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Il restauro della statua di S. Luigi Gonzaga
15 febbraio 2016

Il Rotary Club di Molfetta ha presentato un nuovo service volto a finanziare il restauro conservativo ed estetico dell’antica scultura lignea raffigurante “San Luigi Gonzaga” presente nella Chiesa di San Gennaro a Molfetta. Ad introdurre la serata il presidente, dott. Vincenzo Galantino, che ha rimarcato l’importanza di andare oltre l’aspetto strutturale, contemplando altresì il sentimento insito nell’opera d’arte perché infondo l’arte stessa non è altro che espressione dell’animo di chi l’ha plasma. Dunque una sorta di recupero dell’essenza della produzione artistica da tramandare ai posteri. Un intento nobile quello del Rotary Club di Molfetta che troverà realizzazione pratica nella persona della restauratrice, dott. ssa Tiziana Fantastico che si occuperà di riportare la scultura agli antichi fasti, restituendole autenticità e rinnovato fascino. Una statua, come ha ricordato l’esperta, di grande valore artistico che racchiude la storia del primogenito di Ferrante Gonzaga, primo marchese di Castiglione delle Stiviere e di Marta Tana di Santena. Il rampollo studiò lettere, scienze e filosofia, lesse testi spirituali e relazioni missionarie, pregò e maturò la sua decisione di farsi gesuita e nonostante l’opposizione del padre inizialmente contrario, all’età di 17 anni entrò nel noviziato della Compagnia di Gesù a Roma. Malato da tempo, dovette dedicarsi solo ai casi con nessuna evidenza di contagiosità, ma un giorno, trovato in strada un appestato, se lo caricò in spalla e lo portò in ospedale. Pochi giorni dopo morì, all’età di soli 23 anni. Quella che raffigura San Luigi Gonzaga è dunque un’opera realizzata da Francesco Verzella, artista che seppe restituire dignità alla scultura ottocentesca, osando addentrarsi sino alla metà del XIX secolo nel campo della statuaria lignea napoletana, caratterizzata da un inestricabile connubio tra le prime influenze neoclassiche e il tardo barocco. Dovette però fare i conti con le committenze, che chiedevano prodotti “realistici” da destinare alla pubblica venerazione degli strati sociali più bassi lasciando scarso spazio all’estro inventivo e alla maturazione artistica. Aspetto storiografico a parte, la dott.ssa Fantastico si è poi concentrata sulle criticità dell’opera. In primis – ciò che pare da subito evidente – è l’ossidazione della vernice, ovvero l’alterazione dell’aspetto cromatico della pellicola pittorica tale da renderla lucida. Inoltre – poiché la statua è stata oggetto di atti vandalici ed è stata rifatta grossolanamente – altre sono le problematiche. Ad esempio in corrispondenza dell’attaccatura delle ali degli angeli la vernice appare impolmonita, sono presenti fori sulle parti lignee operati da tarli, si ravvisano parti mancanti e in alcuni punti il colore appare staccato, creando così dei sollevamenti a cresta. Dopo un’attenta analisi dello stato di conservazione dell’opera, l’esperta è passata a delineare ai presenti le fasi dell’intervento utili al restauro, sottolineando come lo stesso restauro non consiste nel rifacimento di un’opera ma nella sua conservazione. È bene infatti preservare gli elementi originali di un’opera d’arte ed impedire che la “materia” si deteriori. Due sono gli step importanti del ripristino: quella conservativa che riguarda le operazioni di disinfestazione e consolidamento dell’opera e quella estetica, fase durante la quale il restauratore non deve “competere” con l’opera d’arte ingannando lo spettatore e restituendo così un falso storico. Durante la prima fase consiste nel preservare l’apparto storico del tempo, ovvero le stuccature e i colori attraverso un procedimento di velinatura. Si procederà poi alla pulitura stratigrafica, operazione molto delicata e che richiede esperienza, perché comporta l’uso di solventi, che – se non usati con la massima attenzione – potrebbero causare dei danni alla pellicola pittorica. In questa fase si procede con piccoli saggi per verificare se l’opera è stata ridipinta oppure se è solo coperta di polvere e sudiciume. A seguire verranno realizzate due siringature a distanza di 15 giorni ciascuna al fine di eliminare gli insetti xilofagi. Per tutta la durata dell’operazione la statua sarà avvolta in fogli di polietilene che la sigilleranno quasi a creare una camera a gas. In ultimo si procederà con il consolidamento, la massellatura e l’assemblaggio, utile a fissare le parti mobili presenti che potrebbero altrimenti staccarsi dalla scultura. La seconda fase è invece utile a completare esteticamente l’apparato scultoreo e si articola nelle fasi della stuccatura, reintegro pittorico con utilizzo di colori ad acqua e verniciatura definitiva. Unico enigma è capire se si debba procedere alla ricostruzione delle parti mancanti non avendo a disposizione fotografie storiche utili ad un ripristino quanto più fedele possibile. I lavori, che verranno eseguiti in una stanza all’interno della Chiesa di San Gennaro, dureranno all’incirca 90 giorni ed ogni passaggio sarà documentato da fotografie utili in ultimo a redigere una dettagliata relazione tecnica alla Soprintendenza dei beni culturali. L’autorizzazione a procedere arriverà in Diocesi tra qualche giorno e decreterà in maniera ufficiale l’inizio del valori. 

Autore: Angelica Vecchio
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