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Il Giorno della Memoria per non cancellare gli orrori del nazi-fascismo
15 febbraio 2005

27 gennaio 1945. I russi entrano ad Auschwitz. Il mondo apre gi occhi su una realtà alla quale non vuole credere. Il baratro dell'orrore umano è stato raggiunto. 27 gennaio 2005. Sono passati 60 anni. Il Parlamento europeo ha istituito cinque anni fa la Giornata della Memoria, data simbolica ed emblematica i cui tutti gli Stati, con le loro istituzioni, sono chiamati a riflettere, a ricordare, a soffermarsi su una storia, quella di quasi quattro milioni di ebrei uccisi, oltre zingari, omosessuali, disabili, ancora difficile da spiegare, comprendere e raccontare. Tante le celebrazioni nei vari Paesi e nel luogo del male assoluto; molti i documentari e i film trasmessi, dedicati ad una tragedia di cui non sono ancora chiare le cifre, e che sembra ogni anno arricchirsi di particolari che fanno male alla coscienza civile. Anche la nostra città ha promosso interessanti iniziative che si sono articolate in diversi giorni. Amnesty International- Gruppo 236, Arci-Cavallo di Troia, Casa dei Popoli e Paxchristi, sono state le organizzazioni che hanno dedicato cinque giorni di intensa meditazione sulla Shoah, e non solo, coinvolgendo la cittadinanza e le scuole elementari, medie e superiori. Ed è proprio agli studenti, ai ragazzi delle nuove generazioni che la Comunità affida il compito di perpetrare le testimonianze di chi, "nell'inferno in terra" c'è passato veramente, riuscendo miracolosamente a scampare alla macchina della morte, organizzata dai nazisti. Perché la “lezione” che ci proviene dalla storia non va dimenticata, deve essere un importante ammonimento affinché non si ripeta più, mai più. E' questo il messaggio su cui si sono soffermati numerosi esperti e testimoni intervenuti all'interno dei dibattiti organizzati presso la Fabbrica di San Domenico. Silvia Godelli e Bernardo Ketz, come membri dell'Associazione Figli della Shoah, hanno analizzato davanti ad un pubblico numeroso, seguendo il tema del perché delle atrocità e disumanità degli uomini, il percorso storico che ha portato alla “follia” scatenatasi nella Germania degli anni '30, un periodo che ha posto le condizioni favorevoli affinché Hitler andasse al potere. La storia insieme alla riflessione del peso della memoria, è stata ancora al centro dell'interazione avvenuta tra gli studenti e Hora Aboaf e Cesare Moscati, del Centro di Cultura Ebraica. I racconti sulla deportazione dei loro genitori si sono intrecciati allo “sbigottimento” e alla lucida commozione degli studenti, che hanno il dovere di sapere. Ma la discriminazione, da cui si è sviluppato il germe dell'odio verso gli ebrei, è una sottile lama che si “infiltra” ogni giorno in più parti del mondo e sotto diverse forme e che colpisce donne, bambini, omosessuali, minoranze etniche e religiose, prigionieri politici. E su questo tema è stato proiettato il filmato “Discriminazione, un attacco ai diritti umani”. “Queste giornate sono una buona medicina per consentire alla memoria di rimanere viva”- ha detto Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International. Memoria significa giustizia, significa non arrendersi davanti ai razzismi, in nome della diversità, da sempre una ricchezza per gli uomini. L'arte ha avuto un ruolo principale in questa manifestazione sulla “Giornata della Memoria”, che ha riscosso più successo dello scorso anno. Significativa la Collettiva d'Arte contemporanea, “la Memoria nell'Arte”, la memoria della Shoah attraverso gli occhi e la sensibilità di artisti non solo molfettesi. Il teatro di Francesco Tammacco, con il suo “Carro dei Comici”, ha dato voce attraverso una particolarissima interpretazione, alle testimonianze di due donne, Ambra e Tatiana, sopravissute bambine, all'inferno del lager. Ma la “Fabbrica di San Domenico” è stata luogo di altre pièces teatrali, in cui si sono esibiti Ninni Vernola, eclettico attore, con “Amnesia” e la compagnia “PrimaQuinta” con “Non è sempre bello nascere sotto una stella”. Proiettati, infine al Teatro don Bosco per le scuole, il film “Jacob il bugiardo” per la regia di Peter Kassovitz e il documentario “Gli ebrei a Roma dal 1938 al 1945”. “La collaborazione libera degli attori è stata importante come quella delle voci dei testimoni, per un'iniziativa che non si fermerà qui” - ci dice Pasqua (Casa dei Popoli) - “abbiamo intenzione di dedicare altri spazi e tempi alla riflessione sulla storia” -, perché, appunto, c'è sempre da imparare. Laura Amoruso laura.amoruso@quindici-molfetta.it
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