MOLFETTA - Nasce ufficialmente il 19 dicembre 2011. «MoDem – Movimento Donne e minori» è un’associazione culturale, no profit, scaturita dall’incontro su un social network costituito da un gruppo di donne, in cui erano presenti per la maggior parte vittime e/o ex vittime di violenza. Conosciutesi casualmente, dopo aver confrontato le proprie esperienze di vita, alcune hanno deciso di mettere a frutto anche il proprio bagaglio professionale creando tra loro, sin da subito, un forte sodalizio.
L’associazione nasce dapprima attraverso l’opera dei soci fondatori, Marzia Schenetti (presidente ed ex vittima), Domizia Galli (tesoriere), Antonella Labianca (vicepresidente) e Roberta Bruzzone (segretario e consigliere), cui si è aggiunta nel mese di marzo Paola Corsignano Carrieri (consigliere).
Il loro unico obiettivo è quello di unirsi nella lotta alla violenza nei confronti di donne e minori per la divulgazione di un nuovo modo di fare informazione socio-culturale sul tema della violenza, dello stalking e del femminicidio, temi che stanno diventando vera e propria piaga sociale.
L’esperienza diretta di ex vittime unite al pugno saldo di figure di spessore umano e professionale sono le caratteristiche imprescindibili e fondamentali della neonata associazione. L’intento principale del MoDem è creare una ramificazione su tutto il territorio sulla base di un gruppo di sostegno reciproco (auto-aiuto) chiamato «Rete antiviolenza» presente sul social network Facebook. Infatti proprio per questo motivo si cerca la massima collaborazione dei centri antiviolenza e di tutti quegli enti e associazioni che si occupano delle violenze su donne e minori al fine di poter dare sempre informazioni tempestive e adeguate.
Tra i progetti principali, oltre all’organizzazione di dibattiti aperti al pubblico con dialogo e confronto diretto attraverso le testimonianze di donne che sono uscite dalla violenza, l’associazione MoDem, in collaborazione con la Casa Editrice Il Ciliegio, ha già lanciato il progetto «Tu racconti, io scrivo»: la possibilità per le donne ex vittime di violenza di poter raccontare e pubblicare la propria storia.
L’associazione ha creato un sito ufficiale in cui confluiscono tutte le notizie riguardanti i vari convegni e gli eventi organizzati dal MoDem, ma anche il luogo più idoneo per reperire tutte le informazioni necessarie a creare una rete con le associazioni antiviolenza aventi sede in tutta Italia (https://modemmovimentodonneeminori.wordpress.com/).
«L’obiettivo determinante della nostra associazione è quello di dar voce a chi subisce, in tempi e nei tempi che possano permettere non solo la sopravvivenza ma soprattutto la ricostruzione della propria autostima e di conseguenza la dignità - sostiene la presidente Schenetti -. Il motto, infatti, dell’associazione Modem è “ex vittime per sempre”».
Insomma, si è o si potrebbe essere “vittima” per il caso della vita. Uscire da questo stato, però, non sempre è determinato dalla sola forza della persona, ma dall’intero sistema, da quello giuridico a quello assistenziale, che devono permettere alla stessa vittima di tornare a una esistenza normale e recuperare la sua dignità e il suo essere individuo.
Troppo spesso, per non dire quasi sempre, per molto tempo la donna resta sola e indifesa, obbligata a sostenere situazioni e vivere stati d’animo insostenibili anche per un essere umano. Spesso accade che le donne vittime di violenza siano costrette a vivere senza mezzi di protezione adeguata, ad abbandonare tutto ciò che appartiene al proprio vissuto e al proprio passato, a convivere quotidianamente con la paura e con il senso frustrante della non - giustizia, sole anche contro le stesse persone dalle quali reclamano la giustizia che spetta loro.
Anche quando nel migliore dei casi si arriva ad arrestare i soggetti che hanno fatto loro del male, poi arrestati e processati, queste donne devono subire l’umiliazione di vivere l’ambiente delle aule giudiziarie, degli interrogatori a volte senza scrupoli, di una certa categoria di avvocati, circostanze tutte che aumentano lo stato di isolamento, di frustrazione e di mortificazione in cui già vivono da tempo, procurando quasi la mortificazione del continuo obbligo alla giustificazione e di conseguenza l’innesto dei sensi di colpa.
Non è da molto tempo che si è iniziato a parlare di questi temi delicati e lo si comincia a fare anche tramite i mass media e nelle trasmissioni televisive. Purtroppo, oggi anche i format che sono utilizzati sono spesso a solo scopo di audience, così che la vittima finisce per essere strumentalizzata al solo scopo di fare spettacolarizzazione. In realtà, più che mettere a nudo le loro fragilità o tentare di scandagliare le loro esistenze fin nel profondo delle loro anime, queste donne sono rese ancor più inermi per la spettacolarizzazione della violenza, mentre sarebbe sufficiente lasciar parlare le vittime, saperle ascoltare e volerle ascoltare, dando le giuste risposte che rappresenterebbero una loro possibile rinascita.
Per questo MoDem intende mettersi a disposizione per dare voce a chiunque voglia essere ascoltato, rivendicando la propria identificazione sociale e mettendosi in prima linea per sostenere quanto spetta di diritto a chi ha subito una violenza. Tutto ciò sembra ovvio e banale, ma purtroppo non lo è: ciò che si chiede è il riconoscimento all’esterno della riconquistata normalità di persona e il riappropriarsi della propria identità come essere umano.
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