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Impianto di compostaggio di Molfetta, pubblicate le motivazioni della sentenza di condanna. Il commento di Legambiente L'associazione ambientalista chiede che venga avviato da parte del Comune di Molfetta un processo di riflessione sulle prospettive dell'impianto e sul ruolo che la nostra città deve svolgere nell'ambito della gestione dei rifiuti
07 marzo 2007

MOLFETTA - Sono state pubblicate le motivazioni della sentenza che ha visto condannati la “Ing. Orfeo Mazzitelli s.p.a.”, gestore dell'impianto di compostaggio del Comune di Molfetta, e Alberto De Flammineis legale rappresentante della stessa. Il circolo locale di Legambiente chiede – con un comunicato che, alla luce della sentenza e di quanto emerso durante il procedimento, che venga avviato da parte del Comune di Molfetta un processo di riflessione sulle prospettive dell'impianto e sul ruolo che la nostra città deve svolgere nell'ambito della gestione dei rifiuti. “La strategia economica di un'impresa non può essere posta al di sopra della legge e scriminare comportamenti illeciti” così si esprime il dott. Lorenzo Gadaleta, Giudice del Tribunale di Trani –Sezione di Molfetta nelle motivazioni della sentenza n. 50/07 depositata il 6.3.2007, che ha visto la “Orfeo Mazzitelli”s.p.a., concessionaria dell'impianto di compostaggio di rifiuti di Molfetta, e il suo legale rappresentate De Flammineis condannati per aver trasformato “quella che avrebbe dovuto essere una lodevole iniziativa imprenditoriale in un attentato all'ambiente e alla salute della collettività”. “Nulla consentiva al De Flammineis di procedere imperterrito lungo la sua strada, nel completo disinteresse per l'ambiente e per la collettività, nonché al di fuori dei confini disegnati dalla normativa ambientale e codicistica” continua il giudice. Eppure, in virtù di una transazione tra il Comune di Molfetta e la ditta Mazzitelli, esiste non solo il rischio che l'impianto per la produzione di compost rimanga nella disponibilità dell'impresa che in questi anni non è riuscita ad effettuare il recupero dei rifiuti per cui sono stati sostenuti ingenti investimenti pubblici, ma che alla stessa venga affidata la realizzazione e gestione anche di un secondo impianto, questa volta di cdr (combustibile da rifiuto) potenzialmente ancora più pericoloso per la salute pubblica. “La sentenza - dichiara Giovanna Grillo, presidente del locale circolo Legambiente costituitosi parte civile e assistito dall'avv. Rosalba Gadaleta - ha fatto chiarezza sulle molteplici deficienze che hanno contraddistinto la pessima gestione dell'impianto. Il giudizio, quanto mai netto, ci vede decisamente soddisfatti, ma, in questi casi, la soddisfazione non basta”. “Non è stato certamente saggio siglare un'ennesima convenzione, senza prima attendere l'esito del processo, pur imminente: sarebbe davvero colpevole, oggi, non tener conto della sentenza emessa a carico del rappresentante dell'impresa, riconsegnando l'impianto, come nulla fosse accaduto, a quella stessa impresa la cui gestione ha determinato le pesantissime disfunzioni, accertate dall'autorità giudiziaria”. “Alla luce di quanto accertato in sede giudiziale, la Legambiente – conclude Massimiliano Piscitelli, coordinatore provinciale dell'associazione – si sta attivando presso la Provincia di Bari, ente preposto al rilascio delle autorizzazioni per la ripresa dell'attività e per l'eventuale ampliamento dell'impianto, affinché sia avviata una seria riflessione su quanto accaduto, per arrivare a ridurre i quantitativi di rifiuti effettivamente conferibili quotidianamente presso l'impianto di compostaggio del Comune di Molfetta, operando così in maniera conforme a quanto stabilito nella pianificazione regionale, che non prevede nel modo più assoluto alcun impianto di cdr nella nostra città”.
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