Incapacità e superficialità di chi amministra la città
È facile, in questi giorni, sentire nei bar e nei vari luoghi di incontro, cittadini, in passato, iscritti alla piscina comunale che si lamentano della sua mancata riapertura. In molti, quando incrociano per strada i loro istruttori chiedono spiegazioni e questi, purtroppo, non sapendo cosa rispondere non possono far altro che incassare la loro solidarietà. Abbiamo provato ad intervistare uno dei tanti iscritti, Alina Sanseverino, 26 anni, informatrice scientifica, che frequentava da diversi anni la piscina. Anche quest'anno, come diversi sportivi molfettesi, aveva deciso di iscriversi ai corsi di nuoto organizzati nelle piscine comunali. Ci è riuscita? «Assolutamente no. A fine giugno, alla chiusura dei corsi, con i colleghi di corsia ci eravamo dati appuntamento a settembre per riformare lo stesso gruppo, ma già alcuni istruttori, malinconicamente, ci avevano preannunciato che sarebbe scaduta la convenzione con il Coni e c'era il rischio che la piscina non riaprisse, in quanto ci sarebbe voluto molto tempo per indire l'appalto che individuasse il nuovo gestore». A settembre ha, comunque, provato ad iscriversi? Qualcuno le ha fornito informazioni? «A fine agosto ho provato ad entrare nella struttura, ma ho trovato il cancello chiuso. Gli addetti alle pulizie mi hanno suggerito di ripresentarmi dopo due settimane per avere maggiori informazioni. L'ho fatto, ma questa volta l'ho trovata, completamente, chiusa, al buio e neanche gli addetti alle pulizie». Adesso per praticare lo sport di cui è appassionata cosa ha deciso di fare? «Come molti altri molfettesi, mi sono iscritta alla piscina di Giovinazzo. Non avevo altra scelta, considerando che quella di Ruvo di Puglia è chiusa e quella di Corato e Bari sono molto distanti. Chissà, nulla esclude che tra qualche anno, se la piscina di Molfetta sarà ancora chiusa (ma non è il mio auspicio), andremo alla piscina di Bisceglie che è in fase di realizzazione». La scelta di iscriversi alla piscina della vicina Giovinazzo, quali disagi le sta comportando? «Sicuramente grandi disagi organizzativi, i tempi sono più ristretti ed è difficile conciliarli con il lavoro. Ma anche maggiori costi negli spostamenti, che prima non c'erano, avendo la possibilità di raggiungere la piscina anche a piedi. Certo, io sono abbastanza autonoma, ma immagino le difficoltà che dovranno affrontare i genitori di bambini piccoli o di disabili». Provando a fare un rapido paragone, che differenze ci sono tra le due strutture? «A livello strutturale, senza alcun dubbio, è più piccola. Gli spogliatoi hanno spazi contenuti, le cabine per cambiarsi sono limitate, ci sono problemi di parcheggio e manca quella ampiezza che la piscina di Molfetta aveva anche grazie alla gradinata. A livello di organizzazione nulla è cambiato, anche perché molti istruttori provengono dalla piscina di Molfetta ed è fuori discussione la loro professionalità». Qual è la sua reazione da cittadina e sportiva molfettese? «Da cittadino ritengo che potevano pensarci prima (in riferimento ai lavori di ristrutturazione e alla gara d'appalto per la gestione della piscina, ndr), evitando questo enorme disagio; inoltre ero orgogliosa che la mia città avesse una struttura da far invidia ai cittadini dei paesi vicini, che la frequentavano numerosi. Da sportiva sono molto delusa; in una città in cui mancano spazi pubblici e all'aperto in cui fare sport in modo scuro, dove i parchi sono chiusi (vedi il parco di Mezzoggiorno, mai inaugurato, con percorsi per gli amanti della corsa, ndr) e le piste ciclabili sono un miraggio (eppure sono presenti in tutti i paesi limitrofi), ritenevo che la piscina fosse un'eccezione da tutelare con grande attenzione. Purtroppo, negli ultimi tempi, a Molfetta si pensa sempre in grande: il grande porto commerciale, le due alte torri da costruire nella zona industriale ed anche nello sport ci sono progetti faraonici. Nell'area dove sorge la piscina si parla della cittadella dello sport; geniale idea, ma poi non si è in grado di far funzionare ciò che già esiste. Meglio pensare in piccolo, che è più facile e, di certo, più apprezzato dai cittadini».