Il paradosso della nostalgia del futuro: Valentino Losito con “E la chiamano estate” al Ghigno di Molfetta
Felice de Sanctis e Valentino Losito
MOLFETTA - I figli del consumo e della fretta, coloro che non conoscono la bellezza del tempo che si ferma per lasciar spazio alla meraviglia e alla semplicità delle piccole cose: proprio loro sono i destinatari a cui si rivolge il consigliere nazionale dell’Ordine dei giornalisti.
Valentino Losito avrebbe voluto che il suo libro di racconti “E la chiamano estate” fosse uno di quei messaggi che, una volta accartocciati e inseriti nelle bottiglie affidate all’oceano, venissero trovati per caso e custoditi da chissà chi, ma non può certo interferire con le dinamiche di un progresso tecnologico esponenziale. È per questo che il giornalista si serve dei dialoghi, ultimo dei quali quello tenutosi presso la libreria “Il Ghigno” di Molfetta con il giornalista Felice de Sanctis, suo collega per tanti anni alla Gazzetta del Mezzogiorno e direttore di “Quindici” e con la prof.ssa Isa de Marco.
«Il solo fatto di esser riuniti a parlare di umanità denota la volontà di prendere una pausa dalla frenesia che ci circonda per ritornare a quei valori di una volta», dichiara Losito.
Un’espressione temporale che sembra essere tanto impercettibile quanto un futuro che invece di promettere minaccia perché a dettar legge è un presente che non lascia respiro. E talvolta neanche sentimenti.
Si cela nostalgia dietro quei racconti di spensieratezza nati in parte dall’ispirazione del legame con suo padre e in parte dalle vicende dell’ “elettronica” estate 2016 alla Gazzetta del Mezzogiorno. Eppure le minuziose descrizioni, da cui traspare l’orgoglio dell’appartenenza al Sud, risultano così caratteristiche da sembrare reali. È Felice de Sanctis a sottolineare questo aspetto, lasciando all’autore la precisazione su come la sua non sia pura nostalgia del passato, ma nostalgia di un futuro che verrà e che probabilmente non troverà più nessuno che si incanti dinanzi ad un tramonto o che si diverta durante una giornata al mare.
Le quattro mura in cui era circoscritta la vita delle generazioni precedenti alle odierne, si sono trasformate in un villaggio globale dove non esistono più le distanze, questo è indubbio, ma chi ha mai detto che i cittadini del mondo non debbano conoscere la poesia e non debbano possederla?
Si potranno considerare superati il biliardino e la “canicola”, si potrà dire addio alla villeggiatura avventuriera per far spazio ad una vacanza accuratamente organizzata, ma non si arriverà mai a dire basta all’uomo, di cui nulla è più mirabile, come ci insegna Sofocle servendosi dell’audacia di Antigone. Chi può privare l’uomo della sua umanità? Non certo la corsa a bruciare tutto, che viene simbolicamente interrotta con un gesto tanto semplice quanto efficace da Raffaella Leone, presidente della casa editrice SECOP, con cui il libro è edito.
La lettura di uno stralcio di un racconto scritto da Losito dimostra che per riportare a galla la tanto amata stagione che chiamano estate, in cui è racchiusa l’essenza della felicità, tutto ciò che occorre è il tempo. Quello che ogni tanto, oltre a regolarci, dovremmo imparare anche a regalarci.
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