportamentali con cui confrontarsi e provare vergogna. Fummo educati e indottrinati al "tutto il mondo è paese": invece se prestiamo bene attenzione a tutto quello che accade intorno e lontano da noi, vediamo come una certa "italianità" dovremmo cercare obbligatoriamente di scaricarcela di dosso e possibilmente ripugnarla. Credo che questa notizia è già di dominio pubblico, a confermare le diversità culturali da prendere in considerazione. " Il giapponese Yasuyuku Yamada, 35 anni, e la sua fidanzata, vittime del conto truffa da 695 euro al ristorante "Il Passetto" di Roma, hanno ringraziato e declinato l'invito del Ministro del Turismo Michela Brambilla, di ritornare in Italia a spese del governo." "E' inutile - hanno detto - perchè è una spesa inutile con le tasse del popolo italiano." - A spese del governo......... a spese degli italiani.......... (quanti pensieri per la testa, queste differenze di spese)
Rispondi
Camilla de Bernardo
30 Luglio 2009 alle ore 00:00:00
Chiamata in causa, ho finalmente la possibilità e il tempo per prender atto di quanto interessa anche me direttamente. Risponderò, pertanto, ad alcuni commenti...in modo piuttosto incuriosito...sospettoso aggiungerei. Cortese e gentile ciclista incallito, appoggio in pieno e condivido quanto è stato replicato per iscritto dal collega Marcello la Forgia. E, come giustamente ha rilevato il sig. la Forgia, anch'io nutro perplessità su quanto effettivamente sia stato recepito da lei. Questo punto non mi è chiaro: perché mai l'articolo è stato interpretato in tal modo? Come mai, di uno scritto riferentesi ad un insieme di problematiche REALI, PALESI e ALL'ORDINE DEL GIORNO, lei focalizza la sua attenzione e riduce le sue riflessioni solo sulla situazione del randagismo? Cosa c'è sotto? Come vede, i giornalisti "obiettivi" non possono far a meno di fiutare che ci sia qualcosa d'altro, celato dietro la sua chiave di lettura e di interpretazione. Lei ci invita a "guardare la realtà" in modo più "obiettivo". Rilegga meglio l'articolo, anche lei in modo più obiettivo. E rifletta maggiormente sulla realtà fotografata e descritta. Infine mi permetto di rilevare una serie di "luoghi comuni" presente sia nel suo commento, sia in quello di Molfettese di Molfetta. Lei, caro ciclista, ha reso, al solito, una univoca immagine. I cani randagi in branco DEVONO SOLO AZZANNARE, perché le CRONACHE SONO ZEPPE di queste notizie. Sono solo una minaccia latente per l'incolumità di ADULTI E, SOPRATTUTTO, BAMBINI. Mi perdoni, ma questa non è paura, è qualcosa d'altro: è mera fobia, che vincola e stritola la vita in gabbie di limiti e restrizioni. Rifletta serenamente. Potrà ricordare come la storia sia piena zeppa, più delle cronache, di luoghi comuni che hanno angustiato e penalizzato l'uomo. I Saraceni incutevano sacro terrore, si impadronivano dei luoghi santi; erano forsennati, pericolosi, demoniaci. Andavano fermati! E il Medioevo fu ricco di crociate sacre e papali! Poi fu la volta delle streghe. Donne infernali, diaboliche figlie di Satana che, con i loro incantesimi, incutevano terrore. Andavano fermate anche loro! Anche questa volta la storia ha riempito le sue pagine epocali di insensati massacri. Che si fa, dunque? Dopo la caccia agli infedeli e alle streghe, iniziamo quella ai cani randagi? Attenzione, non si faccia "di tutta erba un fascio"! Glielo scrive, di cuore, una ciclista come lei, che si è imbattuta in un branco di cani che non hanno AFFATTO nè aggredito, né azzannato! Un morso-ricordo canino, mi creda, lo annovero anch'io: mi è stato lasciato, però, dal cagnolino domestico di una mia parente, quando entrambi eravamo piccoli e, ingenuamente, avevo infastidito la sua coda giocando. A Molfettese di Molfetta mi permetto, però, di rinverdire le assicurazioni che di sicuro si sarà sentito dire più volte. ATTENZIONE ALLA SICUREZZA STRADALE!!! Anche lungo le strade di rapida percorrenza, attenzione a non eccedere. E se a tagliar la strada non fosse stato un cane, ma un bambino? Rischiare la morte è davvero grave: per favore, si guidi prudentemente. Ritengo più che giusto, infine, che il Comune investa soldi in ogni sfaccettatura del sociale, per il benessere di tutti gli esseri viventi della nostra città, con sensibilità ed attenzione massime. Quella stessa sensibilità che, a volte, le nostre fobie non ci permettono di custodire.
Rispondi
mago zurlì
29 Luglio 2009 alle ore 00:00:00
miki 79....conta fino a dieci prima di scrivere.....
Rispondi
Marcello la Forgia
29 Luglio 2009 alle ore 00:00:00
Gent.ssimo "Ciclista incallito", innanzitutto, l'articolo è stato scritto anche per il cane Vagabondo, ma il suo fine principale era quello di denunciare una situazione cittadina: qui, a Molfetta, siamo abituati e siamo stati abituati alle apparenze. Le cose sono buone perché appaiono tali, molti non riescono o non sanno o non vogliono analizzare con consapevolezza critica ed attenzione ciò che accade. Non scriverò, ora, ciò che va o non va in città: non solo non mi basterebbe una “pagina” di internet, ma, credo, non interesserebbe a nessuno, visto l'andazzo dell'ultimo periodo; del resto, chi si informa tramite la "sana", "libera" ed "oggettiva" stampa cittadina avrà consapevolezza e conoscenza dei problemi della città. Qui voglio brevemente risponderle per quanto letto nel suo commento. In primis, rispetto massimo per tutti coloro che hanno paura dei cani (meno per quanti li odiano, come fossero appestati): le confesserò, mi arrecano fastidio coloro che intimano o obbligano coloro che hanno paura a non avere paura. È normale avere paura: dovrebbe essere altrettanto normale, per noi uomini, il rispetto dell'altro e dei suoi sentimenti, ma allo stesso, come vogliamo il rispetto, dobbiamo offrire rispetto non solo all'identità umana, ma anche alla natura che ci circonda (anche la Bibbia lo insegna). A volte, o sempre, non facciamo né l'una né l'altra cosa. Faccio footing lungo la strada vicinale che costeggia la 16bis (in direzione della Piscina Ser Nicola e di Pozzo Rosso): proprio da quelle parti è “alloggiato” un branco di cani randagi. Più volte sono passato, correndo: tutte le volte quei cani mi hanno abbaiato, rincorso, ma non mi hanno mai toccato con una zampa o un canino. Li ho persino accarezzati. A volte, sono aggressivi i cani domestici: sono sornioni, ma pronti ad attaccare. Dice il detto, “can che abbaia non morde”: mai più giusto! Il 90% delle aggressioni di cani contro uomini sono provocate da cani domestici, mal curati dai padroni, addestrati all'attacco dai padroni, scappati dai padroni. Allora, mi potrebbe dire, di chi è la colpa?! Dell'uomo?! Dei cani?! Credo ci voglia maggiore sensibilità e senso di responsabilità: penose sono le percentuali di cani abbandonati ogni estate per strada. È giusto che chi vuole un cane, abbia la consapevolezza di crescere, curare e amare un figlio. Conosco tutta la zona industriale: so gran parte delle zone in cui ci sono i cani randagi, che si avvicinano per un pezzo di pane, anche duro e se ne stanno buoni, accucciati nel loro angolo, se non sono diturbati. Non le dirò di avvicinarsi ad accarezzarli: io l'ho fatto ad ho ricevuto un gentilissimo ringraziamento. Le ripeto: ci sarebbero randagi senza abbandono?! Credo che la quantità di cani, in questo modo, diminuirebbe. Infine, noi di “Quindici” guardiamo la realtà e la descriviamo per quella che è nei fatti: non si spiegherebbe l'autorità del nostro giornale, dal momento che un qualsiasi evento riportato su una qualsiasi stampa cittadina non ha lo stesso impatto pubblico dello stesso riportato sul “Quindici”. È troppa la stampa annacquata o poco oggettiva, che ci abitua giorno dopo giorno ad accettare le cose in modo acritico e a non cogliere la verità: questa è la stampa che “scrive solo ciò che fa comodo”. Facciamo il nostro lavoro in nome di quella verità e di quel rispetto di cui prima Le scrivevo e continueremo a farlo, nonostante tutto. Quindi, maggiore senso critico e responsabilità da parte di tutti. La ringrazio per il suo commento: ciò dimostra che c'è sempre qualcuno pronto ad intavolare una discussione dialettica. Cordiali saluti. Marcello la Forgia
Rispondi
Quo Vadis?
29 Luglio 2009 alle ore 00:00:00
In che mondo viviamo....roba da cani, discorsi da cani, mangiare da cani, giocare da cani, parlare da cani, dormire da cani, piangere da cani, camminare da cani, ingoiare da cani, politica da cani, politici da cani, amministratori da cani, vivere da cani e forse anche morire da cani. Un mondo di cani. (Sig.Marcello,..." qui, a Molfetta, siamo abituati e siamo stati abituati alle apparenze"......ci siamo "acculturati" alle apparenze, una cultura che ha preso piede non solo a Molfetta ma in tutte le società consumistiche Occidentali. Viviamo in un Occidente Apparente, accecati e alienati dalla "quantità senza qualità".)
Rispondi
Professione Podologo (callista)
29 Luglio 2009 alle ore 00:00:00
A "Ciclista Incallito" e "Cittadino Incallito": cosa aspettate a recarvi da un Podologo (callista), e togliervi i "calli" che vi rendono la vita e il passo pesante? Non voglio farmi pubblicità approfittando dell'occasione ma, a Molfetta, ce ne sono di bravi e anche di brave e belle. Dai su con la vita, estirpatevi queste fastidiose e noiose "escrescienze" e godetevi la vita. Cordialmente.
Rispondi
A Modo Mio
29 Luglio 2009 alle ore 00:00:00
A Modo Mio, ho l'impressione che "affannati" da tutti questi problemi quotidiani ripetuti come un film già visto e ripetuto, non riusciamo più a vedere la città, la mia città, la vostra città, la nostra città. Non A Modo Mio......."Per vedere una città non basta tenere gli occhi aperti: occorre per prima cosa scartare tutto ciò che impedisce di vederla, tutte le idee ricevute, le immagini precostituite che continuano a ingombrare il campo visivo e la capacità di comprendere." (Italo Calvino)
Rispondi
Miki 79
28 Luglio 2009 alle ore 00:00:00
E' ormai da ignoranti e cafoni il comportamento dei molfettesi! Squallida razza! Dove sono i fascisti molfettesi, quelli duri e puri, quelli che vogliono fare gli sceriffi? Ma perchè non fate le ronde della pulizia quì a molfetta!? Ci vogliono le multe, le multe sul fatto! E poi dei sistemi di videosorveglianza in punti strategici! Bisogna pizzicarli ed educarli con il manganello i molfettesi. Sono anni che ripetiamo sempre sta storia ma la città giorno dopo giorno è sempre più sporca! Il cemento e un psudo centro commerciale non bastano a fare vivere una città!
Rispondi
Citttadino Incallito
28 Luglio 2009 alle ore 00:00:00
Al ciclista incallito. La prevenzione sulle nascite la conosce? Esiste anche quella per i cani, chiamasi sterilizzazione! Bene, allora si rivolga anche Lei agli organi comptenti, Comune in primis per fermare la ""PROLIFERAZIONE prima di puntare il dito contro degli animali che hanno avuto la sola sfortuna di nascere randagi! E' bello prendersela sempre con i più deboli!
Rispondi
Lefice Tualmara
28 Luglio 2009 alle ore 00:00:00
La Polemica. Il peccato di essere senza vergogna. (Gianrico Carofiglio). Un sintomo del degrado di sviluppo della democrazia e in generale della qualità della vita pubblica si può desumere dallo stato di salute delle parole, da come sono utilizzate, da quello che riescono a significare. Dal senso che riescono a generare. Oggi, nel nostro paese, lo stato di salute delle parole è preoccupante. Stiamo assistendo a un processo patologico di conversione del linguaggio a un'ideologia dominante attraverso l'occupazione della lingua. L'espropriazione di alcune parole chiave del lessico civile. E' un fenomeno riscontrabile nei media e soprattutto nella vita politica, sempre più segnata da tensioni linguistiche orwelliane. L'impossessamento, la manipolazione di parole come verità e libertà (e dei relativi concetti) costituisce il caso più visibile, e probabilmente più grave, di questa tendenza. Gli usi abusivi, o anche solo superficiali e sciatti, svuotano di significato le nostre parole e le rendono inidonee alla loro funzione: dare senso al reale attraverso la ricostruzione del passato, l'interpretazione del presente e soprattutto l'immaginazione del futuro. Se le nostre parole non funzionano - per cattivo uso o per sabotaggi più o meno deliberati - è compito di una autentica cultura civile ripararle, come si riparano meccanismi complessi e ingegnosi: smontandole, capendo quello che non va e poi rimontandole con cura. Pronte per essere usate di nuovo. Il modo nuovo, come congegni delicati, precisi e potenti. Capaci di cambiare il mondo. Proviamo allora a esercitarci in questo compito di manutenzione con una parola importante e più di altre soggettata allo svuotamento (e alla distorsione) di significato di cui dicevamo. Proviamo a restituire senso alla parola vergogna. Nell'accezione che qui ci interessa la vergogna corrisponde al sentimento di colpa o di mortificazione che si prova per un atto o un comportamento sentiti come disonesti, sconvenienti, indecenti, riprovevoli..... La forma verbale "vergognatevi" è oggi spesso utilizzata nei confronti di giornalisti che fanno il loro lavoro raccogliendo notizie, formulando domande e informando il pubblico. Sembra che vergognoso sia vergognarsi. Vergognarsi e provare vergogna appare come qualcosa da cui tenersi il più lontano possibile. Sulla questione Blaise Pascal la pensava diversamente, attribuendo alla capacità di provare vergogna una funzione importante nell'equilibrio umano. Nei Pensieri leggiamo infatti che "non c'è vergogna se non nel non averne"............. Volendo trarre una prima conclusione, si potrebbe dunque dire che il non provare mai vergogna, cioè il non esserne capaci, è patologia caratteriale tipica di soggetti cinici, protervi, sfacciati, spuderati. Al contrario, la capacità di provare vergogna costituisce un fondamentale meccanismo di sicurezza morale, allo stesso modo in cui il dolore fisiologico è un meccanismo che mira a garantire la salute fisica. Il dolore fisiologico è un sintomo che serve a segnalare l'esistenza di una patologia in modo che sia possibile contrastarla con le opportune terapie. La ritardata o mancata percezione del dolore fisiologico è molto pericolosa e implica l'elevato rischio di accorgersi troppo tardi di malattie gravi del corpo. Così come il dolore, la vergogna è un sintomo, e chi non è capace di provarla - siano singoli o collettività - rischia di scoprire troppo tardi di avere una grave malattia della civilizzazione. Qualsiasi professionista della salute mentale potrebbe dirci che le esperienze vergognose, quando vengono accettate, accrescono la consapevolezza e la capacità di miglioramento, e in definitiva costituyiscono fattori di crescita. ............. Come ha osservato una studiosa di questi temi - Francesca Rigotti - l'azione del vergognarsi è solo intransitiva e non può mai essere applicata a un altro. Io posso umiliare qualcuno ma non posso vergognare nessuno. Sono io che mi vergogno, in conseguenza di una mia azione che avverto come riprovevole. Pertanto la capacità di provare vergogna ha fondamentalmente a che fare con il principio di responsabilità e dunque con la questione cruciale della dignità.................................. . Ma è davvero interessante registrare cosa dice della vergogna Aristotele nell'Etica Nicomachea. "La vergogna non si confà a ogni età, ma alla giovinezza. Noi infatti pensiamo che i giovani devono essere pudichi per il fatto che, vivendo sotto l'influsso della passione, sbagliano, e lodiamo quelli tra i giovani che sono pudichi, ma nessuno loderebbe un vecchio perchè è incline al pudore, giacchè pensiamo che egli non deve compiere nessuna delle cose per le quali si ha da vergognarsi." (La Repubblica,28.7.'09)
Rispondi
tiziana pansini
28 Luglio 2009 alle ore 00:00:00
io farei accalappiare tutti quelli di via ungaretti per mandarli al canile insieme al cane vagabondo perchè ho visto io scene di inciviltà da parte della gente che abita li e nessuno a fiatato i molfettesi che brutta razza........
Rispondi
Molfettese di Molfetta
28 Luglio 2009 alle ore 00:00:00
Confermo quanto detto da ciclista incallito, per varie esperienze personali. Ricordo anche che il cane sterilizzato non è più capace di procreare ma è comunque capace di mordere. Non dimentichiamoci inoltre del rischio di incidenti stradali: qualche tempo fa ho rischiato di morire e ho subito consistenti danni alla mia auto, uscendo fuori strada, per evitare un cane randagio che mi ha improvvisamente tagliato la strada. Ritengo comunque che la salute di una persona e in particolare di un bambino valga più di tutti i cani del mondo. Ricordo infine che comunque i Comuni della nostra Provincia (compresa Molfetta) spendono ogni anno complessivamente milioni di euro per il randagismo. Soldi che potevano essere destinati, per esempio, ai servizi sociali, all'ambiente o alla manutenzione delle strade. P.S.Gli amici dei cani potrebbero manifestare in modo tangibile il loro amore assumendosi personalmente l'onere economico e la responsabilità civile e penale dei randagi senza aspettare l'azione e l'intervento economico del Comune.
Rispondi
Rondine Solitaria
28 Luglio 2009 alle ore 00:00:00
La festa della Madonna della Rosa. I non più "giovani" ricorderanno le lunghe passeggiate "alla Madon' d'la Ros'" nei viale e nelle campagne dove tutti si giocava all'altalena: bambini, giovani e non più giovani. Si partiva la mattina e si rientrava la sera, dopo aver mangiato e bevuto: piccole cose. Tutti stanchi affaticati e felici. Altri tempi. Era antica tradizione festeggiare la festa della Madonna della Rosa il martedì dopo Pasqua; verso il 1960 la festa fu anticipata al lunedì dell'Angelo. Ora è diventato un quartiere popolato e...................... .
Rispondi
Vecchio Scarpone
27 Luglio 2009 alle ore 00:00:00
Purtroppo, ci siamo quasi abituati a convivere con lo stato di degrado che avvolge l'intera città, e che sembra destinato a protrarsi all'infinito. Le opere faraoniche ci stanno distraendo da quelle che sono le vere necessità del vivere quotidiano. L'inciviltà e il degrado ci stringe in una morsa sempre più ferrea: una città votata al suicidio. Povera Molfetta, la mia, la vostra città.
Rispondi
ciclista incallito
27 Luglio 2009 alle ore 00:00:00
Cortesi e gentili redattori Camilla e Marcello, premetto che amo gli animali ed è tutto vero ciò che descrivete, come la sporcizia, il degrado, i tombini aperti, ecc......potrei farvi una lista infinita, ma: vi siete mai trovati da soli con la bici, con la strada sbarrata da un BRANCO di cani minacciosi che si avventano contro? Se avete scritto questo articolo non credo. Una cosa, è il degrado della città ed un'altra è la sicurezza dei cittadini. Per quanto possa suscitare tenerezza un cane, che poteva essere adottato prima, bisognerebbe pensare prima all'incolumità delle persone, bambini compresi. Deve essere azzannato qualcuno prima di prendere provvedimenti? Le cronache sono zeppe di questi episodi, inutile nasconderlo. Guardate la realtà, siate più obiettivi e sopratutto non pubblicate solo quello che vi fa comodo. P.S. Fatevi un giro (non, nella vostra automobile con l'aria condizionata, ma in bici o su un motorino) nella zona dell'IPERCOOP oppure in altre periferie compresa quella adiacente al Garden, c'è solo l'mbarazzo della scelta. Fatemi sapere. Saluti.
Rispondi
pedro pedro
27 Luglio 2009 alle ore 00:00:00
alla faccia del quasrtiere dei Signori!! mamma mia onore a voi resideti
Rispondi
mimmo stragapede
27 Luglio 2009 alle ore 00:00:00
Vanno educati prima gli uomini e poi gli animali.-
Rispondi
giovane stivale
27 Luglio 2009 alle ore 00:00:00
vecchio scarpone puoi andare a vivere anche tu a corato, ah peccato c'è la destra anche lì, non ti resta che l'albania
Rispondi
Rachele Terrassa
27 Luglio 2009 alle ore 00:00:00
Le leggi che vietano questi scempi che le hanno fatte a fare? Molte volte chi si candida a rappresentare i cittadini è il primo che le elude, come si può prevedere che faccia qualcosa per noi? I problemi di questa città si risolvono anche scartando i candidati impresentabili ogni qual volta che si presenta l'accasione. I luoghi comuni.... si è sempre fatto..... allora non si deve più fare.... . Se si vuole davvero cambiare la città, si deve cambiare anche il modo di ragionare delle persone e di tollerare la maleducazione dei politici e il degrado. Vogliamo cambiare la città, che migliori, ma per riuscirci lo dobbiamo volere tutti..... .
Rispondi
randagio dog
27 Luglio 2009 alle ore 00:00:00
4 CANI PER STRADA; IL PRIMO E' UN CANE DA GUERRA E NELLA BOCCA OSSA NON HA E NEMMENO VIOLENZA..................! CHE SCHIFO. MI VIENE DA VOMITARE A PENSARE MOLFETTA COSI' IGNORANTE.
Rispondi
Stinco disanto
27 Luglio 2009 alle ore 00:00:00
Ma di cosa vi lamentate andate ad Andria, il sindaco fara' un pulman nei prossimi mesi, prenderemo la citta di andria come modello.Comunque anche noi siamo veramente debosciati, zozzosi ,incivili, porci e vastasi. E poi il porto none' un'opera faraonica quello serve per trasportare la spazzatura che stiamo accumulando nella nostra Molfetta. Alle prossime elezioni vota ancora PDL soddisfatto o rimborsato.
Rispondi
Vecchio Scarpone
27 Luglio 2009 alle ore 00:00:00
Tempi confusi e poco chiari. Basta poco per scoprire lo "sprovveduto" del paese e, forse, anche di "destra". In passato era molto, molto più difficile: chissà, forse eravamo "meno sprovveduti". Bah!!!.
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