Non è stato un leghista incallito a firmare l’emendamento alla manovra economica in discussione al Senato che dispone una sospensione fino al 31 dicembre 2010 del pagamento della rata delle multe quote latte per gli allevatori in prevalenza del nord. Ma il senatore che risolve le questioni più difficili “sfoderando un detto pugliese”, così come Il Sole24ore ha recentemente definito Antonio Azzollini.
Ma questa volta il sindaco-senatore-presidente non se l’è proprio sentita di dire il proverbiale “sciatavin”, sfoderato nelle sedute del consiglio comunale, alle lobby degli agricoltori del nord che pure lo meriterebbero. Stando alla stessa Confederazione Italiana Agricoltori, le casse pubbliche si sono fatte carico negli anni di almeno 1,7 miliardi di euro di multe per le quote latte violate dagli allevatori.
Azzollini, ormai vero braccio armato del primo ministro ombra Giulio Tremonti, ha anzi assecondato le loro richieste e presentato un emendamento per rinviare di sei mesi il pagamento delle multe residue. Questo emendamento, oltre alle ire delle opposizioni, ha sollevato quelle del commissario Ue all'Agricoltura Dacian Ciolos, che ha avvertito con una dura lettera di richiamo con la quale annuncia che l'Italia rischia una procedura d'infrazione.
A prendere le distanze questa volta è stato lo stesso ministro dell’agricoltura Giancarlo Galan, che fino a qualche mese è stato per due legislature niente meno che il presidente della regione Veneto, fronte est della Padania.
Dunque Azzollini, da vero politico meridionale, ha ignorato nelle manovra le pur promesse misure a sostegno dei pescatori (nella foto), colpiti dal regolamento Ue sulle nuove reti, e provato a favorire gli allevatori del nord. Questi, incuranti delle regole, ignorano i limiti alla produzione, negoziati Paese per Paese dell’ambito dell’Unione europea, per evitare che il mercato venga invaso da un’offerta troppo abbondante e che la remunerazione degli allevatori crolli e continuano a vendere di più contando sul fatto che non pagheranno alcun extra visto che interverrà a sostenerli lo Stato.
A sostegno di queste corporazioni, pronte a mettere in piazza i trattori, la Lega, che da un lato vuole il federalismo fiscale dall’altro non rinuncia agli aiuti di stato. Azzollini si è prestato dunque a questo ennesimo danno fermato solo dal ministro dell’agricoltura.
Dov’è finito l’uomo di rigore sui conti tanto vantato a Molfetta? Il senatore che ha sempre interpretato il suo ruolo di senatore come ambasciatore della propria terra? Si è liquefatto e piegato agli interessi di un governo che sta rastrellando soldi
punendo le regioni,
incrinando lo stato sociale,
danneggiando i più deboli, rinunciando a colpire le rendite finanziarie e a portare in fondo la lotta all’evasione fiscale.
Dopo oltre un mese di iter in commissione Bilancio di palazzo Madama, la manovra approderà in Aula per il via libera del Senato, con tanto di voto di fiducia. Poi Azzollini potrà rilassarsi e dedicarsi alla sua amata città, se queste sono le premesse c’è da preoccuparsi?!
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