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L’epidemia colerica del 1836 a Molfetta
15 febbraio 2021

La finalità di questo articolo è conoscere i rimedi empirici usati, nell’epidemia colerica avvenuta a Molfetta nei mesi di settembre e ottobre 1836, attraverso la richiesta dell’Intendente della Provincia del Molise all’Intendente della Provincia di Bari. Alla richiesta furono allegate le seguenti relazioni dei medici di molfettesi. 1) In risposta di ciocchè elleno desiderano conoscere sul malore che fra noi ha predominato, le facciamo sapere che il morbo che ci ha funestato ne’ mesi di 7bre, ed 8bre corrente anno, e che si appalesò sotto le forme del Cholera, per quanto è a noi sembrato è stato Epidemico. La sua rapida diffussione presso la maggior parte del Popolo, ed in tutti i punti della Città: la sua sparizione istantanea senza il concorso di alcune delle regole sanitarie. L’immunità dei becchini che si addossarono gl’infermi e si appropriarono le spoglie, quelle de’ salassatori, de’ medici, de’ parrochi e degli astanti tutti intrattenutisi per ore, e per giorni presso gl’infermi, non che la grafica sua fenomenologia simile a quella che con circolare de’ 17 8bre 1836 emise il Comitato Sanitario di Bari, sono de’ fatti che non lasciano neppure sospettare la trasmisibilità della causa mortigena. Comune è stata tra noi tutti l’osservazione di una marchiata intolleranza del tubo gastro-enterio agli ordinari rimedi, specialmente agli emetici, ed ai purganti, ed il gran predominio pressato di affesioni elmetiche mesi prima che la Epidemia Cholerica ci assalisse. Attualmente appena si osserva qualche leggiera febbre di accesso. 2) Le anomalie che osservammo nel morbo furono varie, e molte. L’uscita delle parotide in qualche infermo che se si manifestavano nell’emocatarsi riuscivano sempre funeste salutari, poi se nella convalescenza o in qualche giorno prima che va tal periodo insorgeva. L’incuria renale che talvolta si protrasse sino al sesto o al settimo giorno vi ha dei casi in cui non apparve. Il morbo talvolta presentò i caratteri di una malattia piretica indefinibile sotto diverse larve e forme svariate, e talvolta pure oscure sotto l’aspetto di malattia apiretica come l’isteria in donne mai isteriche né vogliamo passare sotto silenzio il caso di un giovinotto di affetto da forte dolore sternale a cui si ulcerarono le gengive, ed in cui quel morbo si larvò poscia sotto l’aspetto di un dolore spasmodico, che prendendo origine dalle vertebre cervicali cingeagli il capo, e la regione frontale. Tali anomalie furono sempre accompagnate dal raffreddamento reale degli estremi, da languore eccessivo, da innapetenza, da particolari sensazioni addominali, da forti borborismi, e da una semi ecclissamento da polsi. 3) Molfetta, che è situata al lido del mare, vien predominata da venti dall’Est, i quali perchè umidi sono nocivi alla pubblica salute. Nelle sue vicinanze ha de’ luoghi coverti di alga marina, la quale nei tempi estivi messa in putrefazione sparge ne’ suoi dintorni de’ nocivi affluvi. Il suo fabbricato non è dei più felici, e vi ha delle case, delle strade che pare impossibili poterle abitare. Mancano quasi presso tutti le fogne, locchè in ogni tempo, sia qualunque la polizia urbana, ha arrecato de’ seri inconvenienti al benessere individuali. Si è aggiunto a tutto ciò una mancanza di primavera, dappoichè alla vernata diremmo, seguì quasi la stagione estiva senzacchè in questa neppure per un ora fosse spirato un favonio ma sempre in tutti i giorni ed in varie ore alternarono i venti dal nord, con quelli dall’est, locchè come in un modo dell’intutto estraordinario siamo stati esposti a delle sensibilissime vicissitudini armosferiche. In questo istesso agosto poi sono state le piogge copiosissime, mentre in altri anni, e in quel mese siamo stati soliti soffrire la siccità mancando l’acqua per i bisogni cittadini. Li tacciamo infine per la rata che anno potuto dare gl’impoderabili tutti tanto per la loro influenza sulla materia organica generale, che sulla irregolare maturazione dei frutti, de’ quali in preferenza ne fa sempre abuso il basso popolo. Tutto ciò senza essere molto larghi in ipotesi a nostro modo di vedere, sono state le cause modificatrici l’organismo animale alla produzione del cholera epidemico. 4) Persuasi intimamente della mancanza reale di un somita contagioso, i medici, i parrochi, e le persone agiate tutte anno al più possibile evitato le perfuserazioni serotine, e matutine e molto fidando ad un regolare regime di vita senza ulteriori particolari precauzioni; non vi è stato esempio che alcuno tra essi si fosse infermato. 5) Tutti i medici sul principio del morbo sposarono il metodo eccitante, erano per le mani le misure oppiate ed anodine, i bagni caldi equali a vapore, le strofinazioni di tintura di succino e i senapismi, dicchè non potendosene applaudire svariarono nel metodo curativo. Quindi sebbene riusciva ben difficile che il professore fosse chiamato ne’ primordi del morbo, pure fu pratica di taluno invocare l’uso di romitori e de’ purganti, associando a questi dopo poche ore quello del laudano e de’ bagni caldi. Altri presero di mira l’acetato di morfina nel frenare l’emeto e contemporaniamente il laudano diluto nel brodo di riso per clistiere per calmare la catarsi, qualunque ci fosse lo stadio del morbo non trascurando da quasi tutti i medici di somministrare de’ decotti compresi sudoriferi come quelli di cammomilla, di fior di tiglio ecc. per promuovere i sudori vescicanti contanto utili nella malattia. Altri poggiò la sua terapia all’olio di mandorle dolci, ed all’acetato di morfina, riti questi però che prima e chi dopo ebbero ricorso alle mignatte, ed alle coppe scarificate messe sulla regione dello stomaco, ed nell’uso di pochi pezzetti di neve internamente data per frenare così l’emesi, e la sensazione dolorifica dello stomaco. Altri finalmente accortisi del danno prodotto dal metodo incitante pensarono che la diatesi fosse di stimolo e quindi in sin dal giorno 21 7bre in tutti i stadi del morbo usarono l’acqua corbata di lauro ceraso alla dose di una dramma e più, la neve a pezzetti e quasi senza interruzione, i clisteri di brodo col nitro o con altro sale. La dose di tali rimedi era massima quando i polsi divenivano quasi aritmici. Senza pur questi fatto moltissimo uso delle coppe scarificate per allegerire il ciugolo precordiale. Negli attacchi leggieri poi è bastato per questi la limonata minerale e l’uso della neve. Tutti i partiti però nell’opposizione de’ sentimenti si applaudono de’ metodi da essi ottenuti. 6) Le prodigiose cure mediche ottenute col salasso generale in Bisceglie e colla corallina in Trani s’ignorano e non si praticono. Conosciamo però per le proprie osservazioni che il salasso generale qui praticato nella sola invasione si è mostrato talvolta utile, in altri periodi poi sempre micidiale. 7) Qui non si è diseccato alcun cadavere, ma sappiamo che molte autopsie si sono eseguite in più luoghi di questa Provincia senza aver quei professori invocato l’uso del cloro, o di qualunque altro mezzo dissecante. 8) Per influenza epidemica la maggior parte dei cittadini ha sofferto incomodi addominali per la maniera di vivere non sono stati nelle forme attaccati dal morbo. Quelli poi che anno fatto uso di una buona igiene, e che imprudentemente si sono esposti all’umido ed alle variazioni atmosferiche, come i villici, i marinai da pesca, e la bassa plebe, la quale ha molto abustato de’ frutti immaturi sono stati colpiti dal malore, il cui numero ascende a cinquecentododici, e dei quali ne sono periti centoquarantuno, vale a dire il quarto circa morti. 9) Il dottor Mastropasqua crede di aver trovato nella pomata stitiata applicata per la via de’ vescicanti denudati di cuticola il vero antidoto del morbo ne’ primi due periodi le sue osservazioni sono state già pubblicate nel giornale del Cav. Magliani nel n. XXIII 1836. Ivi trovansi gli avvertimenti necessari per l’uso di un tal rimedio, sarebbe necessario che nuove osservazioni giungessero di un tanto agente terapeutico. Molfetta 15 Xbre 1836. Seguono le firme di Donato Pappagallo 2 eletto, i notai: Francesco Saverio Pomodoro, Giuseppe Antonio Fornari e il gentiluomo Giacinto Poli e dei dottori: Antonio Gesualdi, Vincenzo Romano, Giuseppe Romano, Sergio Maggialetti, Giuseppe Maggialetti, Ignazio Viesti, Matteo Mastropasqua, Mauro Mastrodonato, Michele Romano e Gaetano Romanelli.

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