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La mia Sud Africa raccontata a Molfetta dal giornalista Fabio Tavelli
12 dicembre 2010

MOLFETTA - Non semplicemente una serie di figurine da appiccicare su un album, ma una galleria di persone, situazioni, episodi che si imprimono in mente e probabilmente non ti lasciano più. Di certo resteranno fatalmente impressi in Fabio Tavelli, giornalista di Sky Sport 24, che domenica ha presentato a Molfetta al Place Blanc Cafè “La mia Sud Africa”, una sorta di diario della sua esperienza di inviato agli ultimi Mondiali di calcio.
Un diario, specifica l’autore, perché scritto di getto, sull’onda delle emozioni, senza poi rivedere il tutto, senza trasformarlo a posteriori. E così ci sono le pagine che raccontano i rapporti con la gente del posto, i colleghi stranieri, la quotidianità intrisa dell’eccezionalità che solo un evento come il Mondiale può trasmettere.
Sono raccontate le vuvuzela, quelle fastidiose simil trombette che a suon di decibel rischiano di fracassare i timpani, ma che, dice Tavelli, non possono essere ridotte al silenzio. È la cultura dei sudafricani, è un loro marchio di fabbrica, fa tutt’uno con le partite. E allora anche da casa il pubblico deve capire: quello è il Mondiale, quella è la realtà del posto. Le odiate vuvuzela devono fare da sfondo.
Nelle 122 pagine scritte dal giornalista bresciano si vedono i segni tangibili dell’apartheid, si parla dell’uomo che ha cambiato la storia e che, dice Tavelli, “quando lo vedevi ti scatenava delle vibrazioni irresistibili, come se tu stessi partecipando a qualcosa di irripetibile”. È Nelson Mandela, l’uomo della svolta, quello che neanche il carcere di Robben Island è riuscito a piegare. Il nonno dei sudafricani, quello che, bianco o nero, alla fine siamo tutti uguali.
Sono descritte le videofonate fatte a casa per sentire e vedere la famiglia, si parla anche di calcio. C’è spazio per il dialogo immaginario tra Asamoah Gyan e Suarez, l’uno protagonista in negativo del calcio di rigore fallito che avrebbe spinto un continente intero, quello africano, alla conquista del mondo con il suo Ghana; l’altro il furbacchione che, di professione centravanti, ha cambiato la storia con il suo fallo di mano sulla linea di porta.

La mia Sud Africa” (il nome del libro prende spunto da “La mia Africa” di Blixen) è un libro che trasuda umanità, un’umanità che in tv non si scorgeva e che qui diventa protagonista. O meglio, esprime se stessa. Non solo un pallone che rotola, ma un universo che si avvita e si lascia descrivere. Contraddizioni, ma non solo. Balli, feste, un Mondiale visto sottosopra. Dove non c’è spazio per la violenza (almeno negli stadi), non c’è tempo per gli isterismi dopo una sconfitta.
Il Sud Africa di Fabio Tavelli diventa anche nostro dopo la lettura del libro. Le figurine sono ancora sul tavolo, pronte per essere appiccicate. Tutti insieme, in festa: Messi, Xavi, Iniesta, Snejider… Mandela.
 
© Riproduzione riservata
Autore: Pasquale Caputi
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