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L'obbedienza servile della destra molfettese
27 aprile 2010

MOLFETTA - Roma è lontana. Nel dibattito per un nuova destra moderna, democratica, costituzionale alla periferia dell’impero non arriva neanche l’eco. Ci ha provato il solo Armenio, in campagna elettorale, a fare qualche distinguo ma è stato accolto con diffidenza. Al stento ci si può dividere sui candidati, come per altro è avvenuto, ma non sulla concezione del potere. Amoruso, pur sotto accusa per il calo del partito in questi anni, è proprio tra quei senatori che hanno firmato un documento contro Fini. I giovani “lanzillotti” preferiscono tenersi stretta la fiamma missina piuttosto che pensare magari a Fare futuro…
E nel campo degli ex forzisti le cose non è che vadano meglio. A cominciare dal sindaco-senatore. Azzollini è impegnato nella resa dei conti con Fitto. Come? In un congresso? Ma no, nel partito del capo i cittadini devono mettere solo la croce sul simbolo giusto e, se le primarie sono un’eresia, anche il dibattito interno viaggia in altri luoghi. Proprio in quei salotti romani che Azzollini, si è vantato di frequentare nella puntata di Report, ovvero lì dove si raccolgono le briciole del potere che poi si vende al mercato degli enti locali.
E i giovani? Sono cresciuti troppo in fretta alla scuola del padrone, dove la cultura politica è al massimo rappresentata da un numero e le speranze di carriera sono direttamente proporzionali alla quota di fedeltà. Salvo poi scoprire, come alle ultime regionali, che ci sono prima i vecchi amici da sistemare e quindi si può aspettare il prossimo giro. Ma è comprensibile, in un partito padronale funziona così.
E come raccontare lo scontro Fini-Berlusconi agli elettori disorientati? Come uno scontro di potere o meglio come un tentativo mal riuscito di successione della pecora che per un giorno sogna di fare la parte del leone.
Ma il vero problema della destra italiana e molfettese è culturale. Il dopo Berlusconi è aperto e se ancora la frattura tra il capo e la società non si è consumata del tutto è in deterioramento. I consensi sono in calo, il tele incantatore fa sempre più fatica e ha bisogno di sempre più media servili. Il primo ad averlo capito e capitalizzato è stato Bossi, mentre al Sud si sopravvive perché dove non si arriva più con il consenso, si arriva con il denaro.
Mentre il dibattito sul Mezzogiorno si lascia condurre dal più leghista dei pidiellini, il Ministro Tremonti. La politica assente. Come i fondi Fas, che ricordiamo sono fondi per le aree sotto utilizzate, prima ridestinati a rimborsare delle quote latte gli allevatori padani, poi per il terremoto de L’Aquila, ora per l’emergenza nell’edilizia scolastica nazionale. Insomma sono ormai la cassaforte di tutte le emergenze, salvo quelle delle regioni del mezzogiorno che pur avendo predisposto progetti per interventi strutturali, sono uscite da tempo dall’agenda di governo.
Non serve per il riequilibrio il partito del sud, la banca del sud o il ministro del sud…che anzi alimentano illusioni e quel feudalesimo della democrazia in cui il Pdl tiene sotto scacco soprattutto il mezzogiorno con i suoi potentati in salsa berlusconiana.
Per capirci quella che declina il ghe pensi mi nel dialetto locale, non discute dei problemi delle città nelle sedi istituzionali, ha esponenti di governo indagati dalla magistratura, non si cura del doppio incarico, dei conflitti di interesse e del rispetto della legalità. Molfetta non è fuori da questo quadretto.
Piuttosto l’onestà intellettuale di dire che qualcosa in questa destra non va, almeno ora che si è lontani dalle elezioni, sarebbe segno di forza non di debolezza e di crescita democratica per l’Italia e la città.

 
 
Autore: Carlo Gadaleta
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Egregio Enzo Tatulli, il tuo articolo si commemta in compagnia. In compagnia di amici, sparando a destra e a manca, con rancore e invidia, e scagliando tutto quello che sta al di qua....e anche al di là dell'orizzonte stretto nelle sue strane corbellerie, che non pervade tutti quegli ambienti non più frequentati e sempre al buio. Un buio pesto, pesto alla molfettese con pinoli di Procida e "reginette napoletane" della.......(evitiamo pubblicità nascosta, aggiungo solo...dove c'è casa (?), raccomando il pecorino sardo e un buon bicchiere di Cannonau). Scusate questa deviazione culinaria e torniamo a noi. Eravamo rimasti.....Con la vista annebbiata (colpa del Cannonau?)in quali ambienti, poi, vogliamo inoltrarci e scagliarci contro gli stessi che stanno dalla nostra parte? La barricate fabbricate tutto intorno, non ci permettono di vedere ciò che sta dall'altra parte delle stesse. Qui siamo costretti a fermarci e sperare in tempi migliori. Approfondendo le analisi e consultando bene i valori, forse riusciremo a esprimerci con maggiore equilibrio e lasciando agli altri le prolusioni che, non sapendo cavolo voglia dire, sostituisco con le convulsioni (so cosa vuol dire). Capisco benissimo che molti non la penseranno come me, credendosi tutti acculturati, sensibili e imbroglioni, accusandomi di qualunquismo e guerrafondaio. Se qualcuno non ha capito la mia opinione, dopo aver scoperto il significato di "prolusione", sono disposto a riscrivere la mia opinione, onde rendere più chiara la mia posizione, sperando non sia quella ad angolo retto da "giovane imprenditore in cerca di una posizione".-
Egregio dott. Francesco Amoruso, un qualsiasi nostro pensiero e opinione, scritto o orale, è sempre condizionato da una nostra personale presa di posizione, di appartenenza culturale e politica. Quella che non dovrebbe mancare è l'onestà intellettuale, onde evitare scontate preferenze di parte. Anche il suo intervento - a mio parere - è alquanto fazioso, in parte veritiero e di parte. Non può non convenire che, purtroppo, per incapacità, scelleratezza e incompetenza dei suoi praticanti(politici), l'economia ha sovrastato la politica e la stessa politica legifera solo per il profitto incontrollato di economisti definiti d'"assalto", e a volte del malaffare. Vedi la "bolla economica" sopportata solo dalla povera gente, politicamente alla fine e invece forse ancora iniziata, vedi gli avvenimenti di questi giorni, la Grecia e il Portogallo. Poi dopo a chi toccherà? La politica è diventata lo scudo dell'economia del "profitto a tutti i costi". E' questo il compito della politica, o altro? Politica e politici atti a legiferare quelli che sono gli indirizzi e gli interessi lobbystici economici. Il bene comune? Il bene comune è diventato il bene nepotistico di quella classe che hanno chiamato "casta". Allora è di tutto questo che dobbiamo indignarci e non solo di chi ha detto "la Puglia è migliore". Brava gente che fa politica con passione la troviamo a destra come a sinistra. Il problema è la dignità, la responsabilità, la vergogna del tradimento, per la conservazione del potere e dei previlegi personali, dimenticando quelli che sono i valori umani della politica, la politica intesa come "fare qualcosa per gli altri". Chi sono gli "altri" per voi politici contemporanei? Perchè fate politica? La politica deve riprendersi quello che è il suo vero compito morale, etico e umano: legiferare non per difendere il potente o i potenti di turno, ma difendere con regole severe e controllate, l'iniquità e le disuguaglianze di una società sempre più ingiusta e disumana.

Egr. Sig. Gadaleta,ho letto con attenzione il suo articolo e anche se lo ritengo in parte fazioso condivido alcuni dei suoi passaggi,ma non quelli di critica univoca nei confronti del centrodestra ed in particolar luogo di quello Molfettese. Quello che Lei ha evidenziato in questo suo articolo è veritiero ma è giusto rivolgere la sua attenzione non solo al centrodestra e nello specifico a quello molfettese ma alla politica in generale. Voglio ricodarLe che il voto di scambio,gli assessori regionali indagati e premiati a senatori, gli imprenditori edili eletti nell'ultimo consiglio regionale, sono delle metastasi all'interno di tutti gli schieramenti politici. Bisognerebbe avere l' onesta intellettuale di dire non che qualcosa in questa destra non va, ma che qualcosa non va in questa politica o meglio in questa società che non si indigna più dinanzi ad una intera amministrazione che viene indagata insieme ai suoi dirigenti, oppure ad un presidente di regione che mentre in campagna elettorale gli arrestano il suo vice-presidente candidamente afferma che "la Puglia è migliore". Bisogna tornare ad indignarsi ed a capire che è giusto essere garantisti ma ancor prima garantire che la magistratura faccia le sue inchieste. Comunque La voglio rassicurare a destra c'è tanta brava gente che fa politica con passione ed onesta e generalizzare rafforza solo il partito più numeroso quello dell'astensionismo. La mia risposta a Lei è anche un invito a fare dei dibattiti pubblici su questi temi fuori dalle campagne elettorali e spero che venga accolto in primo luogo da Lei. Buon Lavoro
Pura fantasia la "nuova destra moderna, democratica, costituzionale. Se così fosse, non sarebbe più la destra: lo specchio per le allodole. Il berlusconismo durerà ancora - secondo un mio parere - per molti anni in avvenire; niente a che fare con il fascismo, è berlusconismo e basta. E' lo specchio in cui si rivedono e riconoscono milioni di italiani: la rivalsa, la rivalutazione degli sconfitti, dei perdenti, ora vincitori a furor di popolo. Il ritratto italiano, o post-italiano più nitido e senza scampo lo offre la televisione, con gli spettatori appiattiti sulle curve dell'audience: è un'Italia demoralizzata, deideolizzata, scristianizzata, un paese da talk show confusionario, in cui il sentimentalismo e la ferocia, le caratteristiche di sempre, vengono proiettate in una dimensione che non è vera e non è falsa, ma sempre più vera del vero. I giovani? Molti sono cresciuti in fretta, altri non sono cresciuti o cresciuti senza capo ne coda. Lo scontro Fini-Berlusconi? Sempre a mio parere una grande sceneggiata da sembrare quasi vero o un colpo di coda di chi, troppo tardi, si rende conto di aver "tradito" una ideologia. La sinistra balbetta, nel timore che questo stato di cose sia la vera autobiografia di un paese e di un popolo, mai diventato popolo. Non è vero come ebbe a dire Irene Pivetti molto prima della sua fase "televisiva", che la Dc ha dato un contributo alla scristianizzazione del paese, accettando la legge sull'aborto, tradendo i principi cui si dichiarava, e scatenando applausi al meeting di Rimini per la sua sortita sui cellini, "popolo in esilio". Lo scrittore cattolico Vittorio Messori, nell'agosto del 1994 in una intervista a "Repubblica" dichiarava: "Se c'è stato un responsabile della scristianizzazione, in Italia, questo è il Cavaliere. Le sue reti sono il simbolo di un'umanità per cui Dio non è neppure un'ipotesi".


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