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Migro coinvolta in una maxi-truffa sull'Iva per 230 milioni di euro
15 luglio 2005

Oltre 800 militari della Guardia di Finanza sono stati impiegati in tutto il territorio nazionale (Puglia, Campania, Lazio, Lombardia, Piemonte, Veneto, Toscana, Sicilia, Emilia Romagna), in un'operazione scaturita da indagini del Nucleo regionale polizia tributaria della Guardia di Finanza di Bari, per presunti reati fiscali da parte della “Ingross Levante Spa” di Molfetta (zona industriale), più nota come “Migro cash & carry”, attiva in tutta Italia attraverso una rete complessiva di 11 centri di distribuzione di beni food e no-food. I militari hanno eseguito 48 ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip del tribunale di Trani Roberto Oliveri Del Castillo su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica Giuseppe Maralfa: 27 degli indagati sono stati rinchiusi nelle carceri di Trani, Napoli, Bari, Brindisi, Lecce e Taranto e 21 sono detenuti agli arresti domiciliari. Nelle indagini sono complessivamente coinvolte 265 persone, tutte indagate per i reati di associazione per delinquere finalizzata all'emissione di fatture false, alla frode fiscale e all'evasione dell'Iva intracomunitaria. Sono state anche compiute nei giorni successivi oltre 160 perquisizioni locali e domiciliari nei confronti, tra l'altro di società e imprese operanti nel settore della distribuzione di prodotti e nei trasporti internazionali su strada. Nell'operazione sarebbero coinvolte oltre 100 aziende. Tra i soggetti destinatari delle ordinanze di custodia cautelare in carcere figurano gli esponenti della compagine amministrativa e direttiva della Migro, Oronzo Antonio Maria Amato (meglio conosciuto come Renzo), di 47 anni, amministratore unico della “Ingross Levante” e Marco Amato, di 29, entrambi di Molfetta e Rita Scibilia, di 38, di Bari (i tre sono stati scarcerati dopo un paio di giorni di reclusione a Trani). Il Gip del Tribunale di Trani, Roberto Oliveri del Castello, dopo averli interrogati per lunghe ore, ha ritenuto che non ci fossero più le esigenze di trattenerli in carcere per evitare fughe o inquinamento delle prove, avendo già la Guardia di Finanza, nelle sue numerose perquisizioni, raccolto tutta la documentazione necessaria a valutare i termini e le modalità del reato, documenti che saranno vagliati accuratamente nei prossimi giorni per risalire agli eventuali responsabili della frode fiscale. I tre dirigenti della “Migro” si sono difesi sostenendo di non essere a conoscenza della truffa in quanto credevano che le società a cui spedivano la merce, fossero tutte in regola. In pratica, secondo la difesa, i responsabili della “Migro” non sapevano dove finiva la merce, perché i trasporti sarebbero stati curati da altre persone. Secondo gli inquirenti, uno dei cervelli dell'organizzazione sarebbe stato il napoletano Vincenzo Della Torre, di 35 anni, non trovato all'arresto al momento del blitz della Finanza e che si è costituito un paio di giorni dopo il blitz della Finanza. L'arresto di Renzo Amato, inoltre, aveva bloccato il pagamento degli stipendi dei circa 300 dipendenti della “Migro” sparsi in tutt'Italia, in quanto, come amministratore unico, era il solo a poter autorizzare tali erogazioni economiche. La sua scarcerazione ha , perciò, permesso la regolare retribuzione dei dipendenti. Intanto l'inchiesta della magistratura e della Finanza continua: i tre dirigenti restano indagati e toccherà ai loro avvocati dimostrare dopo le dichiarazioni verbali, anche con i fatti, la loro estraneità alla maxi-truffa. Il sistema di frode è stato scoperto tramite le articolate indagini svolte da militari del Gruppo Verifiche Speciali del Nucleo Regionale pt Puglia, si basava - secondo gli investigatori - in particolare sul fatto che, per la normativa comunitaria e le disposizioni fiscali nazionali, le cessioni di beni compiute da società italiane a imprese comunitarie consentono la fatturazione senza addebito dell'Iva che, di fatto, deve essere versata nel Paese di destinazione dal cliente comunitario. Attraverso tale meccanismo, la società italiana non è dunque tenuta evidenziare in fattura e a pagare l'Iva perché la merce venduta è destinata ad essere commercializzata fuori dall'Italia. Ma le indagini che hanno tratto origine da una verifica fiscale avviata alla “Migro” nel corso del 2004, avrebbero permesso - secondo la Guardia di Finanza - di accertare che le merci vendute dalla Migro ad imprese comunitarie (per decine di milioni di euro al mese) e quindi cartolarmente destinate fuori dall'Italia (Grecia, Spagna, Francia, Germania e Portogallo), sarebbero finite invece, in nero, sui mercati nazionali, soprattutto in Puglia e in Campania, per opera dei cittadini italiani posti a capo di società europee fantasma. Secondo gli investigatori della Guardia di Finanza (sono state messe sotto controllo per 4 anni circa 40 utenze telefoniche ed è stata effettuata una vasta attività di pedinamento e fermo su strada sull'intero territorio nazionale) e la Procura di Trani, «per effetto di un criminoso accordo di natura commerciale con la Migro (attraverso cui il colosso pugliese di distribuzione cash & carry si è garantito una florida clientela europea fatturando merci senza Iva per importi pari ad oltre 170 milioni di euro, tra il 2000 ed il 2004)», le “società fantasma” avrebbero distribuito, “in nero”, a supermercati, piccole imprese e società italiane, le merci che invece formalmente erano destinate ai mercati ellenici, tedeschi e spagnoli. Sono state 38 le imprese comunitarie fantasma che gli investigatori ritengono di aver scoperto: 18 registrate in Grecia, 11 in Spagna, 5 in Germania, una in Austria, una in Francia, una in Gran Bretagna e una in Portogallo. Esse sono risultate tutte prive di uffici, depositi e magazzini ed intestate a prestanome o a cittadini italiani pluripregiudicati. La notizia degli arresti e della presunta maxi-truffa ha suscitato scalpore a Molfetta dove Renzo Amato è conosciuto per una lunga tradizione familiare nel settore del commercio (il nonno aveva una ferramenta nei primi del Novecento in via Margherita di Savoia e il padre Ilario aveva aperto uno dei primi supermercati, “Emporio” dell'epoca nella centralissima Corso Umberto). Poi il figlio Renzo, dimostrando un grande spirito imprenditoriale, aveva continuato e ingrandito l'attività, realizzando uno dei primi Discount con prodotti non di marca, che permettevano un buon risparmio ai consumatori e poi investendo fino a realizzare la “Migro”, con 11 centri di distribuzione in tutt'Italia e circa 300 dipendenti.
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