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Il comandante Leotta: il porto, risorsa importante per la città; serve più spazio per il diporto
15 novembre 2005

A circa due mesi dal suo arrivo il Comandante del Compartimento marittimo di Molfetta, che va da Giovinazzo a Barletta, il Capitano di Fregata Luigi Leotta, ci racconta delle primissime impressioni sulla nostra città e dei suoi propositi futuri. Leotta, che ha sostituito il Comandante Massimo Gasparini, racconta a “Quindici” di aver trovato a Molfetta, appena insediatosi al vertice della Capitaneria e della Guardia costiera, “gente cordiale, operativa e propositiva con la quale avviare un rapporto di collaborazione per la salvaguardia del prezioso patrimonio marittimo molfettese”. La nostra città si colloca, infatti, al terzo posto nella classifica delle marinerie italiane, dopo San Benedetto del Tronto e Mazara del Vallo, e accoglie moltissimi marinai provvisti del titolo professionale del marittimo che, secondo normativa internazionale, permette di imbarcarsi in quasi tutto il mondo. Per non parlare del nostro mercato ittico, uno dei più importanti di tutto l'Adriatico. Ed è proprio per la tutela di questa risorsa che il nuovo Piano Regolatore Portuale, dopo una lunga gestazione e un complesso iter burocratico, ha subito alcune modifiche in base ad un decreto ministeriale per la salvaguardia dell'ambiente. Quando la Regione avrà definitivamente approvato il decreto, potranno cominciare i lavori di dragaggio (bonifica di ordigni bellici) e di carotaggio (prelievo di materiale terreno dal sottosuolo per analisi chimiche) da parte delle ditte Subtecno e Lucatelli, incaricate dal Comune di Molfetta. Accanto a queste operazioni di recupero del territorio “sarebbe necessario” - afferma Leotta - “ un ridimensionamento della cantieristica tradizionale in favore di uno sviluppo diportistico”. Infatti, in seguito all'impoverimento del Mediterraneo e allo sforzo di pesca che ne consegue, lo sviluppo in senso turistico dell'attività nautica si propone come l'unico futuro possibile. Secondo l'esperienza del comandante, il porto molfettese dovrebbe guardare all'esempio dei superaffollati porti del Nord Italia, laddove un miglior tenore di vita permette alla gente di indirizzare il proprio tempo libero verso il mare. Questo nuovo genere di utenza del mare va promossa e salvaguardata al fine di garantire uno sviluppo nautico sempre maggiore, anche negli anni a venire. Di qui la necessità di creare nuovi posti ormeggio di cui Molfetta è carente. Ma queste non sono le uniche esigenze della nostra Capitaneria: Leotta evidenzia la necessità di una nuova struttura logistica e di spazi più grandi. Per questo motivo, appena arrivato, il Comandante ha dislocato alcuni uffici presso le strutture utilizzate in precedenza per la leva militare (ora abolita), il tutto senza penalizzare troppo gli utenti del mare. Gli uffici sono sempre in contatto in tempo reale attraverso un collegamento interattivo previsto nell'ambito della R.U.P.A. (rete urbana pubblica amministrazione). Inoltre, sottolinea Leotta, sarebbe molto importante che il porto di Barletta, più o meno al centro fra Bari e Manfredonia, fosse provvisto di una motovedetta di classe 800, la stessa che possiedono già i due poli marittimi sopra citati. Attualmente Molfetta, Barletta e Trani possiedono ognuna una motovedetta di classe 2000, che non sono però del tutto adatte a interventi di sicurezza della navigazione di cui la Guardi costiera si occupa. Anche il personale, composto da 48 persone, non è molto numeroso e andrebbe accresciuto. Al suo interno presenti anche due donne: la guardiamarina Chiara Lobaccaro e il sottotenente di vascello Palmira Marzo. “Attualmente – ci racconta il Comandante - si registra una lieve carenza di personale, soprattutto sulle navi mercantili e sui pescherecci. Sempre meno giovani, infatti, intraprendono questo mestiere che comporta non pochi sacrifici portando i marinai lontano dalle loro case e famiglie anche per tempi prolungati”. Eppure Leotta non manca di sottolineare che, nonostante tutto, Molfetta conta un buon numero di marinai professionisti che portano avanti una tradizione dalle origini molto antiche e, a questo proposito, ci riferisce di una vecchia usanza molfettese di cui è venuto a conoscenza in questi pochi giorni di soggiorno: sembra che fino a non molti anni fa per trovare fidanzata bisognasse saper nuotare e vogare, perché entrambe queste capacità costituiscono i primi requisiti che un marinaio deve possedere e proprio fino a qualche anno fa i marinai erano quelli che potevano più facilmente trovare lavoro. Vero è che l'evolversi della società trasforma alcuni costumi senza però necessariamente cancellarli ed è necessario che la nostra città faccia di queste antiche tradizioni un motivo di orgoglio e soprattutto una risorsa per il nostro futuro che di sicuro ha nel mare il suo orizzonte più bello. Giovanna Bellifemine
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