Lillino Drago, della sua candidatura a sindaco si è parlato sin dall’estate 2021 ma l’ufficialità è arrivata solo a fine marzo 2022. Perché è trascorso tutto questo tempo? «È vero, subito dopo l’estate scorsa, all’indomani dello scandalo giudiziario che ha portato all’arresto di alcuni amministratori locali, scoperchiando un vorticoso giro di mazzette in Comune che ora spetterà alla magistratura accertare, ero stato sollecitato da una vasta area di cittadini, realtà politiche locali e associazioni di base della nostra città affinché assumessi un ruolo attivo nello scenario politico molfettese, diventando candidato sindaco. Ci sono state diverse interlocuzioni in tal senso ma la mia principale preoccupazione era quella di non condizionare la costruzione di una ampia coalizione riformista, democratica e progressista che potesse innanzitutto condividere una base progettuale e programmatica forte e innovativa per il rilancio della città. Prima doveva venire il progetto politico e solo dopo la scelta della persona che lo potesse interpretare al meglio. Quando queste condizioni si sono realizzate con la coalizione composta dalle forze civiche e politiche che oggi mi sostengono, ho dato la disponibilità a essere candidato sindaco, anche perché avevo già lasciato la magistratura dal 2018 e quindi non c’era alcun impedimento». In molti dicono che la sua candidatura è stata imposta da Bari e, in particolare, dal Presidente della Regione Michele Emiliano. «Con Michele Emiliano mi legano da tempo sentimenti di stima reciproca e di amicizia, e questo non rappresenta un mistero per nessuno. In ruoli ben diversi da quelli che rivestiamo oggi, negli anni ‘90, siamo stati gli artefici di una svolta storica per la città di Molfetta, dal momento che lui, da pubblico ministero, ha condotto le indagini che hanno sgominato una ramificata organizzazione criminale che gestiva lo spaccio di droga a Molfetta, e io sono stato il Presidente del Collegio Giudicante che ha materialmente scritto la sentenza “Reset” con cui è stata liberata questa città dal giogo che l’attanagliava. Ma al di là di questo, io sono il candidato di una vasta area democratica, progressista, riformista e ambientalista, che di sicuro non si farebbe imporre un candidato da nessuno, neanche da Michele Emiliano. Io sono Lillino Drago e rispondo in prima persona, assieme ai partiti e ai movimenti della mia coalizione, delle scelte politiche che stiamo compiendo. I cittadini hanno già votato per il Presidente della Regione due anni fa, ora devono scegliere il sindaco di Molfetta ed Emiliano non è candidato». Parliamo di programmi. Su cosa si basa la sua idea di città? «Mi sembra evidente che a Molfetta occorra voltare pagina. Girando per le strade di questa città e incontrando tanti cittadini in queste settimane, emerge con chiarezza un desiderio forte e reale di cambiamento rispetto alla situazione attuale. E questo cambiamento deve partire innanzitutto dal miglioramento della qualità della vita e della vivibilità nei nostri quartieri. Dal centro alle periferie, Molfetta è sporca, trasandata, sciatta, piena di deiezioni canine o di rifiuti lasciati ovunque e a tutte le ore. I parchi e le villette della città sono abbandonati, le aree giochi vandalizzate, le erbacce infestanti raggiungono in alcune aree della città un’altezza spaventosa, rendendo impraticabili i marciapiedi. Ecco, occorre ripartire da qui: restituire decoro e dignità alla nostra città. In questi anni si è parlato tanto di opere pubbliche faraoniche, rimaste poi solo sulla carta (penso per esempio al nuovo mega teatro nella zona 167 di cui non si sa più nulla, se non che su quel progetto si sono concentrate le attenzioni degli inquirenti che indagano su alcuni appalti della nostra città) e non ci si è occupati di manutenzioni ordinarie, cura della città, pulizia e lavaggio delle strade. Possibile che le strade di Molfetta, in centro e in periferia, non vengano lavate praticamente mai e bisogna solo sperare nella pioggia? Tutto questo incide sulla qualità della vita dei cittadini che vogliono vivere in una città ordinata, pulita e che offra servizi adeguati ai bambini, alle famiglie, o a chi è costretto a spostarsi con la macchina e affronta ogni giorno la drammatica carenza di parcheggi. Ecco io immagino una città vivibile, a misura di cittadino». E da dove si può cominciare per raggiungere questo obiettivo? «Innanzitutto da un piano straordinario di pulizia e manutenzione della città da mettere in campo nei primi due mesi dal mio insediamento. Un’iniziativa di forte impatto che coinvolga risorse umane e finanziarie adeguate e che restituisca decoro a Molfetta. Poi bisognerà passare a una nuova modalità ordinaria di riqualificazione, cura e manutenzione degli spazi pubblici e delle aree verde, coinvolgendo direttamente i cittadini, le associazioni di categoria, i commercianti, i comitati di quartiere che possono svolgere un ruolo fondamentale ‘‘adottando’’ piazze, strade, vie, aiuole, in una logica di sussidiarietà orizzontale e cioè di stretta collaborazione tra l’ente pubblico e i cittadini, singoli o associati». Ma non crede che il degrado che ci circonda sia anche responsabilità dell’inciviltà dei cittadini? «Guardi, io non penso affatto che i cittadini di Molfetta siano più sporcaccioni di quelli di Bisceglie, Giovinazzo, Trani, Ruvo o delle altre città vicine. Eppure a pochi chilometri da qui, pur essendoci tanti problemi, la situazione non è assolutamente paragonabile a Molfetta. Il problema quindi non sono i molfettesi ma il messaggio che ai cittadini arriva da chi li amministra. Se la città è sporca e nessuno si occupa di pulirla, i cittadini si sentiranno autorizzati a renderla sempre più sporca, abbandonando rifiuti o cartacce ovunque. E da questo punto di vista mi sembra evidente il fallimento dell’ASM cui spetta la pulizia della città e della Multiservizi cui spettano le manutenzioni ordinarie. Sono due municipalizzate che assorbono ogni anno milioni di euro da parte dei cittadini ma che offrono un servizio che definisco scandalo- so, nonostante l’impegno dei lavoratori che operano in condizioni difficilissime. Eviden- temente c’è un problema nella governance di queste municipalizzate che va ripensata radicalmente per renderle più efficienti». Di cos’altro si occuperà nei primi, sim- bolici, ‘‘cento giorni’’? «Innanzitutto bisognerà rendere il no- stro Comune, davvero, una ‘‘casa di vetro’’ all’insegna della trasparenza e della legali- tà soprattutto nella gestione di gare d’appal- to, affidamenti e incarichi. La storia recente dimostra che in quelle procedure si anni- da il rischio di distorsioni che non sono più tollerabili perché la corruzione dan- neggia e penalizza l’economia sana di que- sta città. In un contesto di legalità tutti gli operatori economici lavorano, crescono e si sviluppano in maniera armonica. Dove si annida la corruzione, lavorano solo ‘‘gli amici’’ e ‘‘gli amici degli amici’’, facendo il deserto attorno. Su questo a Molfetta biso- gnerà cambiare radicalmente registro affin- ché non si ripetano più certi episodi. Ma nei primi cento giorni bisognerà anche met- tere mano con grande determinazione alle tante incompiute che ci lascia questa amministrazione di chiacchieroni inconcludenti: la piscina comunale è stata abbandonata a un degrado totale per cinque anni senza che si sia fatto nulla per riaprirla e restituirla alla città, solo tempo perso e promesse non mantenute e oggi è un detrattore urbano, un elemento di pericolo, sistematicamente vandalizzata; il Parco di Mezzogiorno “Baden Powell’’ continua a essere chiuso ed è diventato solo un pretesto per affidare incarichi da centinaia di migliaia di euro a progettisti, tecnici e imprese, ma anche lì il degrado aumenta e i lavori (che dovevano finire a dicembre 2020) non sono di fatto mai iniziati; il giardino delle Aloe nel cen- tro storico è chiuso e abbandonato; a Piaz- za Cappuccini i lavori sono fermi da mesi e le scuse addotte dall’amministrazione sono semplicemente ridicole; la nuova area mer- catale è rimasta solo sulla carta, i lavori sono partiti e poi si sono interrotti e da anni, or- mai, quell’area è in totale stato di abbando- no. L’elenco è lungo e potrei continuare, ma non credo valga la pena. La verità è che bi- sogna riprendere in mano tutti questi dos- sier e completare queste opere perché la città le aspetta da anni». Poi c’è il Porto. «Certo, c’è il Porto. C’è quello commer- ciale da completare, bandendo una nuo- va gara sulla base delle indicazioni fornite dall’ANAC perché i lavori attualmente in corso sono solo di ‘‘messa in sicurezza’’ e non ne consentiranno certamente l’ope- ratività dal momento che ci sono tantissi- me opere ancora da realizzare, a cominciare dal Centro Servizi. Su questo l’amministra- zione uscente sta solo mistificando la realtà, dicendo che a giugno i lavori per il porto sa- ranno completati. Falsissimo! Ma c’è anche il porto turistico che gli operatori economici della nostra città aspettano da anni. Il nostro porto può vivere e svilupparsi, consentendo la crescita della nostra città, solo nel giusto equilibrio tra porto commerciale, porto turistico e porto peschereccio. Bisogna ripartire da qui e rilanciare la vocazione marinara della nostra città». A proposito di turismo, Molfetta può definirsi realmente una città a vocazione turistica? «La nostra città è stata inserita dalla Re- gione Puglia nell’elenco dei Comuni a vo- cazione prevalentemente turistica ma questo riconoscimento ovviamente sta solo sulla carta. Basta vedere gli altri Comuni a noi vi- cini (Giovinazzo, Bisceglie, Trani, per non parlare di Monopoli o Polignano) quan- ti passi da gigante hanno fatto negli ultimi anni, mentre Molfetta langue nel degrado. La massima rappresentazione del fallimen- to di questa amministrazione sul rilancio tu- ristico della nostra città è lo stato comatoso del Lungomare Colonna che è davvero uno dei più brutti (se non il più brutto) di tut- ta la Puglia. Eppure negli anni scorsi, con l’amministrazione di Paola Natalicchio, fu fatto un concorso di idee europeo per rac- cogliere idee progettuali di rilancio e risiste- mazione di tutto il water front di Levante. Bisogna riprendere quei progetti e rilancia- re il nostro lungomare per farne un fiore all’occhiello dello sviluppo turistico di Mol- fetta, nonostante quegli osceni palazzoni in via di realizzazione accanto alla piscina comunale, due ecomostri a due passi dal mare i cui permessi di costruire sono stati rilasciati durante l’amministrazione di Tommaso Minervini. Ma aumentare i flussi turistici a Molfetta consentirebbe anche di rilanciare il commercio in città che vive una fase di crisi acutissima che non è stata affrontata in modo organico. Purtroppo il centro si sta desertificando a vantaggio della zona in- dustriale e commerciale. Nei week end Mol- fetta si svuota, mentre ai centri commerciali non ci si riesce neanche ad avvicinare per le tante persone che ci vanno. Anche su questo ho idee molto precise: innanzitutto le tasse e le imposte locali che pagano i grandi in- sediamenti commerciali presenti sul nostro territorio dovranno essere indirizzate a so- stenere progetti per il commercio in città. Solo così si potrà riequilibrare questo rap- porto, altrimenti il commercio di prossimi- tà rischia di scomparire». Teme di più l’astensione a sinistra o la concorrenza del candidato di Rifondazio- ne, Giovanni Infante? «Non temo niente. Sto andando in giro e sto raccogliendo tante adesioni e tanto so- stegno rispetto alla nostra proposta politica. La città ha capito che se vuole davvero vol- tare pagina rispetto al passato, l’unica stra- da possibile è sostenere la nostra coalizione. Ogni altra ipotesi è solo finalizzata ad av- vantaggiare il sindaco uscente. Siamo noi l’unica reale alternativa per cambiare davvero le cose a Molfetta