L'Ateneo di Bari in rivolta contro la Gelmini
II piano occupato. Per chi volesse partecipare entrare dall’ingresso di Via Nicolai. Queste le parole sul cartellone affi sso su ogni porta di ingresso del secondo piano della Facoltà di Lettere e Filosofi a. Queste le parole lette nei giorni scorsi da decine di studenti quando hanno salito le scale dell’edifi cio barese. E queste parole son bastate a creare disordini e disagi al mondo universitario. Lezioni impossibilitate nel loro svolgimento, esoneri saltati, consegne statini per esami bloccate, disagi a studenti, docenti, dottorandi e personale tutto del secondo piano della Facoltà. In seguito all’Assemblea che ha visto la partecipazione di varie realtà studentesche organizzate e autorganizzante e di studenti non afferenti a nessuna delle suddette realtà, la decisione di occupare il secondo piano pare esser stata approvata senza delle reali rivendicazioni alla mano che pure hanno circolato, in forma scritta, abbondanti nella mattinata, distribuite e rese fruibili agli studenti. Il comunicato è stato fi rmato a nome delle “studentesse e studenti baresi in lotta”, una sigla dietro la quale si racchiudono molteplici interessi e punti di vista. Scopo comune far sentire la propria voce a questo governo, dimostrando la propria opposizione al ddl 1905 (la cosiddetta legge Gelmini), che sembra esser ormai prossima all’approvazione. Circola il riferimento alla data del 14 dicembre quasi come un simbolo di questa protesta. Peccato che non tutti concordino sulla linea da seguire e sul valore da accordare a questa data, per alcuni punto d’arrivo per altri invece semplice spartiacque in una protesta da tenere in piedi anche nei tempi a venire. “Il blocco totale della didattica ha per noi un duplice signifi cato - dice il comunicato - uno legato alla pratica di lotta che non può esser vissuta in maniera blanda e ambigua…l’altro legato al concetto di autoformazione e riappropriazione dei luoghi del sapere; l’Università è il luogo delle conoscenze, è utile renderle accessibili a tutte e a tutti”. Ma questo luogo delle conoscenze, durante la protesta, ha registrato solo un’inaccessibilità alle stesse risorse del sapere. Molti gli studenti in disaccordo con la forma di protesta scelta per far sentire la propria voce, pochi quelli impegnati materialmente in essa. Forse la strada da percorrere deve battere strade diverse da quelle che un tempo hanno dato i loro frutti, ma che attualmente sembrano aver esaurito le loro possibilità di interferire sulla realtà. I tempi cambiano e forse sarebbe opportuno cambiare anche le modalità con cui dare espressione alle proprie idee.