Il “rito” del varo sempre
Con ancora il vetro sgretolato delle vecchie cerimonie sulla banchina, Molfetta ha dato il suo benvenuto alla nuova nata nei cantieri Tattoli: si chiama “Elena”, è in acciaio, ed è il primo peschereccio in questo materiale “made in Molfetta”. Una domenica mattina piena di sole, i curiosi che sbirciano all'ombra del peschereccio blu lucido e splendente, coi fiori sulla prua, in poppa, e la tradizionale bottiglia di spumante che dondola al ritmo del vento invernale. Stretti, tutti intorno, coloro che questa barca l'han costruita pezzo per pezzo, saldatura per saldatura, e che adesso la vedranno prendere il largo; ci sono poi coloro che magari la vivranno in prima persona con le ore di duro lavoro da accumulare, quando il freddo e la fatica prendono forma tra le lamiere adesso ancora verniciate di fresco. Un via vai di visitatori prima del varo: i bambini che salgono incerti la scala laterale e i padri che raccontano come il peschereccio è nato e come col tempo si trasformerà in una casa, amata e odiata allo stesso tempo; si affacciano insieme dall'alto della prua ancora legata alla terra ferma e sorridono alla piccola folla in basso, si dominano mare e terra da lassù. Partono gli applausi e le foto di rito: ecco il sindaco, ecco il sacerdote e le sue parole cariche d'emozione. “Benedico questo peschereccio e gli uomini che lo governeranno”, e già l'emozione corre rapida negli occhi dei presenti perché quello che vedono non è solo acciaio, non è solo un investimento economico, non ci sono solo gli interessi: è l'intraprendenza e la lungimiranza dei cantieri Molfettesi, è nuovo lavoro, è vita. La bottiglia si infrange e una nuvola frizzante si espande rapidamente, si applaude mentre cominciano le manovre: Elena prende la via dell'acqua rapidamente, una nuova “creatura” molfettese è in mare.