Il giardino del Seminario Vescovile di Molfetta
Storia dell’area del nuovo parcheggio auto del Comune
Oggi, parcheggiare la propria auto in determinate zone centrali della città, è diventato un vero rompicapo. Una di queste zone centrali, sempre intasata e trafficata, comprende la Villa Comunale e le strade adiacenti. Ultimamente si è molto discusso in città sull’utilizzo, a parcheggio auto, di una parte del giardino del Seminario Vescovile; la suddetta area di conseguenza, il Comune di Molfetta ha preso in comodato e l’ha attrezzata a parcheggio a pagamento. Per la conoscenza della storia dello sviluppo edilizio di questa zona della città, fortemente antropizzato, narriamo le vicende di questo giardino urbano visto che, nella Molfetta moderna, sono quasi rari questi avanzi di terreni coltivati che facevano parte della cintura suburbana fino al XVII sec. Ricordiamo che nel 1540 sorse la Compagnia di Gesù fondata da S. Ignazio di Loyola. Ardenti di apostolato missionario, i Gesuiti si propagarono nelle varie parti del mondo. Il loro modo di evangelizzare, nuovo per quei tempi, fu notevole tanto da suscitare simpatie in seno ai diversi ambienti civili e religiosi locali. Nel febbraio del 1609 moriva in Molfetta l’arciprete don Giovanni Silvestro Maiora o Maggiora, ultimo rampollo di una nobile e antica famiglia molfettese. Fu un fervido ammiratore e sostenitore dell’opera che i Gesuiti andavano svolgendo, perciò destinò loro tutta la sua proprietà affinchè si stabilissero a Molfetta e aprissero un collegio per il bene e l’istruzione religiosa della popolazione. I Gesuiti accolsero e accettarono con favore la cospicua proprietà e si misero subito all’opera per scegliere un luogo dove erigere la loro sede. Allora Molfetta, fuori le mura del borgo antico, aveva un suburbio costellato di alcuni insediamenti monastici, diversi trappeti, osterie, magazzini e un ridotto numero di case palazziate con o senza giardini o orti circostanti. La strada del Borgo era il percorso naturale della strada Napoli-Lecce, quindi era in una posizione ideale per insediarvi in qualche modo un edificio religioso facilmente raggiungibile. A questo pensarono i Gesuiti che conoscevano l’importanza della funzione logistica nell’ubicazione delle loro case religiose. La scelta cadde su una vasta area tra il Borgo, il largo della Porticella e la casa palazziata con terra circostante di proprietà del Maiora situata su Via S. Angelo. L’area prospiciente il largo della Porticella nel 1610 era una proprietà frazionata tra diversi eredi di Riccardo de Noia. Concluso l’acquisto con diversi atti notarili con i de Noia, il primo gennaio del 1611 i Gesuiti collocarono una croce sul luogo della futura chiesa. Man mano che si completava la fabbrica del collegio, i Gesuiti destinavano i diversi locali a sede dell’istruzione catechistica. L’ultimo intervento costruttivo dei Gesuiti fu il completamento della facciata della chiesa, eseguito nel 1744 su progetto dell’arch. Vito Valentino. Il resto del suolo fu adibito a suolo agricolo. Man mano che l’urbanizzazione della città avanzava verso mezzogiorno, i Gesuiti costruirono case su tutta Via S. Angelo, restringendo l’area del fondo in oggetto. Con l’espulsione dei Gesuiti dal Regno di Napoli e, quindi, da Molfetta, avvenuta nel 1767, si resero liberi la chiesa, il Collegio e l’annesso terreno agricolo. Il Vescovo di Molfetta, mons. Celestino Orlandi, in accordo col Capitolo Cattedrale, chiese al re di Napoli, Ferdinando IV, l’assegnazione di tutto il complesso gesuitico, in modo da destinare a chiesa madre quella dei Gesuiti al posto dell’antica cattedrale divenuta troppo angusta. La concessione fu ottenuta con Decreto Reale del 13 dicembre 1774. All’epoca la Reale Azienda di Educazione, succeduta ai Gesuiti, aveva diviso l’intero giardino in tre porzioni diverse, locandolo a tre molfettesi dietro il corrispettivo di 91 ducati. Nel 1788, nell’atto di divisione dei giardini tra la Mensa Vescovile e il Seminario, commissionato all’ing. Giuseppe Gimma, alla Mensa Vescovile furono assegnati i due giardini di maggior estensione, dietro il pagamento alla Regia Corte di un annuo censo di ducati 76. Nel 1804, in occasione di una ennesima locazione, fu fatto l’inventario degli alberi esistenti nel giardino della Mensa Vescovile, diviso in più parti: uno grande e tre piccoli. In quello grande erano piantati: 50 limoni, 10 aranci piccoli, 40 melograni, 11 albicocchi, 1 olivo di pasole, 5 fichi, 132 prugni, 9 peri, 130 alberelli di mandorle da innestare a diversi frutti, 4 percochi, 13 cotogni, 6 meli, 1 di gelsi rossi, 60 pergole di uva sostenute da 36 forche. Nel giardino detto degli agrumi erano piantati: 42 limoni, 45 aranci, 4 prugni, 1 fico grande, 20 melograni, 7 cotogni e 50 pergole di uva sostenute da pilastri di fabbrica e da 15 forche. Nel giardino piccolo vi erano: 13 melograni e 2 fichi. Nell’altro giardino piccolo, che usciva alla Porticella, vi erano: 31 melograni, 8 prugni, 1 pero, 1 fico e 30 pergole sostenute da 36 forche. Il colono poteva anche coltivare la verdura e i legumi, eccetto grano, orzo e avena. Nel 1867 fu rifatta la conta degli alberi ivi esistenti. Il minuzioso elenco degli alberi coltivati fornisce una documentazione storica delle piante esistenti nei giardini urbani. Nel Catasto Murattiano del 1825, il giardino circondato da muri aveva un’estensione di una vigna e mezza in testa alla Mensa Vescovile; esso ricadeva nella Sezione A, al n. 411. Nel Catasto Terreni di Molfetta del 1930 ricadeva nel Foglio 55, particella 57, come seminativo arborato, in testa alla Mensa Vescovile; era situato a Piazza Garibaldi. I Vescovi pro tempore, succeduti in epoche successive, vendettero a privati parte del giardino prospiciente Via Vittorio Emmanuele I e la Villa Comunale per cui nel tempo l’estensione si è ridotta; oggi il giardino ha un solo varco verso la Villa Comunale. Con l’evolversi dei tempi, parte del giardino fu poi utilizzato come campo di calcio e altro. Con la realizzazione del nuovo parcheggio sull’area del campo di calcio, il 31 dicembre 2019, alla presenza del Vescovo mons. Domenico Cornacchia e del Sindaco Tommaso Minervini, si è inaugurato e aperto il parcheggio pubblico a pagamento comprendente 62 posti auto. © Riproduzione riservata