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L'Hockey Molfetta punta alla A1 tra acquisti e polemiche
11 agosto 2002

MOLFETTA – 11.8.2002 Parte ambiziosa la stagione 2002-2003 dell'Hockey Club Molfetta. Si rincorrono voci di un cambiamento di rotta in seno alla società molfettese: pare che il patron Nunzio Fiorentini si sia finalmente deciso a, come dire, scucire qualche quattrino e ad allestire una rosa che aspiri a qualcosa in più di una stringata quanto sofferta salvezza. La data di inizio della preparazione (8 Luglio) e, soprattutto, gli acquisti di Luigi Lezoche (per lui, scaduto il prestito, è un ritorno a casa), Giovanni Piscitelli e Antonio Turturro fanno pensare ad un tentativo di rilancio dello sport di punta, in questi ultimi anni, a Molfetta. Sarà stata la nostalgia del suo paese per il molfettese Lezoche; sarà stata la contingenza favorevole che vuole il Giovinazzo (squadra da cui provengono Piscitelli e Turturro) in “liquidazione”; il momento è insomma sembrato propizio al Presidente Fiorentini il quale, in sintonia con l'allenatore Michele Poli, ha fatto le cose in grande ed ha allestito un team che si colloca a buon diritto fra quelli in lizza per la promozione in serie A1. Eppure le nobilissime intenzioni di Fiorentini non hanno ricevuto i consensi che quello si attendeva all'interno dello spogliatoio: quando i due attaccanti (Lezoche e Piscitelli) ed il difensore (Turturro) sono stati presentati alla squadra, si sono vissuti istanti di alta tensione a causa dello sfogo di Domenico di Lernia, difensore della vecchia guardia. Dalle parole grosse volate tra questo e Fiorentini non si è passati alle vie di fatto tra i due solo grazie al tempestivo intervento degli altri presenti. La società, a detta di di Lernia, avrebbe dovuto quantomeno ascoltare il parere dei “senatori” prima di procedere agli acquisti: la recriminazione, pretestuosa alquanto, troverebbe in realtà giustificazione nel fatto che nello sfoltire la rosa tra i nomi indicati fra i partenti ci sarebbe, insieme a quelli di De Gennaro ed Agrimi, anche quello dello stesso di Lernia. Lo smacco, doppio, di vedersi costretto ad abbandonare un pubblico che lo ha visto crescere e di vedersi sostituito da due giovinazzesi, in barba alla politica indigena da sempre perseguita dall'Hockey Club, non è andata giù al biancorosso per il quale, a meno di una retromarcia della società e di un allargamento della rosa, si aprirebbero le strade di Giovinazzo e Matera. Ma siccome al peggio non c'è limite l'episodio turbolento avvenuto tra le mura del “Don Sturzo” è, secondo noi, scavalcato, in termini di gravità, dalla presa di posizione della dirigenza molfettese in relazione alla sorte dei giocatori della “Primavera” Ruggiero, Adesso, Farinola, Uva e De Bari. Eccezion fatta per l'ultimo dei cinque, agevolato nel desiderio di cambiare aria (presto sarà ceduto), sembra segnato il destino degli altri quattro: la società non intenderebbe puntare su di loro per il futuro. Un benservito che, comunicato durante la riunione, ha lasciato spiazzati i ragazzi. E, aggiungeremmo, non solo loro. Ma come, una società che sulle giovani leve ha fondato i suoi successi e i suoi lucri vuol gettare a mare le proprie “creature”? Una società che ha esportato, con grande sollievo per le sue casse, i vari “prodotti ” del vivaio Uva (Daniele), Cirilli, Squeo, Mastropierro oggi rinuncia alla politica che l'ha sempre contraddistinta? Si badi alla differenza: una cosa è allestire una compagine di alti livelli attingendo ai serbatoi delle squadre avversarie; altra cosa è rinunciare a coltivare quelli che un domani potrebbero rivelarsi ottimi giocatori e servire alla causa, nonché alle tasche, del Molfetta. Il presente rischia di travolgere il futuro. Se questa fosse la nuova linea dell'Hockey Club si avrà, tra dieci anni, la possibilità di acquistare due o tre buoni giocatori forestieri al prezzo di uno solo, pregiato, nostrano? Eugenio Tatulli
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