Recupero Password
Molfetta, la fabbrica di Nichi presenta il libro “La Svizzera non è un trullo” di Antonio Nebbia Il libro è stato presentato durante la manifestazione “Cicla e ricicla” sul tema della mobilità sostenibile
15 dicembre 2010

MOLFETTA - Il libro “La Svizzera non è un trullo” di Antonio Nebbia è stato presentato alla città a conclusione della manifestazione “Cicla e ricicla: idee ed esperimenti per il vivere sostenibile” organizzata dalla fabbrica di Nichi di Molfetta insieme ad altre realtà operanti sul territorio come Biciliae Fiab, circolo Legambiente "Chico Mendes" Bisceglie, Velo Service Bari, Ciclomurgia, Elaborazioni.org, Altromercato - commercio equo e solidale, Circolo Legambiente Molfetta, Comitato molfettese per i referendum per l'acqua pubblica e Critical Mass Molfetta.
La presentazione, introdotta dal maestro Giovanni Guarino, anche lui putignanese d’adozione come l’autore, si è tenuta nella sala Finocchiaro della fabbrica di San Domenico.
Durante l’incontro, il maestro Guarino, ha sottolineato l’aspetto bizzarro e giocoso del libro, che non si presenta come un noioso manuale per aspiranti viaggiatori a due ruote, ma vuole attraverso il viaggio far esprimere, sentimenti, sensazioni ed emozioni, provate dall’autore, pedalata dopo pedalata verso la Svizzera, luogo natio dello scrittore. La presentazione del libro di Nebbia, un esilarante viaggio in bicicletta dalla Puglia alla Svizzera, inizia con uno stravagante discorso dell’autore che racconta il suo viaggio tappa dopo tappa facendo scorrere le proiezioni degli scatti più significativi del suo itinerario, partendo proprio dalla foto scattata a Molfetta il 30 giugno 2007. Molfetta è stata una delle prime tappe del suo viaggio. Un itinerario che non ha risparmiato al ciclista -scrittore  incontri con personaggi singolari e curiosi come le “tenere e premurose suorine baffute”, come lo stesso autore scrive nel libro, che incontra in un convento di un piccolo paesino. 
Un viaggio, come lui stesso racconta, fatto di incontri a volte bizzarri, a volte inquietanti, ma soprattutto un viaggio, usato come pretesto per parlare di infanzia, di sentimento ma anche di costumi, estremamente diversi tra i due paesi: l’Italia e la Svizzera.
Un viaggio che l’autore decide di compiere in solitudine, unica sua compagna la sua Bianchi Spillo n. 5 che non lo abbandonerà mai, neppure nei luoghi più impervi e sui sentieri più difficili da percorrere.
Un viaggio percorso chilometro per chilometro a contatto con la natura, fino ad arrivare a raggiungere i luoghi d’infanzia in Svizzera , dove l’autore è nato.
Quasi 1.500 chilometri, percorsi da Putignano (città nel barese dove Nebbia vive, ndr)  a Lyss, cittadina elvetica nel cantone di Berna, documentati da foto che immortalano le tappe salienti del suo viaggio.
Tra le tappe immortalate negli scatti oltre a Molfetta, anche Margherita di Savoia, Campomarino, Recanati, e ancora Milano e poi finalmente Lyss.
Un viaggio fatto di vita e di ricordi, soprattutto i ricordi dell’infanzia, l’ospedale in cui è nato, la casa in cui ha vissuto e i posti frequentati nei primi anni di vita, tutto così com’era allora. E poi un’analisi sui costumi e sulle abitudini, diverse e contrastanti tra i due paesi.
La Svizzera con la sua natura incontaminata, le distese di girasoli e di granoturco, il rispetto per le cose altrui e la cultura della pulizia delle strade e dei posti: non una cartaccia, niente cicche di sigaretta buttate qua e là, nulla di tutto questo. Poi il confronto con l’Italia e il paradosso dell’inesistenza in tutto il paese di piste ciclabili. L’autore nel suo viaggio ne incontra solo una vicino Milano, solo per pochi chilometri. Varcato il confine invece trova in Svizzera percorsi ciclabili riservati, insegne che indicano il percorso ciclabile con la possibilità di scegliere l’itinerario preferito.
Niente auto in quei percorsi, solo tanta natura.
Insomma quello che balza agli occhi è la differenza di cultura; in tutto il tragitto italiano l’autore è stato costretto a condividere il ciglio della strada con auto e camion che scorazzavano a gran velocità con il rischio non poco frequente di non arrivare fino alla meta. L’esperienza più terrificante  è stata l’attraversamento di una galleria lunga chilometri nei pressi di Ancona.
Lì era impossibile proseguire il viaggio in bici. Scende, e prosegue a piedi. Dopo alcuni metri si trova in un posto terrificante. Illuminazione arancione – inferno e un rumore assordante con dei topolini di colore chiaro che iniziano a gironzolargli tra i piedi. Non può tornare indietro e prosegue per circa mezz’ora.
Poi “Mi sento come il redivivo che si riprende dal coma” scrive nel libro Nebbia, quando finalmente scorge la luce della bocca di uscita della galleria. Un’esperienza unica, che non compromette minimamente la sua voglia di continuare il viaggio.
Un libro, il primo di Antonio Nebbia, che racconta il viaggio assurdo e divertente di un emigrante di seconda generazione (i genitori originari di Monopoli si trasferirono a Lyss, dove poi lui è nato, ndr) che ritorna dove ha vissuto i primi dieci anni di vita, affrontando in bici il viaggio con 20 kg di bagagli al seguito e in soli 14 giorni, “assaporando la lenta conquista di un luogo, il divenire di una meta” giorno dopo giorno, “con la nuda faccia esposta da sud a nord ad ogni molecola d’aria, che cambia ad ogni metro, costantemente esposto al vento e ai profumi della Patria”.
Autore: Giovanni Angione
Nominativo  
Email  
Messaggio  
Non verranno pubblicati commenti che:
  • Contengono offese di qualunque tipo
  • Sono contrari alle norme imperative dell’ordine pubblico e del buon costume
  • Contengono affermazioni non provate e/o non provabili e pertanto inattendibili
  • Contengono messaggi non pertinenti all’articolo al quale si riferiscono
  • Contengono messaggi pubblicitari
""
Quindici OnLine - Tutti i diritti riservati. Copyright © 1997 - 2025
Editore Associazione Culturale "Via Piazza" - Viale Pio XI, 11/A5 - 70056 Molfetta (BA) - P.IVA 04710470727 - ISSN 2612-758X
powered by PC Planet