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Molfetta, aggredite e derubate in casa due donne anziane da due ragazzi che girano indisturbati
22 settembre 2013

MOLFETTA - La micro criminalità continua ad imperversare a Molfetta, a danno soprattutto dei più deboli. Gli ultimi due episodi sono stati raccontati a “Quindici” da un lettore e riguardano una vicenda accaduta l’altro pomeriggio alle 16.30 in via Trieste. Un ragazzo di circa 16 anni si è introdotto nell’abitazione a piano terra di un’anziana signora e dopo averla aggredita e picchiata, l’ha derubata e poi è fuggito. A far da palo un altro giovane ben vestito, che ha finto di inseguire il complice, ma in realtà è fuggito con lui.

Altra aggressione sempre ad un’anziana era avvenuta qualche giorno prima nella strada parallela a via Trieste: stessi protagonisti, stessa modalità.

Il nostro lettore si chiede: «io abito da quelle parti e sono preoccupato per mia moglie che è malata. Cosa devo fare? Ho paura ad uscire, temo uno scippo, nessuno mi difende. Mi devo rassegnare ad uscire con un coltellaccio da cucina in tasca, per reagire ad una eventuale aggressione, visto che nessuno ci difende?
Il sindaco Paola Natalicchio che si sta tanto impegnando a cambiare questa città e a renderla più vivibile, dopo le negatività degli anni scorsi, deve provvedere a fare qualcosa per garantire la sicurezza, degenerata proprio negli ultimi anni. Noi a Molfetta abbiamo paura, fate qualcosa! Quindici dacci una mano, per favore
».
Si tratta certamente di episodi di microcriminalità, ma non posso essere tollerati sostenendo che, tutto sommato Molfetta è più tranquilla delle città vicine dove avviene di peggio e a Bari si spara tra le gente. Quando la microcriminalità rimane impunita, si rafforza, cresce e poi spara. Dobbiamo arrivare a questa situazione per reagire?
Ci auguriamo che il sindaco Natalicchio raccolga l’invito del nostro lettore e ponga in essere tutte le misure necessarie a garantire maggiore sicurezza ai cittadini.

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Sarebbe giusto dire: viviamo in una società pagana dove la massima aspirazione è divenire “eroe pagano”. L'obiettivo dell'eroe pagano e quello della conquista, della vittoria della distruzione, della rapina. L'esatto opposto dell'”eroe cristiano” ovvero il martire perché, come nella tradizione giudaica, la realizzazione suprema consisteva nel dare la propria vita per Dio o per i propri simili. Il Cristo è stato l'eroe dell'amore, un eroe privo di potere, che non si è servito della forza, che non aspirava al dominio, che non voleva avere alcunché. Il Cristo è stato un eroe dell'essere, del dare, del condividere, qualità che esercitavano una profonda attrazione sui poveri dell'impero romano, ma anche su alcuni ricchi che si sentivano soffocati dal loro stesso egoismo. Gesù faceva appello al cuore della gente, anche se, da un punto di vista intellettuale, era considerato, nella migliore delle ipotesi, ingenuo. E questa credenza nell'eroe dell'amore cattivò centinaia di migliaia di seguaci, molti dei quali mutarono modo di vivere, quando non divennero essi stessi martiri. Per l'eroe pagano, il valore di un uomo andava ricercato nella capacità di cui dava prova di conquistare e detenere il potere, e l'eroe pagano era ben lieto di morire in battaglia nell'ora della vittoria. Le caratteristiche del martire sono l'essere, il dare, il condividere; le caratteristiche dell'eroe, l'avere, lo sfruttare, l'opprimere. La dominazione esercitata dagli uomini sulle donne costituisce il primo atto di conquista e il primo uso della forza a fini di sfruttamento; in tutte le società patriarcali dopo la vittoria degli uomini, questi princìpi sono divenuti il fondamento del carattere maschile. Questa è la società contemporanea nelle sue manifestazioni culturali, politiche e civili, anche se mascherate da false e accattivanti moine di “cultura falsamente moderna”.
“Necessitiamo di un profondo mutamento dell'essere umano” (E. F. Schumacher) – il nostro attuale ordinamento sociale fa di noi altrettanti malati, e che ci stiamo dirigendo verso una catastrofe economica a meno di non operare una drastica trasformazione del nostro sistema sociale. La necessità di mutamento dell'uomo non costituisce soltanto un'esigenza etica e religiosa, ma è anche la condizione per la mera sopravvivenza della specie umana. Il vivere bene non rappresenta ormai più da un pezzo la soddisfazione semplicemente di un'esigenza di carattere etico o religioso: per la prima volta nella storia, “ la sopravvivenza fisica della specie umana dipende dalla radicale trasformazione del cuore umano.” Una trasformazione del “cuore umano” è possibile solo a patto che si verificano mutamenti economici e sociali di drastica entità, tali da offrire al cuore umano l'occasione per mutare e il coraggio e l'ampiezza di prospettive necessari per farlo. Nessun seri sforzo viene intrapreso per scansare quello che sembra un decreto senza appello del destino. Mentre a livello personale nessuno, e meno che non sia un pazzo, può rimanere indifferente testimone di una minaccia all'esistenza di tutti noi. Un'altra spiegazione è che l'egoismo generato dal “sistema” induce i leaders ad apprezzare di più il successo personale che non la responsabilità sociale. Non ci meravigliamo più di vedere uomini politici e dirigenti economici formulare decisioni che a prima vista sono a loro esclusivo vantaggio, ma che risultano insieme dannose e pericolose per la comunità. Se l'egoismo è uno dei pilastri dell'etica pratica del giorno d'oggi, perché costoro dovrebbero comportarsi diversamente? Ignoriamo che l'AVIDITA' – al pari della SOTTOMISSIONE – rimbecillisce gli individui, rendendoli incapaci persino di perseguire i loro interessi, come a esempio la preservazione delle loro esistenze e delle vite di mogli e figli. Un totale decadimento del nostro istinto di sopravvivenza. La fantasia umana non sarà in grado di dar corpo a nuove e realistiche alternative? Assisteremo tutti passivamente, “egoisticamente” alla lenta distruzione di tutti noi? AVERE O ESSERE? (Erich Fromm)




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